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Milano / “Via l’obiezione di coscienza dal Ssn”

‘Non una di meno’ risponde all’appello delle donne argentine nella giornata globale per la depenalizzazione dell’aborto: il 28 settembre corteo per la libertà di decidere.

24 Luglio 2017 - 13:40

#Moltodipiùdi194 (foto di Flavia Sistilli)Denunciamo l’obiezione di coscienza che trasforma la scelta di abortire in un percorso ad ostacoli e che mette a rischio la nostra salute. Per questo vogliamo la cancellazione dell’obiezione di coscienza dal Servizio Sanitario Nazionale.

Vogliamo essere considerate pienamente in grado di decidere, senza bisogno dell’obbligo di 7 giorni per riflettere sulla nostra scelta.

Vogliamo poter scegliere l’aborto farmacologico (cosa impossibile in molti ospedali), vogliamo poterlo fare fino al 63° giorno (oggi fino al 49°) e anche nei consultori con il supporto delle ostetriche (come già avviene in Francia da decenni).

Vogliamo che siano abolite le sanzioni amministrative per le donne che si auto-somministrano un aborto farmacologico, pratica cui si ricorre per la difficoltà di trovare assistenza negli ospedali. Queste sanzioni sono un deterrente al ricorso a cure mediche in caso di complicazioni e mettono a rischio le nostre vite.

Vogliamo che chi studia per diventare ginecologa/o riceva una formazione adeguata su come gestire le interruzioni volontarie di gravidanza perché ora questo non avviene.

Vogliamo i Centri di aiuto alla vita fuori dagli ospedali e fuori dai consultori, perché colpevolizzano e umiliano le donne che abortiscono. E vogliamo maggiori controlli nei reparti di ginecologia per evitare che le donne subiscano abusi e sofferenze da parte di chi si sente in diritto di giudicare le loro scelte.

Protestiamo contro Regione Lombardia che con una legge regionale permette l’obiezione di coscienza di struttura nei consultori: non è tollerabile, oltre che illegale, che ci siano consultori in cui tutto il personale è obiettore di coscienza.

Vogliamo case di maternità in cui il parto sia affidato alle ostetriche e formazione contro la violenza ostetrica.

Vogliamo contraccezione gratuita, educazione sessuale, consultori che siano luoghi aperti e spazi di confronto e una medicina che sappia mettersi in ascolto e che parta da noi, dai nostri saperi e dai nostri desideri. Perché la battaglia per il diritto all’aborto libero e sicuro si inserisce nella lotta per il diritto alla salute sessuale e riproduttiva, che non può essere slegata dal piacere e dall’autodeterminazione.

Pensiamo che la genitorialità sia una possibilità e non un obbligo. Un’opzione che ci costa cara quando la scegliamo perché come lavoratrici siamo precarie, sfruttate e mal pagate e perché ancora il lavoro di cura ricade prevalentemente sulle donne. E che ci costa cara anche quando non la scegliamo, perché in Italia la donna senza figli è ancora considerata una donna “non completa”.

Noi rivendichiamo la nostra libertà e perseguiamo l’utopia di famiglie possibili non fondate sul vincolo biologico, ma sul desiderio e sull’assunzione di responsabilità nella cura della vita.

Esigiamo che politica e istituzioni riconoscano la mutata condizione economica e sociale di uomini e donne e che, a partire da questa considerazione, strutturino un welfare davvero capace di sostenere e agevolare la genitorialità quando voluta.

Le nuove generazioni di donne che mettono al mondo figli non lo fanno per sentirsi donne, non sono più disposte a sacrificare la loro intera esistenza per il bene della famiglia e soprattutto non sono disposte a rinunciare alla loro autonomia economica, costruita grazie al lavoro, per occuparsi della cura della casa e dei figli. E gli uomini, dal canto loro, chiedono ormai di partecipare e contribuire equamente a quel lavoro di cura e a quella responsabilità relazionale che storicamente ha pesato quasi esclusivamente sulle spalle delle donne.

Dal 1990 il 28 settembre è stato dichiarato Giornata di azione globale per la depenalizzazione dell’aborto grazie alle lotte delle donne argentine per ottenere l’aborto libero e sicuro.

Da allora il 28 settembre si svolgono manifestazioni in tutto il mondo per rivendicare il diritto delle donne a scegliere sul proprio corpo. Quest’anno ci saranno azioni anche in tutta Italia (inclusa Milano) perché Non Una Di Meno ha deciso di rispondere all’appello delle donne argentine e di esprimere solidarietà nei confronti della loro lotta, che è poi ancora, almeno in parte, anche la nostra.

“La negazione della libertà d’aborto rientra nel veto globale che viene fatto all’autonomia della donna” (Manifesto di Rivolta Femminile)

#28Settembre #Liberedi…

Non una di meno – Milano