Acabnews Bologna

Le proteste di oggi contro la crisi

Usb e Noi Restiamo in Bolognina: “Si investa in sanità, scuola, trasporti”. Tpo e Làbas in tuta bianca con riders, operatori sanitari, studenti: “Non siamo contro Dpcm, abbiamo bisogno per vivere di diritti, soldi, politiche per chi sta in basso”. Page bombing di Salute territorio contro Regione e Ausl. Sindacati di base verso nuova mobilitazione.

14 Novembre 2020 - 18:00

Le limitazioni alle attivita’ imposte per l’emergenza Covid “comportano una perdita di salario e reddito reale nell’economia cittadina, che coinvolge molti lavoratori. A noi sembra che le ordinanze restrittive di Regione Emilia-Romagna e Comune di Bologna mettano la gestione della pandemia sul piano dell’ordine pubblico”. Sarebbe invece necessario “investire in sanità, scuola e trasporti e per
garantire un reddito a chi non ce l’ha”. Sono le ragioni esposte da Usb al concentramento del corteo nel quartiere Bolognina partito nel pomeriggio di oggi in piazza dell’Unità, transitato davanti allo Student Hotel e terminato alla sede distaccata del Comune in piazza Liber Paradisus. C’è anche Noi Restiamo, per “parlare a chi come noi fa fatica ad andare avanti durante questa crisi sanitaria e sociale.Lo chiediamo a gran voce, vogliamo reddito, salute e dignità! Che la crisi la paghi chi continua a fare profitto mentre noi non arriviamo a fine mese!”. Tra gli interventi, anche quello della campagna “Mai più sfruttamento stagionale”.

Poco più tardi, Tpo e Làbas hanno dato vita a un flash mob in tuta bianca lungo via Rizzoli, sfindando il divieto a manifestare deciso dal Comune, per poi muoversi a loro volta in corteo sempre attorno alla T. “Non è un’iniziativa contro il Dpcm – spiegano al megafono – abbiamo bisogno per vivere di diritti, soldi, politiche che pensino a chi sta in basso e non solo a tutelare gli interessi di pochi. Non neghiamo la pandemia, ma pretendiamo che i soldi vengano redistribuiti, vogliamo uscire dal ricatto tra salute al lavoro, tra lavoro e reddito: per stare a casa abbiamo bisogno di soldi. Vediamo una criminalizzazione di chi esceso in piazza, ma se possiamo scendere in strada per fare shopping possiamo e dobbiamo scendere in strada a rivendicare i nostri diritti. Non possiamo accettare questo clima di paura e di tensione creato ad arte. Non possiamo accettare ordinanze che limitano la democrazia. Non ci serve più polizia, ci servono più soldi!”.

Tra gli interventi, quelli dei riders, quello di un operatore sanitario (“basta sanità privata!”), altri hanno auspicato un blocco “perpetuo” degli sfratti, l’ampliamento del piano freddo e i tamponi per chi ne è utente. Una studentessa universitaria: “Dobbiamo connetterci a distanza ma dobbiamo essere in condizione di farlo. Eppure noi stiamo pagando le nostre tasse senza ricevere alcun tipo di supporto e servizio. Siamo stanchi, non possiamo pagare le tasse, vogliamo dei sussidi”.

Sempre oggi, protesta virtuale dell’Assemblea Salute Territorio, con un “page bombing” nei commenti delle pagine Facebook di Regione e Ausl: “Dopo la partecipata assemblea di sabato 7 novembre in piazza Maggiore continua la mobilitazione per la salute a Bologna! La crisi pandemica si  approfondisce sempre di più, ma dai piani alti sentiamo poche valutazioni che realmente ci rassicurino”.

Domani l’intera Emilia-Romagna passerà in zona arancione, con la chiusura al pubblico di bar e ristoranti e soprattutto il divieto di spostamento tra comuni. Non si fermeranno, invece nei prossimi giorni le mobilitazioni: Sgb, Cobas, Si Cobas e Usi-Cit scrivono infatti: “La riuscita dello sciopero e della manifestazione di ieri venerdì 13 novembre che ha visto scendere in piazza nella nostra città, centinaia di operatrici ed operatori sociali in appalto e dipendenti comunali, così come quelle realizzate nelle scorse settimane, dai lavoratori della logistica, della scuola, della produzione, dei trasporti e dei servizi, evidenzia la necessità di una risposta unitaria e conflittuale di tutto il mondo del lavoro. Crediamo che oggi vi sia la necessità e la possibilità di unire le lotte e i soggetti conflittuali dietro poche e semplici parole d’ordine quali salute, sicurezza sul lavoro, garanzia del diritto all’istruzione, reddito e salario garantiti al 100%”. Una riunione sarà convocata in settimana per decidere le prossime mosse.