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“L’impegno sociale non può essere punito. Sostieni Stefano, Sara, Claudio e Matteo”

Crowdfunding per supportare i condannati per un corteo del 2013, costretti a un ingente esborso dal riconoscimento dei danni morali riconosciuti ai poliziotti colpiti da un lancio di uova. Associazione di mutuo soccorso: “Ricatto economico sta diventando sempre più uno strumento utilizzato dalla controparte come deterrente alle iniziative e pratiche di piazza”.

15 Dicembre 2020 - 14:30

Quattro condanne, 7.000 euro di spese legali, ma soprattutto 13.000 euro di risarcimenti da pagare. È la difficile situazione in cui si sono trovati Stefano, Sara, Claudio e Matteo che, con il supporto dell’Associazione di mutuo soccorso per il diritto di espressione hanno attivato una campagna di crowdfunding su Produzioni dal basso per affrontare le spese, e che prevede anche l’invio ai sostenitori di magliette e borse disegnate da Zerocalcare e Giulia Conoscenti. Perché “l’impegno sociale non può essere punito”.

Questo il racconto della vicenda che li ha coinvolti: “La mattina del 15 febbraio 2013, nella giornata nazionale di mobilitazione studentesca in vista delle elezioni politiche del 24 e 25 febbraio, si è tenuto a Bologna il corteo ‘#15F contro partiti e banche, manifestazione organizzata da studenti medi e universitari che hanno deciso di invadere la città al suono degli slogan ‘Que se vayan todos’ e ‘Non ci rappresenta nessuno’. Era chiaro il messaggio da parte del mondo della formazione e del movimento studentesco: nessuna fiducia nella rappresentanza e nella delega del voto per riprendersi il proprio presente e futuro. Durante il corteo, oltre a cartelli elettorali e banche, sono state difatti sanzionate alcune sedi elettorali di partito tramite lancio di uova. Le forze dell’ordine hanno fatto trovare la celere schierata in tenuta antisommossa davanti alla sede di Fratelli d’Italia in via Farini, a protezione di non si sa chi o cosa, dato che il portone era chiuso, le serrande abbassate, e all’interno non si trovava nessuno. Cosi facendo il reparto celere si frappose tra le uova e la serranda, beccandosi le uova lanciate dal corteo”.

Prosegue il testo: “Al termine del lancio di uova, e con il corteo che ormai proseguiva per terminare in piazza San Francesco, il capo della celere si è lanciato in un incredibile ‘sfogo’: ‘Ma secondo voi, ma dove stiamo dai! Fotografate, ditelo, non voglio stare in queste condizioni […]’. Tutto ciò ovviamente davanti alla stampa che non aspettava altro che un pretesto per fare notizia, sperando in qualche atteggiamento violento o scandaloso da parte del corteo. Rispondendo poi ad un uomo che replicava ‘ma sono quattro ragazzini’, il poliziotto proseguiva dicendo ‘quattro ragazzini sono che devono conciare così una squadra? Ma non sono modi questi […] in queste condizioni io smonto, […] qui c’è tutto un giro, scrivete, fatelo sapere al mondo politico, ci dovete filmare, filmatelo e fatelo sapere […]’. A La Repubblica e agli altri organi di (dis) informazione tutto ciò non è parso vero e hanno dato uno spropositato risalto mediatico alle parole del celerino”.

“Per questo episodio – si legge poi – quattro compagn* vengono denunciati per ‘tentate lesioni personali aggravate’, come se delle uova potessero veramente ferire un celerino in assetto antisommossa, e condannati a pene comprese fra i 4 e i 10 mesi e un risarcimento alla parte offesa di circa 13 mila euro. A questa somma vanno aggiunti 7 mila euro per le spese legali sostenute dalla nostra Avvocata. Per un totale di 20 mila euro!! Avete capito bene, il reparto celere ha richiesto il risarcimento per danni morali per delle uova. In uno stato in cui il riconoscimento dei danni morali avviene a fatica per le donne vittime di violenza di genere, un giudice ha stabilito che delle divise sporche meritino questo risarcimento pecuniario”.

In conclusione, “consapevoli del fatto che i tribunali sono parte del meccanismo che criminalizza e condanna le lotte sociali, non siamo stupiti di tale sentenza. Purtroppo il ricatto economico sta diventando sempre più uno strumento utilizzato dalla controparte come deterrente alle iniziative e pratiche di piazza. Come Associazione Mutuo Soccorso stiamo mettendo in campo alcune iniziative per sostenere i/le compagn* colpiti da questa infame misura repressiva, ma in questo periodo di emergenza sanitaria è sempre più difficile organizzare eventi come cene sociali, concerti ecc. Nonostante la cifra assurda siamo abituati a non farci scoraggiare e in questo caso abbiamo bisogno di fare appello alla solidarietà collettiva, agli amici, alle amiche ai compagni e alle compagne e in generale a chi riconosce questa ingiustizia, per non piegarci a chi ci ricatta e continuare a lottare. Partecipa al crowdfunding e alle iniziative di sostegno per i compagni e le compagne coinvolt*”.