Attualità

Milano, via Padova: è rivolta dopo l’omicidio di un ragazzo nordafricano

Dal sito della free press eretica MilanoX ripubblichiamo una testimonianza della sommossa di sabato sera

15 Febbraio 2010 - 10:29

Arriviamo sul posto poco dopo lo scoppio della ribellione per l’omicidio a coltellate di un diciannovenne egiziano, Hamed Mamoud El Fayed Adou, a opera di un gruppo di sudamericani incontrati sull’autobus. Lo scenario che ci troviamo davanti è davvero sconvolgente. Macchine rovesciate, cartelli stradali divelti, vetrine in frantumi e gruppi di 30 persone che girano con pali in mano, sassi e bastoni, come se aspettassero il momento migliore per ricominciare la rivolta. Inizialmente se la prendono con i negozi dei sudamericani in particolare, ma dopo poco la rabbia dilaga, e se la prendono con tutto e tutti.

Decidiamo di stare li, è il nostro quartiere, alcuni di noi ci sono cresciuti e vogliamo vedere cosa succede. Il cellulare squilla continuamente, ”Attenzione che sui giornali dicono che se la prendono anche con italiani”, ci guardiamo intorno ma devo dire che nessuno ci sta guardando male, anzi…

Continuiamo a girare per le vie intorno al casoretto, a via leoncavallo, via padova, la polizia non capisce bene cosa fare, si spostano continuamente da un posto all’altro senza riuscire a controllare la situazione.

Ecco che si muovono, sirene spiegate con già caschi in testa, ma quando arrivano non c’è piu nessuno, si vede solo in lontananza qualcuno che si dilegua, la polizia cammina in mezzo a macchine rovesciate e fioriere spaccate. I gruppi dopo essersi frammentati si ricompattano poco più distanti e ricominciano a rovesciare macchine, sradicare cartelli stradali e raccogliere pietre. Ad un certo punto si ha la netta sensazione che la rabbia contro i sudamericani si sia trasformata in rabbia contro simboli istituzionali e contro la polizia. Inizia un assalto contro il consolato egiziano, la polizia è nel panico totale e non riesce a intervenire.

Qui ci rendiamo conto che in realtà quello che sta succedendo è un qualcosa di annunciato da anni. Sono decine e decine i ragazzi che si uniscono alle bande che girano con sassi e bastoni, si distrugge e si rovescia tutto quello che si trova in giro a portata di tiro.

Dopo un po’ tutti si dirigono in fondo a via Padova dopo il ponte della ferrovia, dove è stato ammazzato il ragazzo. Chiediamo il perché e ci rispondono, molto pacatamente: ”E’ l’ora della preghiera, dobbiamo vegliare sul nostro fratello”. Vediamo le camionette della polizia che arrivano di corsa, i celerini che scendono e corrono in mezzo alle macchine, ma quando arrivano nei pressi della preghiera si fermano e si mantengono a timoros a distanza.

Di lì a breve si innesca la classica dinamica vista altre volte: gruppi di cittadini italiani che ai margini della strada commentano l’accaduto, e ne sentiamo di ogni: ”italia agli italiani, animali, a casa, tornate a casa, siete delle bestie”. Sembra di essere a Rosarno e per un momento ci scorrono nella mente le orrende immagini dei rispettaibli cittadini di Rosarno che incitavano all’odio razziale. Ma invece siamo in via Leoncavallo, a 10 minuti di motorino da piazza Duomo. Siamo a Milano, la vetrina d’Italia che ospiterà Expo 2015.

(da milanox.eu)