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”Mai più depistaggi sulla strage”, in piazza 38 anni dopo

Il governo manda alla commemorazione il sottosegretario ai Trasporti Michele Dell’Orco, e forse anche il ministro Bonafede. Le prese di posizione di Nodo sociale antifascista, Coordinamento Murri, Sgb e Usb.

29 Luglio 2018 - 13:07

“La verità è un grande problema che affligge l’Italia”, perche’ su molti fatti è “stata manomessa da uomini dello Stato”, mantenendo ignoti mandanti e depistatori delle stragi. E’ il punto su cui ha insistito, negli scorsi giorni, Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei parenti delle vittime della strage del 2 agosto 1980, presentando il manifesto commemorativo del 38esimo anniversario, su cui si legge: “Mafia e terrorismo, una trattativa e tanti depistaggi, mai più trattative sulla verità”. Come ogni anno,  giovedì 2 agosto alle 8.15 si terrà, nella Sala Rossa di Palazzo d’Accursio, l’incontro con i famigliari delle vittime, seguito, alle 8.30 in Sala Consiglio, dall’incontro fra l’associazione dei famigliari, le autorità e i rappresentanti delle città, degli enti e delle associazioni che aderiscono alla manifestazione. Alle 9.15 partirà il corteo da piazza Nettuno, e alle 10.10, in piazzale Medaglie d’oro, interverranno il presidente dell’associazione dei famigliari, Paolo Bolognesi, e, dopo un minuto di silenzio, il sindaco Virginio Merola.

Il governo sarà rappresentanto dal sottosegretario ai Trasporti Michele Dell’Orco, esponente M5S, secondo quanto comunicato al Comune martedì da Palazzo Chigi per informarlo della scelta. Merola aveva confermato nei giorni procedenti l’invito: “Come ogni anno c’è una lettera ufficiale firmata dal sindaco che viene mandata alla presidenza del Consiglio”. A quanto si apprende oggi potrebbe arrivare anche il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, ma manca ancora l’ufficialità.

Sempre martedì il Procuratore generale aveva smentito l’indiscrezione, pubblicata su un quotidiano, secondo cui ci sarebbero indagati iscritti a registro nell’inchiesta, finora a carico di ignoti, sui mandanti. Da quest’ultima intanto trapelano alcune carte rilevanti, diffuse dal settimanale L’Espresso, che mostrano la movimentazione di milioni di dollari tra luglio 1980 e febbraio 1981 da parte del capo della loggia P2 Licio Gelli. Un documento, in particolare, ha intestazione ‘Bologna – 525779 XS’, numero e sigla che corrispondono a un conto svizzero di Gelli. Non si conosce chi abbia ricevuto queste ingenti somme. Lo stesso settimanale dà conto di indizi che dimostrerebbero come Gilberto Cavallini, sotto processo come quarto uomo della strage, potrebbe avrebbe avuto accesso, tramite la rete militare segreta anticomunista “Gladio”, ad armi ed esplosivi dell’esercito.

Intervengono diverse realtà antifascisme e del sindacalismo conflittuale. Così il Nodo sociale antifascista: “Questo 2 agosto saremo ancora una volta in piazza per ribadire la verità sullo stragismo neofascista, dopo le tristi manifestazioni di arroganza degli esecutori materiali della strage che, negli ultimi mesi, si sono esibiti ancora una volta in aula nell’arte della reticenza, del depistaggio e del vittimismo… Da Luigi Ciavardini che si è dichiarato l’ottantaseiesima vittima della strage… a Valerio Fioravanti che si è definito ‘fascista tra virgolette’, dichiarando ‘personalmente non sono fascista, però ho una madre, un fratello e una moglie fascista’… Tanto più che Fioravanti stesso ha descritto la filosofia del suo gruppo armato per cui i processi in tribunale sono sempre stati ‘la continuazione della guerra con altri mezzi’ e le udienze servono solo ‘a complicare le indagini, a lasciar fuori le persone, a fare processi più lunghi possibile'”. In un post successivo sul blog Staffetta il collettivo commenta la scelta di Dell’Orco come rappresentante del governo: “Uno che non ha nulla da dire né sulle stragi di stato in mare, né sulle torture di stato in Libia, né sui morti sul lavoro, né sul business devastante delle ‘grandi opere’. Le sole parole che sa ripetere a pappardella sono sicurezza e legalità”.

Il Coordinamento antifascista Murri diffonde una corposa riflessione: “Da 38 anni i cittadini e le cittadine di Bologna e non solo vanno ripetendo che la strage alla stazione del 2 agosto 1980 è da ascriversi ai fascisti nella sua realizzazione pratica e a diverse strutture dello Stato nella sua ideazione e progettazione. Da 38 anni queste cittadine e cittadini individuano più precisamente la regia della strage nei servizi segreti e nelle strutture clandestine della destra anticomunista che facevano capo al fascista Licio Gelli e che si sono servite della manovalanza neofascista per concretizzare il proprio piano. Da 38 anni la verità viene sottoposta ad attacchi e depistaggi continui provenienti da più parti. L’anno scorso, quando è arrivata la notizia del rinvio a giudizio del neofascista Gilberto Cavallini (il cosiddetto ‘quarto uomo’) e da più parti si pensava che potesse essere giunto il momento per fare luce anche sui mandanti, il procuratore capo di Bologna Giuseppe Amato ha sostenuto “lo spontaneismo” dei Nar dichiarando in modo arrogante: ‘Mandanti, il capitolo è chiuso. Non è una indagine che si conclude in termini incerti rispetto al tema da cui è partita. Non c’è un quid che rimane inesplorato’. Ora che il processo per concorso in strage nei confronti di Cavallini si è aperto, è il turno di neofascisti ed esponenti dei servizi segreti a dare manforte a questa opera di negazione e occultamento della verità. La tecnica è sempre quella: provare a seppellire la verità sotto un cumulo di menzogne”.

Prosegue il Coordinamento: “Francesca Mambro, esponente del gruppo neofascista Nuclei armati rivoluzionari, afferma che i Nar sarebbero estranei al 2 agosto 1980, cosa che pensava – dice la condannata – anche Falcone! Parole che nessun altro ha mai sentito e che Falcone certamente non può smentire… E ancora: la Mambro, che nel corso degli anni ha dato tre diverse versioni su dove fosse il 2 agosto del 1980, ha aggiunto di fronte al PM, tra un ‘non ricordo’ e l’altro: ‘siete stati depistati, stanno coprendo altri scenari, noi siamo stati condannati sull’altare della necessità storica’. Questi ‘altri scenari’ sarebbero l’immortale ‘pista palestinese’, un’improvvisata teoria volta a far ricadere le responsabilità della strage sulla guerriglia palestinese, frutto di un depistaggio e archiviata nel 2015. Le dà manforte Francesco Pazienza che chiama in causa, come responsabile dei fatti, il leader libico Gheddafi. Un’altra versione insussistente che fa il paio con la “pista palestinese” e che viene tirata fuori con periodica regolarità. Esattamente come successo con altri depistaggi secondo cui la strage sarebbe dovuta all’esplosione di una caldaia, a un’esplosione accidentale, al “più feroce terrorista di tutti i tempi” Carlos, al Mossad, ecc. Chi è Pazienza? Un “faccendiere”, ovvero un esponente dei servizi segreti, già braccio destro di Licio Gelli e condannato a dieci anni per avere tentato di depistare le indagini sulla strage alla stazione sistemando lo stesso tipo di esplosivo su un treno Milano-Taranto nel 1981. Insomma le menzogne e i depistaggi si sommano le une agli altri, moltiplicandosi tutte le volte che si intravede la possibilità di individuare i mandanti”.

“La strage alla stazione di Bologna – si legge poi – è l’episodio più efferato di una guerra non ortodossa per scoraggiare e sconfiggere con la violenza le lotte operaie e le proteste sociali promuovendo un clima di paura e smarrimento. Tale guerra ha determinato una “stagione delle stragi”, iniziata con la strage di piazza Fontana (Milano, 12 dicembre 1969) e conclusasi nei primi anni Novanta. Una strategia della tensione i cui burattinai sono ufficialmente ancora ignoti. Eppure la verità è lì, per chi la vuole vedere. Basti ricordare che al momento del suo arresto a Ginevra nel 1982, fra le carte di Licio Gelli furono trovati documenti che attestavano la movimentazione di un totale di 15 milioni di dollari tra il luglio 1980 e il febbraio 1981 dal suo conto svizzero a beneficio di alti esponenti dei ministeri dell’Interno e della Difesa.Eccoli quindi i mandanti: i ministeri dell’Interno e della Difesa dello Stato italiano. Dopo 38 anni noi, insieme a molti altri, saremo in piazza a indicare con chiarezza i responsabili. Oggi come ieri gli apparati dello Stato provano a governare i nostri corpi e le nostre menti con i dispositivi della paura. Oggi come ieri alziamo la bandiera della libertà contro il terrore. Oggi come ieri respingiamo le menzogne. Oggi come ieri esigiamo la verità”.

Così il Sindacato generale di Base: “Abbiamo letto con attenzione le poche frasi che il sottosegretario ai trasporti Michele Dall’Orco ha pronunciato, durante una intervista al Corriere di Bologna, in merito alla strage del 2 agosto e abbiamo rilevato la mancanza di un elemento per noi fondamentale. quello dell’antifascismo.Il sottosegretario ha dichiarato che il Governo sta lavorando per garantire ai familiari delle vittime i giusti risarcimenti economici, e ci auguriamo che finisca così la presa in giro che gli stessi hanno subito da parte dei governi che si sono succeduti in tutti questi anni; ha dichiarato che stanno lavorando alla desecretazione degli atti riguardanti la strage ed anche qui ci auguriamo che la promessa, questa volta, venga mantenuta, ma nemmeno una parola sul rifiuto dell’ideologia nazifascista che è all’origine di questa strage e di altri attentati che ci hanno colpito in quegli anni. Esponenti della maggioranza politica che siede in parlamento, con la condivisione da parte di esponenti del Governo, in queste settimane, hanno legittimato movimenti politici che si rifanno all’ideologia nazifascista, che sono eredi di chi quella strage l’ha compiuta. Ciò non è accettabile e nei giorni che precedono quel tragico atto terroristico, il Governo avrebbe dovuto prendere le distanze da questo tentativo di legittimazione politica”.

Si legge poi: “Per noi la partecipazione alla manifestazione del 2 agosto non è un fatto rituale ma un momento per ricordare i nostri morti, i nostri feriti, la grande solidarietà espressa da moltissimi lavoratori e cittadini fin dai primi minuti dopo lo scoppio della bomba, per  denunciare la mano fascista e la regia di apparati dello Stato, in quella che voleva essere una intimidazione a chi rappresentava, nell’immaginario collettivo, l’antitesi dell’ideologia nazifascista. Andremo quindi in piazza per mantenere viva la memoria storica e contro ogni tentativo di revisionismo storico”.

Sgb scrive inoltre di aver spedito una lettera aperta al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e allo stesso Dall’Orco, a cui non è arrivata risposta: “Esponenti della sua maggioranza politica – recita la missiva –  con il consenso esplicito di autorevoli componenti del suo governo, hanno avviato un processo di legittimazione di organizzazioni che si rifanno alle medesime ideologie che i nostri partigiani hanno combattuto e che sono alla base della strage del 2 agosto. La partecipazione nemmeno un mese fa, alla kermesse di “Lealtà Azione” , associazione che nei suoi documenti video si rifà apertamente ad un gerarca NAZISTA e al capo del fascismo, oltre ad essere di una gravità inaudita, è una offesa alla Costituzione e ai lavoratori antifascisti. Le chiediamo quindi di condannare formalmente questi espliciti tentativi di sdoganamento che, ripetiamo, hanno coinvolto maggioranza politica e governo e di bloccare ogni ipotesi di revisionismo storico. Questo atto semplice, ma dal grande valore etico e politico, che le chiediamo di compiere, ci permetterebbe di non considerare ostile la presenza di un qualsiasi esponente governativo in occasione della commemorazione del 2 agosto prossimo”.

Interviene anche l‘Unione Sindacale di Base: “La partecipazione alla manifestazione indetta dai familiari delle vittime del 2 agosto 1980 non deve mai essere un appuntamento rituale, anche questa volta a 38 anni di distanza non si è ancora raggiunta la completa verità giudiziaria sulla strage fascista che ha ammazzato 85 persone e ferite altre 200. Rimane però scolpita la verità storica e politica della mano fascista, il ruolo della P2 e degli apparati dello Stato. Lo stragismo nero è stato lo strumento per volere imporre svolte autoritarie contro diritti e libertà conquistate con la resistenza e le lotte dei lavoratori e lavoratrici, uno strumento per garantire un ordine autoritario a tutela dei privilegi e dei profitti di un padronato feroce. In questi anni abbiamo visto il riemergere e il rafforzarsi di politiche autoritarie, di allarme sociale e di criminalizzazione delle lotte sindacali e dei conflitti. Un clima di eterna emergenza che ha accompagnato politiche di smantellamento di diritti e un peggioramento diffuso delle condizioni di vita di milioni di persone, la svendita e la privatizzazione di beni e servizi pubblici. Anche qui con l’obiettivo di tutelare privilegi e ricchezze accumulate con uno sfruttamento e una precarietà crescente. Una condizione che è alla base anche di quella strage quotidiana nei luoghi di lavoro, con più di 410 morti e altre centinaia di feriti dall’inizio dell’anno, che è alla base di condizioni schiavistiche nelle campagne e non solo”.

Continua il sindacato: “Per noi il lottare contro le trame eversive e autoritarie è strettamente legato alla lotta per i diritti dei lavoratori e i diritti sociali e democratici, contro i rigurgiti fascisti, razzisti e sessisti. Per questo siamo impegnati a contrastare ogni scelta politica antipopolare da parte del Governo Conte come dei precedenti, da Monti a Letta, passando da Renzi a Gentiloni: Governi che hanno dato un contributo enorme nel creare lo spazio sociale e politico all’ascesa di una cultura e di una società fondata sull’odio, l’individualismo, sulla repressione. Una società in crisi fondata sulla banalità del male, come nel caso dei “porti chiusi” di Salvini, ma anche dei licenziamenti di massa, delle persone e delle famiglie messe sulla strada con gli sfratti, del dare priorità al rispetto dei trattati dell’Unione Europea piuttosto che ai diritti costituzionali su salute, scuola e lavoro, reddito, servizi pubblici. Contro questa società ingiusta e cinica, contro un padronato sempre più arrogante e contro i loro sostenitori che oggi troviamo sia al Governo che all’opposizione, noi tutti abbiamo il dovere e il diritto alla resistenza, alla costruzione di una opposizione sociale e politica espressione dei bisogni comuni del mondo del lavoro e del non lavoro. Capace di ricostruire, controcorrente, una coscienza e una forza collettiva autonoma dai valori dominanti. Contro le stragi di ieri e di oggi, contro i disegni autoritari vecchi e nuovi, contro l’attacco ai diritti sociali e politici. Appuntamento per tutti e tutte il 2 agosto alle 9.00 in Piazza Nettuno”.