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L’ospedale di Bentivoglio in tempo di pandemia

Prosegue l’inchiesta autogestita sul servizio sanitario bolognese nella seconda fase pandemica. Questa volta ci scrive un’operatrice sanitaria in servizio all’ospedale di Bentivoglio: “In orario notturno presente un solo medico per 90 pazienti Covid e siamo arrivati a 50 contagi su 450 operatori”.

01 Dicembre 2020 - 12:25

Un ulteriore contributo, che riceviamo e pubblichiamo, in risposta all’appello diffuso da Zic.it e dell’Assemblea per la Salute del Territorio per realizzare un’inchiesta autogestita sul servizio sanitario bolognese nella seconda fase della pandemia di Covid. In questo caso la testimonianza arriva da un’operatrice sanitaria che lavora all’interno dell’ospedale di Bentivoglio.

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L’ospedale di Bentivoglio in tempo di pandemia

Sono un’operatrice che lavora presso l’ospedale di Bentivoglio, che dalla fine di ottobre è diventato, per repentine decisioni dall’alto, quasi interamente Covid. Nel giro di pochi giorni gli operatori hanno dovuto predisporre i percorsi sporchi-puliti, in poche ore imparare la vestizione e svestizione, accogliere i pazienti positivi Covid in condizioni più o meno complesse dal punto di vista respiratorio o comunque perennemente instabili per tutta la durata del ricovero. E già la predisposizione di un intero presidio Covid in pochi giorni appare piuttosto paradossale, dopo l’esperienza della prima ondata pandemica e i mesi estivi a disposizione per una pianificazione più oculata, sistematica e sensata.

A ciò ha conseguito una mobilità costante del personale all’interno dell’ospedale o verso altri presidi dell’azienda. Una pianificazione del turno di pochi giorni per volta. Tutte cose superabili, comprensibili in emergenza. Altri fattori invece sono incomprensibili.

In orario notturno la presenza di un solo medico per 90 pazienti Covid, in quattro reparti di malattie infettive, alcuni dei quali in ventilazione assistita, inclusi i ricoveri (anche 14 ) in orario notturno di pazienti provenienti da tutta la provincia

E salta all’occhio l’istantaneo verificarsi della positività al Covid e la sintomatologia degli operatori sanitari. Al 29 novembre siamo arrivati a 50 contagi su 450 operatori. Informazione mai trapelata agli organi di stampa, nelle interviste televisive alla direzione sanitaria, che adduce i primi 20 contagi alla mancanza di un lockdown esterno all’ospedale. Minimizza il tutto  descrivendo l’asintomaticità degli operatori, nonostante un medico fosse ricoverato in terapia intensiva e ventilato. A poco sono servite le segnalazioni delle sigle sindacali, dei responsabili sulla sicurezza.

La situazione resta tale o tutt’al più peggiora, aggiungendo ambulatori in pronto soccorso dove ventilare pazienti fortemente sospetti di infezione da Covid, senza predisporre impianti di ventilazione a pressione negativa che evita il propagarsi degli aerosol che causano la diffusione del virus.

Questo è il clima in cui tutti i giorni gli operatori del nosocomio sono costretti a lavorare e seppur non manchino i dispositivi di protezione individuale, si ammalano, in carenza di una predisposizione ambientale a tutela della sicurezza degli operatori.

Lettera firmata