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Lavoratori spettacolo-cultura: Regione “faccia più di un concerto in piazza”

La presa di posizione dopo una kermesse “a sostegno degli invisibili” promossa sabato scorso da viale Aldo Moro. Servono “ulteriore sostegno economico” e il coinvolgimento di “tutte le forme del lavoro nel settore” per “portare effettivamente innovazione e tutela”.

18 Settembre 2020 - 14:37
“C’è bisogno di misure concrete. C’è bisogno di una presa di posizione forte, da parte della Regione, per avere il coraggio di creare una volta per tutte delle norme ad hoc, per andare a sopperire alle grosse carenze su tutela salariale e di sicurezza, per andare a rendere non solo visibile, ma dignitoso per un lavoro che è spesso sommerso”. Lo scrivono i Professionisti Spettacolo e Cultura – Emilia Romagna, in un post su Facebook che prende le mosse da un concerto “a sostegno degli invisibili” tenutosi sabato scorso.

“Non siamo intervenuti prima per svariati motivi – spiegano – tra i più importanti per rispetto di tante e tanti operatori dello spettacolo che si sono ritrovati a lavorare in quella piazza, e per capire di cosa avrebbe parlato effettivamente questo concerto. Sabato finalmente si è parlato della categoria da parte delle istituzioni, con la presenza di Stefano Bonaccini (on-line) e Mauro Felicori (assessore regionale alla cultura, ndr), come richiesto da tempo da lavoratrici e lavoratori del settore, a partire dal presidio sotto la regione Emilia Romagna del 3 marzo portato avanti con altre categorie e altre iniziative portate avanti off e on line durante tutto il lockdown“.

Prosegue il collettivo: “Ora, dopo 8 mesi di fermo e bonus una tantum erogati (non sempre) dallo stato, la regione deve fare di più di un concerto in piazza. L’invisibilità il settore Spettacolo e Cultura se l’è già tolto nei mesi scorsi, andando in piazza il 30 maggio proprio sotto le due torri e il 27 Giugno a Roma, costruendo assemblee di confronto e stilando documenti mandati alle istituzioni, andando al confronto con il governo.Ora. Lo abbiamo esplicitato più volte, ci siamo anche incontrati con l’Assessore alla Cultura Matteo Lepore della città di Bologna, e c’era l’intenzione di formare una ‘Carta dei diritti dell’operatore spettacolo e cultura’, poi più nulla. C’è bisogno di ulteriore sostegno economico, come stanno facendo le Regioni con il Piemonte, il Veneto e la Campania, per lavoratori e lavoratrici che si sono visti lavori annullare da un momento all’altro. Accogliamo quindi la volontà di scrivere un manifesto del settore con positività, noi dal nostro canto lo abbiamo già. Attendiamo un inizio dei lavori che coinvolga tutte le forme del lavoro nello spettacolo e nella cultura, e tutte quelle realtà, come Professionist* Spettacolo e Cultura e la rete intersindacale RISP, per portare effettivamente innovazione e tutela al settore. Viviamo in una regione in cui Parma è la città della cultura 2020, e lo rimarrà fino al 2021. Ma cos’è la cultura senza chi la opera?”