Culture

Lo spazio pubblico rioccupato dai “corpi che contano”

Su alcune bacheche sparse per Bologna da qualche giorno sono presenti le fotografie di Michele Lapini per “Concertata”, l’intervento di arte pubblica curato da Cheap per il festival Biennale “We The People”. Le immagini raccontano “adunanze, assemblee cittadine, proteste, azioni collettive di movimento, riti commemorativi, manifestazioni con intenti locali e globali, composizioni plurali e interconnesse”.

04 Dicembre 2020 - 11:48

“Un corteo che ricorda l’uccisione di Francesco Lorusso. Una moltitudine di corpi e di mani alzate al cielo a comporre il gesto femminista. Corpi in marcia verso la stazione di Bologna il 2 agosto per non dimenticare la strage fascista. La resistenza di una parte della città contro il nulla che avanza. Le manifestazioni di Black Lives Matter in Italia. La lotta per la casa. I volti di una nuova generazione che rivendica il proprio diritto a un futuro su un pianeta da abitare rispettosamente”. Da mercoledì sono apparse in alcune bacheche sparse in città le fotografie di Michele Lapini, che fanno parte di “Concertata”, l’intervento di arte pubblica curato da Cheap per il festival Biennale “We The People” di Atlas of Transition. Sono sette fotografie, ognuna occupa più bacheche in modo da creare un impatto visivo all’interno del tessuto urbano. Come spiega il collettivo Cheap, le fotografie documentano “adunanze, assemblee cittadine, proteste, azioni collettive di movimento, riti commemorativi, manifestazioni con intenti locali e globali, composizioni plurali e interconnesse. Lo sguardo fotografico di Lapini ricostruisce le porosità, il conflitto, l’eccedenza della moltitudine che si manifesta nei corpi in lotta, in strada, ne ascolta le voci, ne coglie i gesti, ne segue i ritmi scandendone gli slogan”.  In questo modo, prosegue Cheap, “lo spazio pubblico e politico precluso dalla pandemia è rioccupato dai ‘corpi che contano’, corpi colti nella potenzialità di fare senso comune, lì dove risuona la performatività politica di un popolo in azione”.

“We The People”, dice Lapini, “non è solo un titolo di un festival. E’ la materia prima di cui sono fatte le città, e insieme all’ecosistema, è il mondo. Questo intervento vuole restituire in maniera pubblica e senza barriere, quello per cui è importante vivere, lottare e resistere”. Dall’autore delle fotografie “un grazie enorme a chi è stato in strada al freddo a incollare, a chi ha progettato tutto, a chi ha battagliato con i centimetri delle stampe, a chi ha supportato l’intervento e a quell* che stanno su quelle fotografie”.