Storia e memoria

La strage di via Gobetti e la memoria selettiva

Ventinove anni fa la banda della Uno Bianca uccideva due abitanti di un campo sinti. Un episodio che si fatica a ricordare, come se fossero morti di poco conto, e che di contro l’anno scorso qualcuno ha insultato rimuovendo e gettando la corona commemorativa.

23 Dicembre 2019 - 15:01

Domenica 23 dicembre 1990, ore 8,15. Due uomini arrivano al campo siniti di via Gobetti a bordo di due auto, una Fiat Uno bianca e una Y10, e sparano tra gli otto e i quindici colpi, uccidendo due persone, Rodolfo Bellinati e Patrizia Della Santina e ferendo gravemente Sara Bellinati, una bambina di appena sei anni e Lerje Lluckaci, 34enne”. Nei giorni successivi un abitante del campo fu chiamata in questura e tra i poliziotti riconobbe uno degli aggressori: si chiamava Roberto Savi, ma nessuno le diede ascolto. La pista era quella delle bande di rapinatori slavi. Un ipotesi che non spiegava, però, come mai le stesse armi dei raid fossero state utilizzate all’Ipercoop (il 22 dicembre 1990, due migranti africani feriti) e al Pilastro (il 4 gennaio 2001, tre carabinieri uccisi). Solo nel 1994 emerse che la “Banda della Uno bianca”, che nel corso di sette anni fece 24 morti e 102 feriti, era composta da cinque poliziotti, con marcate simpatie neofasciste. La domanda che questo giornale pone da anni resta senza risposta: chi c’era dietro a quella banda, chi ha fornito protezione?

Il ricordo della strage del campo Sinti è scemato nel tempo, non sembra meritare la stessa attenzione delle altre morti della Uno bianca, le istituzioni non lo commemorano da oltre vent’anni, quando c’è stato un piccolo ricordo è stato merito di iniziative autogestite di collettivi e sinistra radicale. Difficile non individuare una forma di razzismo, per quanto inconscio e non dichiarato, nel considerare i sinti meno persone di noi, anche quando morti ammazzati da uomini bianchi e italianissimi, fascisti, sbirri.

Ai primi di gennaio di quest’anno, un lettore inviò a Zic la foto della corona commemorativa della strage, rimossa da via Gobetti e buttata dal ponte Matteotti sopra la stazione: “Qualcuno, che sapeva bene quello che faceva e probabilmente con simpatie simili ai criminali della Uno Bianca, l’ha presa e buttata dal ponte Matteotti sopra la stazione. Spero che il Comune di Bologna e il Quartiere Navile intervengano e pongano riparo”. Ecco chi sono quelli che non dimenticano: quelli per cui due sinti morti sono stati troppo pochi.