Storia e memoria

“Liberiamo le lotte dal Codice penale” [audio]

La registrazione dell’assemblea-dibattito che si è tenuta a Bologna con gli interventi di Anubi D’Avossa Lussurgiu (Movimento antipenale Roma), Nicoletta Dosio (Movimento NoTav), Valerio Monteventi (Vag61), Italo Di Sabato (Osservatorio sulla repressione), Alvise Sbraccia (Antigone – Univ. Bologna) e Oreste Scalzone.

10 Aprile 2019 - 15:20

“Liberiamo le lotte dal Codice penale”. E’ il titolo dell’assemblea-dibattito che si è svolta pochi giorni fa a Bologna su iniziativa di Vag61 e del Centro di documentazione dei movimenti “Francesco Lorusso – Carlo Giuliani”, con l’intento di proseguire la “riflessione collettiva” apertasi con l’assemblea che si è tenuta lo scorso 22 marzo al Cinema Palazzo di Roma.

In questa pagina pubblichiamo l’audio della discussione che si è sviluppata attraverso gli interventi di Anubi D’Avossa Lussurgiu (Movimento antipenale Roma), Nicoletta Dosio (Movimento NoTav), Valerio Monteventi (Vag61), Italo Di Sabato (Osservatorio sulla repressione), Alvise Sbraccia (Antigone – Univ. Bologna) e Oreste Scalzone.

 

> Ascolta l’audio della discussione (l’articolo prosegue sotto):

L’iniziativa, pensata anche come appuntamento in preparazione del corteo bolognese del 25 aprile, “Contro tutti i fascismi”, era stata così presentata nel comunicato di convocazione: “A quarant’anni dall’inchiesta 7 aprile 1979 e del famigerato ‘teorema Calogero’, le ‘aggravanti’ dell’emergenza e una penalità sempre più spinta sono le costanti con cui il potere (nelle sue diverse forme che si sono alternate) risponde alle istanze sollevate dal conflitto sociale. Da sempre i reati puniti più gravemente sono quelli commessi dai meno abbienti, dai disoccupati, dagli sfrattati, dai senza casa, da quelli che non hanno un reddito minimo per sopravvivere. Assistiamo da tempo a un’offensiva repressiva condotta contro gli spazi sociali e i movimenti, contro ogni forma di socialità che provi ad uscire dall’ottica di mercato o che comporti anche solo una minima forma di opposizione. Il recente aggravamento delle pene per il reato di blocco stradale è teso a colpire soprattutto la straordinaria stagione di lotta dei lavoratori della logistica. Dal 2007 ad oggi l’apparato punitivo statale si è affinato esasperando il controllo, decretando nuove restrizioni liberticide fino alle vigenti ‘leggi razziali (Minniti e Salvini)’, si tratta di sempre più di evidenti prove tecniche di regime, da ‘Stato di polizia’. Sono ormai più di 20.000 i procedimenti penali aperti negli ultimi anni contro attivisti e militanti dei movimenti di lotta (arresti, misure restrittive, denunce, processi, multe, provvedimenti speciali, divieti di dimora, fogli di via). Si sono moltiplicate le ‘sorveglianze speciali‘, le ultime più vergognose sono quelle contro gli internazionalisti solidali con la difesa del Rojava e la resistenza curda”.

Ancora dal comunicato: “Negli ultimi tempi sono diventate definitive condanne abnormi e pericolose che porteranno compagni di movimento in carcere o in regime di detenzione (per occupazioni e lotte per la casa, per i fatti del 14 dicembre 2010, del 15 ottobre 2011, per il corteo antifascista di Cremona del 24 gennaio 2015 ed altri ancora). L’Italia è l’unico paese in Europa ad avere un residuo di penalità per la stagione di lotta degli anni Settanta che vede ancora persone in carcere o in esilio. L’ergastolo ostativo e l’articolo 41 bis sono applicati all’infinito con sadismo e logiche di vendetta: si tratta di un vero e proprio accanimento. A tutto questo vanno aggiunti il costante sovraffollamento carcerario, il prolungarsi dell’attesa di giudizio e il dramma dell’autolesionismo e dei suicidi dei detenuti. Il governo reazionario Lega-M5S che tra incitamento all’odio razziale, all’armamento personale ‘spacciato come legittima difesa’, all’oscurantismo violento e misogino alla Pillon, intende condizionarci ad un modello di società autoritario, gerarchico e corporativo”. Da qui la volontà di “discutere delle cosiddette ‘politiche di sicurezza’ e della spirale repressiva e disciplinare a cui i movimenti di lotta sono sottoposti. Crediamo sia necessario e urgente affrontare l’intera dimensione ‘dei delitti e delle pene’, per costruire una risposta non settaria e di massa volta ad affermare ‘garantismo sociale’ e ‘diritto penale minimo’, per una critica radicale verso gli apparati governativo-polizieschi e le istituzioni totali, per una svolta che sia finalmente liberatrice delle forme che opprimono le istanze della società”.