Storia e memoria

Marco, “nemico pubblico”: chi vuole la Tav in Val di Susa non vincerà [audio]

La storia di Marco Bruno, il ragazzo che diede della “pecorella” ad un carabiniere, nel libro presentato al Vag61 di Bologna. WuMing1: “La cultura può ancora dare fastidio”.

21 Novembre 2013 - 16:31

“Se come mostro vi faccio troppa impressione, posso girarmi e fare l’intervento di spalle…”. Maglietta rossa con il volto di Peppino Impastato, sorriso che si fa strada in mezzo alla barba ed un figlio piccolo che a sorpresa si arrampica sul palco per raggiungerlo. No, del mostro Marco Bruno non ha proprio nulla. Eppure è così che l’hanno voluto dipingere dopo quel video dalla Val di Susa, pochi secondi in cui Marco, convinto NoTav, dà della “pecorella” ad un carabiniere. La storia di Marco è raccontata in “Nemico pubblico”, libro edito dal comitato “Spinta dal bass”, presentato alcune sere fa al Vag61 di Bologna. Una “vittima mediatica”, lo definisce uno degli autori, Simone Tufano: un caso che ben dimostra, come diceva Sciascia, che “la sicurezza del potere si basa sull’insicurezza dei cittadini”. E’ così che “un frame preso da un video e diffuso all’ora di punta- aggiunge Simone- è capace di distruggere una persona che ha una famiglia, deve andare avanti tutti i giorni e, oltre a questo, lotta per difendere il proprio territorio”.

Quello che è successo a Marco “è quello che può succedere a chiunque”, avverte un altro degli autori, WuMing1: si tratta di una “vicenda emblematica e rappresentativa di quanto sta accadendo in Val di Susa con l’intensificarsi della ‘mostrificazione’ a mezzo stampa, tv e web”. Sulla vita di Marco si sono abbattute “72 ore di follia”, mentre il carabiniere ha ricevuto un encomio “perchè, di fronte al terribile epiteto ‘pecorella’, non ha reagito come le forze dell’ordine sono abituate a fare, cioè spaccare teste magari usando il manganello rovesciato”. Il caos seminato dal libro, però, dimostra che “nonostante la cultura in Italia sia così negletta, può ancora dar fastidio. Dimostra che, nonostante in questo Paese non si legga, un libro può ancora disturbare i sonni del potere e questa, francamente, mi sembra una buona notizia”.

Il primo obiettivo del libro “è rendere giustizia a Marco”, spiega il curatore Simone Franchino, oltre che per raccogliere fondi per le spese legali del movimento. Questa storia in fondo è “banale”, ma mostra chiaramente quello che viene messo in campo contro la resistenza NoTav: basta rileggere gli articoli di giornale o telegiornale in cui la vicenda del carabiniere “pecorella” viene accostata alle stragi al mercato di Sarajevo, oppure ai bimbi morti per fame in Somalia.

In Valle, intanto, il movimento non ha intenzione di mollare. Si dice che la famosa “talpa” abbia cominciato a scavare il tunnel, ma in realtà “hanno solo montato un paio di generetori a gasolio per farle fare un mezzo giro per le foto dei giornali. La talpa è ferma- racconta un altro attivista NoTav che accompagna Marco- e se anche dovesse davvero cominciare a scavare, la Val di Susa non si arrende ed è sempre più determinata a resistere a questo sopruso”.

Lui, Marco, su questo non ha dubbi: quella del carabiniere “è una vicenda che ha sconvolto la mia vita e quella della mia famiglia, ma non credo che chi ha architettato questo teatrino ne uscirà vincitore. Del resto, chiunque sia venuto in Valle a scontrarsi con il movimento NoTav se n’è tornato a casa con la coda tra le gambe”.

Ps Da buon “mostro”, Marco conclude l’incontro con un appello che (apparentemente) con la sua storia e con la lotta contro l’Alta velocità non c’entra nulla: bisogna aiutare il movimento NoTav, anche attraverso “Nemico pubblico”, ma chi può sostenga anche la battaglia di Maria Ciuffi, madre di Marcello Lonzi, morto nel carcere di Livorno nel 2003.

> Ascolta gli audio della serata:

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