Acabnews Bologna

Lorenzo ancora in carcere “per punire l’antifascismo italiano”

Il Cua sulla situazione dello studente dell’Alma Mater arrestato dopo il corteo di Piacenza: “Prima volta che per una resistenza semplice viene ordinata e mantenuta la carcerazione, palese la differenziazione di trattamento per un militante politico”.

09 Marzo 2018 - 19:06

“Lorenzo ancora in carcere per una ripicca del giudice. Libertà per gli/le antifa!”. Comincia così un comunicato del Cua sulla situazione di uno degli arrestati in seguito alla manifestazione antifascista di Piacenza del 10 febbraio: “Lorenzo, conosciuto da tutti come Dibi, resta in carcere a Piacenza. Il giudice nonostante il parere favorevole del Pm alla scarcerazione e alla richiesta dei suoi legali ha deciso di lasciarlo in cella per l’accusa di semplice resistenza. E’ la prima volta in Italia che per una resistenza semplice viene ordinata e mantenuta la carcerazione rendendo palese l’intento di differenziazione di trattamento per un militante politico”.

Per il Cua “questa è una decisione esclusivamente politica con cui il giudice vuole punire l’intero movimento antifascista italiano che ha saputo realizzare nel mese di febbraio una straordinaria mobilitazione di contrasto al ‘Prima gli Italiani’ della peste nere di Lega Nord, Casa Pound e Forza Nuova. Insieme a lui resta in carcere anche Giorgio altro compagno antifascista piemontese in attesa del riesame. Il tribunale con questa scelta conferma la linea da campagna elettorale ordinata da Minniti, il ripescato, e Renzi, l’eterno perdente non più segretario, che con lo “sbatteteli in carcere” e l’intensificazione ‘spettacolare’ degli arnesi repressivi contro le piazze (elicotteri, idranti, grate, lacrimogeni) pensavano di racimolare qualche voto nelle recenti elezioni che invece passeranno alla storia come il capolinea indecoroso del partito democratico. Da questo punto di vista la decisione del giudice è una palese ripicca dettata da interessi politico reazionari contro il movimento antifascista anche nella fase post-elettorale. La mobilitazione piacentina fu invece una giornata di lotta importante per il movimento antifascista che vide protagonisti gli operai della logistica, giovani proletari della regione, e solidali battersi con coraggio contro l’apertura della sede di CasaPound, ennesimo covo in regione dove si allenano le milizie suprematiste a sparare contro africani e stuprare studentesse ebree, e a propagandare il loro messaggio di violenza e sopraffazione neofascista. E’ stata una giornata rivendicata dal movimento intero che in contemporanea sfilava a Macerata in 30000 dopo la tentata strage del leghista Luca Traini. E’ stato un corteo rabbioso e tumultuoso contrastato con sciocche rigidità dalla celere e dai carabinieri. Sarà molto interessante durante il processo sapere infatti la ragione che ha spinto qualcuno ad ordinare a quattro carabinieri di bloccare il passaggio del corteo nel percorso autorizzato mentre gli altri celerini si ritiravano in gran fretta. Quanto avvenuto a Piacenza d’altronde sono cose che posso succedere e di routine durante una manifestazione ma che vedono nella stragrande maggioranza dei casi i manifestanti colpiti con ferocia a terra. Questa volta però l’occasione per mediatizzare l’accaduto e farne pretesto del solito mantra degli opposti estremismi era per il governo occasione troppo ghiotta, ed oggi Dibi è ancora in carcere solo per soddisfare quell’interesse politico ben chiaro e definito. Contro Dibi è stata infatti attivata fin da subito una campagna di disinformazione e calunnia attivata da ben precisi account nei social network e ripresi dalla stampa che ha reso note generalità della famiglia e biografia completamente inventata del nostro compagno. Abbiamo aperto una sfilza di fascicoli per querele che siamo certi aiuteranno la cassa di solidarietà e sostegno alle spese processuali dei nostri compagni. Lorenzo è un giovane precario e studente che per tirare avanti e pagarsi gli studi lavorava come fattorino per just eat. E’ uno come noi, che quando non studia e non lavora si alza la mattina di buon ora per andare a difendere le famiglie dagli sfratti o per raggiungere nella periferia emiliana qualche magazzino dove gli operai della logistica sono in sciopero, oppure lo si incontra nelle piazze e nelle strade di Bologna insieme ai movimenti della città a lottare contro lo ingiustizie e per la dignità da sempre calpestata da governi e sfruttatori. Contro di lui, così come contro Giorgio, si sta scatenando la reazione all’importante febbraio antifascista e facciamo appello a tutti i compagni e le compagne in Italia a solidarizzare e ad attivarsi per pretenderne l’immediata liberazione. Per quanto ci riguarda attiveremo una campagna di solidarietà che si articolerà con numerose iniziative e fin da subito caratterizzeremo la nostra partecipazione al presidio di domenica mattina alle 10 in via Mascarella in memoria per Francesco Lorusso nel segno della solidarietà antifascista e della pretesa di scarcerazione immediata degli antifascisti in carcere. Si tratta del primo passo a cui seguiranno altri momenti sia a Bologna che nel resto d’Italia. Un tempo ci chiamavano banditi, oggi ci chiamano delinquenti ma siamo sempre gli stessi e le stesse giovani che con generosità e coraggio hanno messo al primo posto nei propri scopi di vita il contrasto alla peste nere fascista. Andiamo orgogliosi di Dibi e di Giorgio, detto Brescia, e con serena determinazione e a testa alta ci batteremo per la loro immediata scarcerazione così come oggi salutiamo con gioia la scarcerazione di Mustafà, l’altro compagno operaio antifascista che era stato arrestato in pompa magna proprio come gli altri due, manco fossero stati i nemici pubblici dell’umanità. Ma tant’è cosa non si è fatto pur di accontentare i capricci di Minniti, il ripescato…”.

Sull’anniversario delle giornate del marzo ’77 e della morte di Lorusso, il Cua sottolinea in un altro comunicato come “da ormai diversi anni ci impegniamo affinché non ci sia nessuna condivisione del ricordo di un nostro compagno con chi sta dall’altra parte della barricata, ieri dietro le carabine che spararono, oggi dietro i celerini che sgomberano case, biblioteche e centri sociali. Convinti che le lotte odierne siano la casa del volto sorridente e fiero di Francesco, anche quest’anno organizzeremo vari momenti di discussione, incontro, approfondimento ed autogestione all’interno della zona universitaria”.