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Nevica, l’appello dei riders: “Stasera non ordinate a domicilio”

Le piattaforme non sospendono il servizio, il Comune non emana ordinanze. E non è l’unico pericolo, negli scorsi giorni un ciclofattorino investito da un bus Tper: “Guidati in maniera sconsiderata”. A Làbas aperta ciclofficina ad hoc.

01 Marzo 2018 - 19:44

“State al nostro fianco, evitate di ordinare almeno per stasera”. E’ l’appello diffuso in questa giornata di neve da Riders Union: “Ancora una volta una forte nevicata, assolutamente prevista ha colpito Bologna rendendo inagibili e pericolose le strade, tanto che il Comune ha predisposto la chiusura delle scuole e sconsigliato fortemente l’uso della bicicletta”. Tuttavia, “di fronte a una situazione meteorologica che non permette affatto lo svolgimento in sicurezza del nostro lavoro le piattaforme ancora una volta non hanno predisposto la chiusura del servizio. Se da una parte c’è la volontà di non fermarsi davanti a niente, magari sperando che col maltempo aumentino gli ordini a domicilio, dall’altra è chiaro che molte piattaforme stanno approfittando della situazione per dimostrare ciò che più interessa, ovvero che loro non sono, e quindi non devono comportarsi, come datori di lavoro. Scaricano la decisione sul singolo rider, magari allettandoci con bonus che eludono il problema della sicurezza. Ma il diritto alla sicurezza e alla salute non è né negoziabile né monetizzabile”. Ma se le piattaforme non sospendono il servizio “chiediamo con forza che l’amministrazione faccia la sua parte, emanando un’ordinanza urgente che tuteli i nostri diritti e la nostra sicurezza”.

E il Comune che fa? L’assessore al Lavoro si desta dal torpore e scrive sulla sua pagina Facebook: “Per evitare che aumentino i rischi per i lavoratori che usano la bicicletta, specialmente per le consegne a domicilio, si raccomanda ai cittadini di non utilizzare, nella persistenza di questo fenomeno atmosferico di carattere eccezionale, l’uso dei sistemi di delivery food”.  Sull’ordinanza, però, tutto tace, e intanto è ora di cena.

Ma non c’è solo la neve a rendere pericoloso il lavoro dei ciclofattorini: “Un collega di Deliveroo – raccontano sui social network – durante il servizio, è stato urtato da un autobus (dell’azienda Tper) che sopraggiungeva ad alta velocità dietro di lui, in via Irnerio. E’ caduto sull’asfalto con l’autobus che gli sfrecciava accanto sfiorandolo con le ruote. Per fortuna Mario (non è il suo vero nome) se l’è cavata con una notte in ospedale, contusioni ed escoriazioni per iniziali cinque giorni di prognosi, mentre la bici (di sua proprietà) è praticamente distrutta”.

Si dimostra così “come in una città dove mancano le infrastrutture per circolare sicuri in bicicletta il rischio sia sempre alto- continua il post- soprattutto quando noi ciclisti ci troviamo a dover condividere le corsie con i bus, sempre più spesso guidati in maniera sconsiderata, se non criminale, da alcuni autisti. Sono ormai innumerevoli le segnalazioni di questi comportamenti fatte a Tper da noi e da altri ciclisti urbani, senza che sia mai stata data una risposta soddisfacente e soprattutto senza che siano mai stati dati dei segnali per cercare di educare i conducenti dei bus al rispetto degli utenti deboli della strada e punire coloro che non si attengono a queste semplici regole”. C’è poi il problema della copertura assicurativa: Deliveroo “afferma di avere un’assicurazione che copre i casi di infortunio, ma ad oggi non ha mai voluto dare informazioni su dettagli e massimali di questa polizza privata”, comunicando solamente a ‘Mario’ che “l’azienda ha comunicato che ‘non gli verrà pagato l’intero turno in cui ha avuto l’incidente, mentre riceverà un indennizzo per la notte di degenza ed eventuali spese di riabilitazione’, ovviamente senza fornire dettagli precisi su modalità e quantitativo”.

C’è però una buona notizia: ieri a Làbas è stata inaugurata LaBike, una “ciclofficina-dopolavoro” al loro dedicata, per rispondere “in primis all’esigenza di avere un luogo di incontro – spiega una rider – perché si vede sempre di più come le piattaforme stiano cercando di non far sapere chi è il tuo collega, affinché non si creino dei rapporti che vanno magari a sfociare in scioperi, com’è successo nelle ultime settimane”. Ma soprattutto, LaBike risponde alla necessità di “poter sistemare le bici, perché ora come ora le piattaforme non danno nessun tipo di servizio, gratuito o meno, per farlo. Noi crediamo sia importante creare una ciclofficina sociale in cui non devi spendere 50 euro per farti mettere a posto il freno, perché puoi venire qui e utilizzare la strumentazione”. La ciclofficina aprirà  dal mercoledì al venerdì dalle 19.30 alle 23.30.