Culture

La vertenza Yoox sul tavolo dell’Ispettorato del lavoro

A chiederne l’intervento sono i Si Cobas, con una segnalazione riguardante “il principio delle pari opportunità e della parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione”. Intanto, aumentano ancora le firme a sostegno delle lavoratrici in lotta: aderiscono anche Guccini, Barbero, Guerra, Scattigno. E tornano in piazza anche i lavoratori della cultura.

17 Dicembre 2020 - 11:42

In relazione alla vicenda dell’appalto Ynap-Lis affidato da Yoox, comunica il sindacato Si Cobas, nella giornata di martedì “abbiamo proceduto al deposito di una richiesta di intervento, regolarmente notificata alle parti datoriali, presso l’Ispettorato territoriale del Lavoro, avente ad oggetto la violazione del D. Lgs. 26 marzo 2001, n.151, recante il Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, la denuncia della violazione articolo 37 Costituzione in relazione al dlgs 11 aprile 2006 n. 198, Codice delle pari opportunità tra uomini e donne, nonché dell’art. 19 della direttiva 2006/54/CE, riguardante l’attuazione del principio delle pari opportunità e della parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione e impiego”.

Continua il comunicato: “Resta aperta, come da sempre, la questione sulla legittimità dell’intermediazione di mano d’opera, alla luce delle modalità di svolgimento della prestazione e della durata della medesima. La richiesta di intervento, in relazione al fenomeno della discriminazione diretta, è stata inoltrata anche alla Consigliera di parità dell’Emilia Romagna, affinchè disponga accertamenti nel senso indicato. Da ultimo prendiamo atto che alcune dipendenti, attualmente sostengono il percorso aziendale, confermandone la regolarità. Teniamo a precisare che si tratta di ex dipendenti Mr.Job che hanno raggiunto un certo livello di tranquillità professionale attraverso le lotte e l’azione giudiziaria condotta negli anni addietro con Si Cobas. Molte di loro nel 2017 sono state direttamente assunta da Ynap, diversamente da tutti i dipendenti in appalto Lis Group che continuano ad avere un trattamento differenziato e peggiorativo. Rispetto alle affermazioni fatte a mezzo stampa dai responsabili confederali e in particolare da parte della Cgil, non possiamo che registrare il nostro sconcerto di fronte alla mancata sensibilità sindacale su un tema cosi’ importante come quello della tutela dell’occupazione femminile. Mentre l’Ispettorato del Lavoro conferma dati sempre più preoccupanti sul vertiginoso aumento del numero delle ‘dimissioni volontarie imposte’ alle donne all’epoca del Covid la Cgil minimizza la questione”.

Nel frattempo, ha segnalato ieri il Coordinamento Migranti, “le firme a sostegno delle lavoratrici Yoox continuano ad aumentare, e sono ormai quasi 1400! Hanno aderito all’appello anche volti noti, da Francesco Guccini e Zerocalcare al ‘Pojana’ Andrea Pennacchi, dallo storico Alessandro Barbero alle storiche femministe Elda Guerra e Anna Scattigno, da dall’atleta paralimpica Sofia Righetti all’attrice Serra Yilmaz, dall’artista guatemalteca Regina José Galindo a fumettiste molto note come Giulia Spagnulo ‘Zuzu’ e Stefania Lancia ‘Sted’. Molto sono le firme collettive, di gruppi e associazioni, e anche parte del mondo sindacale si schiera a fianco delle operaie Yoox. Oltre a firme Si Cobas, sono giunte adesioni anche da Cgil e Fiom, fra queste quelle di Eliana Como (Direttivo Nazionale Cgil – il Sindacato è un’altra cosa), Gianplacido Ottaviano (Rsu Fiom Bonfiglioli Riduttori, Bologna – Giornate di Marzo), Savina Ragno (Filcams Cgil, Bologna), Giuliana Righi (Direttivo Cgil Bologna). Dal mondo dell’università arrivano poi adesioni anche da oltre i confini. L’appello ha visto infatti arrivare firme dal Perù (Irene Palla, ricercatrice Idehpucp) all’Ungheria (Luca Sandrini, ricercatore Qsms), dal Messico Amarela V. Huerta (professoressa, San Lorenzo Tezonco) agli Stati Uniti (David R. Roediger, University of Kansas), dall’India (Paula Banerjee, Università di Calcutta) all’Irlanda (Laurence Cox, docente alla National University of Ireland), dall’Austria (Vanja Cavarero, ricercatrice) alla Bulgaria (Raia Apostolova, Bulgarian Academy of Science), dalla Spagna (Carmen Martinez, Università di Madrid) alla Germania (Manuela Bojadzijev, Leuphana University Lüneburg). A queste vanno ovviamente aggiunte adesioni dalle università italiane. Fra le altre quelle di Ferruccio Gambino (Università di Padova), Furio Ferraresi (Università della Val D’Aosta), Federico Losurdo, Piera Campanella e Raffaella Sarti (Università di Urbino), Maria Rosaria Stabili (Università Roma Tre), Olivia Bonardi (Università di Milano), Raffaella Baritono, Anna Ciannameo, Donata Meneghelli e Sandro Mezzadra (Università di Bologna)”.

Ieri infine sono tornati a farsi sentire anche i lavoratori della cultura, con un presidio ai Giardini Margherita in contemporanea con molte altre città italiane nell’ambito della mobilitazione lanciata dalla campagna Mi riconosci? Sono un professionista dei beni culturali. Netflix della cultura, bonus, ristori “non sono le risposte che vogliamo. Chiediamo risorse a lungo termine non solo per far ripartire il settore culturale ma anche per cambiarlo”, hanno detto i manifestanti: “Non possiamo tenere i centri commerciali e i negozi aperti e non riaprire i musei o le biblioteche perchè è un diritto sacrosanto di ogni cittadino ricevere servizi culturali”. Governo e ministero riconoscano “le nostre priorità, che si trovano soprattutto nelle piccole comunità, legate dalle associazioni culturali, le biblioteche, i circoli, dove troviamo la nostra identità. E’ da lì che si riparte”. E per questo, i lavoratori della cultura, più che bonus, chiedono “progettualità, investimenti e risorse a lungo termine. Il Governo s’impegni a riconoscere che la cultura non è tempo libero, non è un passatempo ma e’ un nostro diritto essenziale”.