Attualità

Lombardia / Maroni soffia sul fuoco dell’odio

La Regione Lombardia avvia la schedatura dei luoghi di preghiera islamici: per il governatore e la sua giunta religione musulmana e terrorismo sembrano essere la stessa cosa.

19 Agosto 2016 - 16:43

Pirellone (foto da flickr @...antonio...)A fine luglio l’assessore al Territorio della regione Lombardia ha inviato a tutti i sindaci della regione una lettera per intimare alle amministrazioni locali di segnalare la presenza sui territori delle moschee e delle scuole coraniche, al fine di fare una “mappatura” di tutti i luoghi di culto islamici presenti nella regione. Senza fare uso di particolari accorgimenti, l’assessore Viviana Beccalossi sostiene che la richiesta sia finalizzata a “coordinare e monitorare le azioni mirate a rendere ancor più sicuri i nostri cittadini, partendo da ulteriori verifiche sulla legge regionale per la realizzazione di nuovi luoghi di culto”.

Pubblicata anche sul sito della Regione, la lettera chiede ai sindaci “di conoscere la ‘mappatura’ dei luoghi di culto, in particolare le moschee, i centri culturali islamici e le scuole coraniche, presenti sul vostro territorio comunale”. L’intento discriminatorio verso le persone di fede islamica che vivono in Lombardia è chiaro e traspare anche dalle parole dall’assessore e dallo stesso presidente della regione, Roberto Maroni, che intervistato sui giornali mainstream ha sostenuto di voler “rendere la vita impossibile a chi vuole ammazzarci”, soffiando sul fuoco dell’odio etnico e religioso e rimarcando la nota quanto infondata equivalenza fra islamici e terroristi.

La richiesta di segnalare i luoghi di culto islamici cavalca la paura degli attentati, a seguito degli eventi delle scorse settimane in Francia: “Siamo ben oltre l’emergenza. Con la richiesta inoltrata ai sindaci desideriamo valutare al meglio la possibilità di intervenire con eventuali provvedimenti legislativi di competenza regionale atti a regolamentare questa materia”.

La lettera inviata ai sindaci si inserisce nel solco di una complessiva disincentivazione alla creazione di luoghi di preghiera per tutte le confessioni non cattoliche, disciplinata a livello regionale dalla “legge sul governo del territorio” n. 12 del 2005 che richiede, per la realizzazione dei luoghi di culto, che la confessione abbia una “presenza diffusa, organizzata e stabile sul territorio” e che prevede inoltre che i finanziamenti destinati alle comunità religiose e le aree individuate dai Comuni ad accogliere edifici di culto vengano ripartite fra gli enti che ne abbiano fatto richiesta “in base alla consistenza ed incidenza sociale delle rispettive confessioni”. In barba alle sentenze della Corte costituzionale, che prevedono la non sostenibilità della discriminazione basata sul maggiore o minor numero di appartenenti alle diverse confessioni religiose.