Culture

La Procura chiede l’archiviazione per Oreste Scalzone

Lo comunica il suo avvocato dopo l’inchiesta aperta sulle frasi pronunciate durante il corteo per il 40esimo anniversario del ’77. Intanto, Cua: “Giù le mani dal murale di piazza Verdi”. Da LuBo solidarietà agli studenti sospesi.

21 Aprile 2017 - 16:17

Si sgonfia rapidamente l’inchiesta aperta dalla Procura di Bologna contro Oreste Scalzone, accusato di istigazione a delinquere per alcune frasi da lui pronunciate durante le manifestazioni per il 40esimo anniversario del marzo ’77 e della morte di Francesco Lorusso.

“La Procura di Bologna chiede l’archiviazione per Oreste Scalzone. Peccato ci saremmo divertiti”, ha scritto su Facebook l’avvocato che difende Scalzone, Marina Prosperi.

Al fondatore di Potere operaio ed esponente di Autonomia Operaia era stato contestato di aver invitato gli studenti ad essere “più sovversivi” e, in caso di attacco della polizia, a difendersi “anche con le bottiglie”.

Lo stesso tema è al centro del grande murales che ormai da tempo campeggia in piazza Verdi, finito al centro del dibattito in Consiglio comunale, due giorni fa, alla luce di un ordine del giorno proposto dalla Lega Nord per sollecitare la cancellazione del disegno, addirittura ipotizzando un intervento in prima persona degli stessi consiglieri, pennello alla mano. Sulla vicenda interviene il Cua: “Giù le mani dal murale di piazza Verdi! Non può stupire che una battaglia che riguarda la gestione dello spazio urbano vada a coinvolgere anche il livello simbolico. E così, nel consiglio comunale di ieri mattina (mercoledì, ndr), la consigliera della Lega Nord Lucia Borgonzoni, come ciclicamente avviene da alcuni anni a questa parte, ha proposto un ordine del giorno per la rimozione di un murale dalla zona universitaria; questa volta ad essere sotto accusa è il murale di piazza Verdi nel quale sono rappresentate le giornate del 27 maggio 2013 e del 2 giugno 2016, affiancate da una monumentale iscrizione che recita: ‘Storia partigiana’. La mozione, seppur non votata, ha raccolto il consenso della maggioranza dei partiti rappresentati nel consiglio, tra cui il Partito Democratico. Ebbene, dicevamo, non possiamo essere sorpresi nel vedere i rappresentanti del potere politico di questa città nuovamente all’attacco di ogni forma di resistenza al loro progetto repressivo di omogeneizzazione, svuotamento e gentrificazione, anche ove essa si ponga ad un livello simbolico, come nel caso della rappresentazione artistica della memoria storica di una piazza. Non può certo andare a genio a chi vorrebbe trasformare la nostra città in una vetrina o in un centro commerciale per turisti, silenziando il conflitto sociale e chiudendo gli spazi di aggregazione, per questi soggetti sicuramente era impensabile che il 27 maggio 2013 si svolgesse un’assemble pubblica in piazza Verdi, decisero così di mandare la forza pubblica a tentare di impedirla, forza pubblica che fu poi cacciata da chi quella piazza la vive e la fa vivere quotidianamente; o a chi ha intenzione di organizzare scorribande razziste a scopo elettoralistico, che i muri dei nostri quartieri conservino la memoria della resistenza ai loro progetti. Eppure, al netto delle lagne di questi soggetti, nella nostra zona universitaria è ancora forte la voce di chi non abbassa la testa; vibra ancora nell’aria il respiro di chi negli scorsi mesi ha lottato per un pranzo accessibile davanti alle porte della mensa di piazza Puntoni e di chi si è opposto con fermezza e determinazione allo sciagurato tentativo di sbarrare il libero accesso alla biblioteca di lettere in via Zamboni 36. Per questa ragione, quel filo rosso che lega la cacciata della polizia che cercava di impedire un’assemblea pubblica in piazza Verdi il 27 maggio 2013,giornata che per memoria e, attraverso la lotta, ha segnato in quel luogo la liberazione di uno spazio meticcio e solidale, il respingimento della provocazione leghista del 2 giugno dello scorso anno alle più recenti battaglie che attraversano oggi la zona universitaria non può essere cancellato per decreto. La storia della zona universitaria oggi conserva ancora viva la memoria partigiana di quanti si sono battuti in questi anni per i diritti sociali e la libertà degli spazi di aggregazione. Per questa ragione quel murales, fatto alla luce del sole davanti a centinaia di persone, non dovrà essere toccato e lo difenderemo con rabbia e determinazione, casco in testa e spalla a spalla come nei giorni di battaglia contro i tornelli e la polizia al 36″.

Intanto, LuBo solidarizza con gli studenti che qualche giorno fa sono stati sospesi dal Senato accademico per le proteste contro il caro-mensa: “Esprimiamo piena solidarietà e vicinanza agli studenti che hanno subito la sospensione dalle attività accademiche,in seguito alla decisione presa dal Senato accademico dell’Università di Bologna. Riteniamo inaccettabile tale provvedimento, in quanto un organo che dovrebbe fungere da garante del diritto di opinione ed espressione all’interno degli spazi universitari si è invece adoperato per reprimere il dissenso politico espresso dagli studenti e dalle studentesse che richiedevano un servizio mensa meno caro ed accessibile a tutte e tutti. Teniamo dunque a ribadire che non tollereremo ulteriori provvedimenti indirizzati a limitare la partecipazione alle attività didattiche e sociali degli studenti e delle studentesse”.