Attualità

Napoli / Corteo contro la Bce: “Ci ha impoverito”

Giovedì a Capodimonte il Consiglio di governo della banca centrale: “Vengono a sud a celebrare il disastro sociale che hanno creato”. Appello e adesioni, comunicato di Orizzonti meridiani, report e foto delle prime iniziative di protesta.

30 Settembre 2014 - 14:41

BlockBce (foto fb Zero81)Il 2 ottobre si tiene a Napoli, nella reggia di Capodimonte, il Consiglio di Governo della Banca centrale europea con Mario Draghi e tutti i governatori delle banche centrali che hanno diretto in questi anni le politiche di austerità, precarietà, tagli alla spesa sociale, alla Scuola e alla Sanità. Sarà presente a Napoli anche il Presidente della Commissione Europea Barroso, il Presidente Napolitano e i ministri del Governo italiano. La BCE è un Istituzione antidemocratica che ha programmato e realizzato l’impoverimento di decine di milioni di persone in tutti i paesi della UE. Tutto per regalare, in nome della crisi, miliardi di euro al profitto di pochi, alle spese militari e alla speculazione finanziaria. Vengono al Sud a “celebrare” il disastro sociale che hanno creato!
Dal 28 settembre al 1 ottobre si ricordano le quattro giornate del 1943 in cui la città si ribellò all’occupazione nazifascista. Il 2 ottobre sarà perciò la quinta giornata di Napoli! Cominciamo a costruire insieme una nuova liberazione dall’autoritarismo e dal profitto di pochi contro i diritti di tutti.

Le loro poliiche assediano le nostre vite di precari, cassintegrati, disoccupati, indebitati… Assediamoli!

MANIFESTAZIONE GIOVEDI 2 OTTOBRE ore 9.30
Piazzale della metro 1 Colle Aminei

#Contro la precarietà, l’austerità e la disoccupazione
#Contro i trattati antidemocratici dell’Unione Europea, da Maastricht al Fiscal Compact
#Per una mobilitazione antirazzista e anticapitalista
#Contro l’interventismo militare della UE
#Per la riduzione della giornata lavorativa a parità di salario
#Per un salario minimo europeo e il diritto al reddito per tutte e tutti

MOVIMENTI CAMPANI CONTRO LA BCE

LE ADESIONI al comitato promotore regionale della manifestazione:

Unione Sindacale di Base
Confederazione Cobas
Comitato licenziati e Cassintegrati Fiat Pomigliano
Campagna per il diritto alla casa “Magnammece ‘O pesone”
Centro sociale Officina 99
Laboratorio Ska
Laboratorio.Zer081
Collettivo Autorganizzato Universitario
Collettivi autonomi studenteschi
Coordinamento studenti flegrei
Studenti autorganizzati campani
Aula Flex
Lettere Precaria
Cobas Astir – società partecipata comune Napoli
Comitato Centro Storico Napoli
Assise cittadina per Bagnoli
L’Asilo (ex asilo Filangieri)
Mensa Occupata Studenti Federico II
Centro sociale Depistaggio (Benevento)
Centro sociale ex Canapificio (Caserta)
LidoPola occupato – Bancarotta
Quarto Mondo (Quarto)
Laboratorio Insurgencia
Mezzocannone Occupato
Movimento Disoccupati Banchi Nuovi
MDA Bruno Buozzi (Acerra)
Clash city workers
Laboratorio politico KamoSpazio Me-Ti
Precari Bros Organizzati di Napoli e ProvinciaA
ssociazione Cantieri dell’Immaginario
Associazione Senza Frontiere
Rete dei Comunisti
Ross@
Sinistra Anticapitalista
Red Link
Laboratorio Politico Iskra
L’altra Europa Con Tsipras
Carc
Controsemestre popolare
Csa Ex Funivia
Rete 28 aprile
Link Napoli
Cobas Napoli

Delegazioni e presenze da diverse città del centro sud

Per adesioni: bloccalabce@gmail.com

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#Napoli #2oct I SUD NON SONO COLONIE #blockbce

Chissà perché proprio Napoli per un vertice di banchieri capeggiati dalla BCE? D’altronde la BCE è la banca che negli anni della crisi è entrata nel lessico familiare alla pari di qualsiasi altro termine istituzionale. Forse perché, in altri termini, è tanto familiare da permettersi di venire nel Sud Europa, proprio nella capitale della precarietà e della disoccupazione a dettare la propria agenda per mostrarci il suo volto umano e solidale verso il Mezzogiorno, per sostenerci dalla sofferenza e dalla fatica incombenti. Come nelle migliori tradizioni coloniali, il boia si mette i panni del benefattore. Chi muove le leve del comando lo fa con spirito umanitario in nome e per conto di un popolo che giudicano troppo “arretrato” per potersi autogestire.
Dimenticando però, che se viviamo una condizione di povertà, sofferenza e talvolta isolamento e sottomissione è proprio a causa della BCE, dei suoi tecnici e delle sue banche che fanno incetta di salari e reddito per farne rendita da iniettare nella finanza e nelle borse.

Insomma è proprio la BCE la concausa della crisi e Mario Draghi che fa: viene a Napoli, insieme ad altri presidenti delle banche nazionali europee, a parlarci di superamento della crisi e di speranza nella crescita? Come se non fosse vero…
Mettiamo le cose al loro posto: la BCE e la Commissione Europea, dal 2011, ossia da quando il modello tedesco ha spinto sull’acceleratore delle politiche di austerity, imponendo i propri dettami soprattutto ai paesi del Sud Europa e commissariandone l’azione e i bilanci, dettano i tempi dell’austerità economico-finanziaria e della stabilità dei conti pubblici. Dal che, le regioni del Sud Europa, commissariate dalla BCE, sono costrette a tagliare il welfare e la spesa pubblica, adottare misure di flessibilizzazione del mercato del lavoro, di svalutazione dei salari e del lavoro vivo, e non in ultimo di contenimento delle pensioni. E tutto ciò al fine di ripagare i debiti contratti dai paesi del Sud Europa con le banche tedesche e Nord Europee, ossia proprio quelle che verranno in grande stile a Napoli.

Eppure, non è che l’austerity e la stabilità abbiano favorito la Germania nella crescita. Né tantomeno la BCE abbia potuto godere di un miglioramento dei propri conti e della propria affidabilità, nei termini di superamento della crisi. Al contrario, sulla BCE come istituzione si tende sempre a vederla come un accessorio della Merkel, e Draghi un suo gregario. Ed effettivamente è così. La Germania non sta attraversando una fase di “crescita”, confermato nelle settimane scorse da un crollo di fiducia dei mercati finanziari e di affidabilità delle agenzie di rating. Il che tuttavia non toglie che la bilancia commerciale tedesca sia in avanzo mentre forte sia la competitività dei suoi prodotti sui mercati internazionali. Allo stesso modo, sono i prelievi sui i bilanci pubblici di tutta Europa che le consentono di fronteggiare il blocco della crescita e persino i rischi di stagnazione. Beninteso, la politica della BCE, l’austerità e il rigore economico-finanziario sono dispositivi che la Germania utilizza per favorire l’ingresso, sul proprio territorio, di forza lavoro specializzata, ad alto contenuto cognitivo, proveniente in particolare dalle regioni “poco sviluppate”, vale a dire proprio da quei paesi poco diligenti, sotto osservazione nel rispetto dei patti e del rigore, per l’appunto il Sud e l’Est Europa. Insomma, se austerità e stabilità non giovano alla BCE e ai paesi del Nord Europa per superare la crisi, sono però utilissimi per lo sfruttamento e l’estrazione di plusvalore dal lavoro vivo in ingresso a basso costo dal Sud Europa.

I PIGS (acronimo usato per identificare gli stati “indisciplinati” Portogallo Italia Grecia e Sapagna), sono una preziosissima “frontiera del capitale”. Altro che uno spazio indisciplinato ai dettami eurocentrici. E’ uno spazio geografico, che solo una narrazione tossica strumentale ad un capitalismo a doppia velocità (Nord/Sud) vuole dipingere come sottosviluppato, mentre in realtà risulta indispensabile per lo sviluppo capitalistico complessivo dei mercati europei: funzionale all’accumulazione tramite l’estrazione di plusvalore dai commons (enclave di risorse energetiche, ambientali) e dal lavoro vivo. Allo stesso tempo, il suo sottosviluppo è necessario alle elites europee per tenere disgregate “le stesse possibilità materiali di attacco politico proletario al rapporto di classe”. Detto altrimenti, sotto l’incalzare della crisi, la qualità della vita delle classi subalterne è tanto sottoposta ad un ridimensionamento che diviene anche abbassamento delle aspettative, e quindi: assuefazione alle politiche tossiche dell’austerità e alla necrofilia della precarietà. E tuttavia, in questi spazi agiscono regimi di omogeneità discorsiva, ossia una tautologia pubblicitaria per cui certe formazioni discorsive (crescita/sviluppo/stabilità e all’opposto sottosviluppo/instabilità/povertà) producono effetti di verità sugli apparati istituzionali periferici così come sulle classi subalterne.

Ma, di fronte ad una simile capacità di parte capitalista, anche noi sappiamo da dover ripartire per rilanciare la lotta all’austerity e mettere a valore ogni forma di resistenza e rifiuto a questa. I comportamenti di indisponibilità e sottrazione al comando capitalistico sui territori; le case occupate e gli allacci delle utenze nei quartieri; le lotte a difesa del territorio e dei beni comuni; le comunità in lotta contro i nuovi regimi estrattivi e predatori della fiscalità di stato come nel caso della Tares; gli studenti sempre più ingabbiati dentro le maglie

Sotto questa chiave di lettura le nuove forme di resistenza e difesa, tanto dei territori quanto delle pratiche sociali non compatibili che li attraversano, rappresentano già ora un nuovo modello di sviluppo ne etero diretto ne, tantomeno, piegato alla catena di comando imposta dal capitale centrale dell’ Europa. Modello che pone la sua base di azione sul rifiuto della migrazione e sulla permanenza territoriale di tutte quelle soggettività antagoniste indisponibili a pagare su le propria pelle la crisi. Permanenza che per il semplice fatto di esistere pone nelle sue basi in uno spontaneo meccanismo di resistenza sociale in massima parte ancora da agire e da indagare nel profondo. di controllo, disciplinamento, gerarchie sociali e territoriali. Ecco le soggettività in grado di affermare nuovi paradigmi di lotta e conflitto e originali modelli di autonomia sociale. Autonomia che possa, attraverso la continuità organizzata di tali resistenze, rompere le catene del comando sui nostri quartieri, sulle nostre comunità fungendo così da deterrente a processi di razzializzazione di territori che, se continuati ad essere messi a valore come oggi, vedranno nuove tragedie (di matrice economica e politica) come quella che ha colpito poche settimane fa il rione Traiano a Napoli ed uno dei suoi figli, Davide. Contro il direttivo Bce, insomma, non possiamo che riversare tutto questo carico di voglia, rabbia, rifiuto senza dimenticare il loro potenziale di antagonismo sociale e politico.

Nelle sud d’Europa al tempo della crisi restare significa automaticamente resistere e “lottare per non emigrare” non è una semplice indicazione politica ma una pratica sociale diffusa in grado di spezzare, attraverso il protagonismo delle lotte, quella narrazione di un sud subalterno tanto cara al capitale Nord Europeo.

Il 2 ottobre abbiamo una grossa opportunità per disinnescare queste narrazioni tossiche e per bloccare le politiche di povertà e la spietata repressione contro le nuove forme in cui questa oggi si manifesta così da rilanciare un percorso di unificazione delle lotte a livello europeo e per mettere a verifica la sperimentazione di quel laboratorio dello sciopero sociale e delle lotte metropolitane che questo autunno proveranno a contrastare le politiche renziane in Italia. Il 2 ottobre a Napoli ci saranno se non i protagonisti, almeno i tecnici, i quadri, i gregari coloro che ci rendono la vita precaria e sempre più misera. Per non abbandonarci alla solitudine e all’isolamento, organizziamo la nostra rabbia, a partire dalle periferie dell’impero, dai sud, laddove le resistenze e le lotte hanno il sapore di ben più ampie rivoluzioni e liberazioni.

Orizzonti Meridiani

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> Foto e report di alcune delle iniziative di avvicinamento alla data: