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La piazza transfemminista: “Nessuna tregua ai gruppi anti-scelta!”

Ieri al Nettuno l’iniziativa di collettivi e realtà lgbtqia per contestare i no gender, che in città manifestavano in piazza San Domenico contro la proposta di legge per contrastare la violenza omolesbobitransfobica.

12 Luglio 2020 - 11:06

Un partecipato presidio si è tenuto ieri in piazza del Nettuno, convocato da realtà femministe, transfemministe, lgbtqia e queer contro la manifestazione nazionale organizzata dai gruppi no gender, che nelle stesse ore a Bologna manifestavano in piazza San Domenico contro la proposta di legge in discussione in parlamento per contrastare la violenza omolesbobitransfobica. Ai microfoni della piazza transfemminista le attiviste hanno spiegato come i no gender riuniti nell’altra piazza cittadina siano quelli che “vogliono impedire la libertà di scelta”. Per questo, hanno detto, “non chiamiamoli pro-vita: chi è per la vita siamo noi, una vita libera dall’oppressione dell’eteropatriarcato”. La piazza, convocata da B-Side PrideLaboratorio Smaschieramenti, Rete Bessa, Non Una Di Meno, Mujeres Libres, La Mala educación, Ombre Rosse Uni lgbtq e a cui ha aderito anche Vag61 ha messo in luce con numerosi interventi i contesti politici da cui nascono i gruppi no gender, la sempre più significativa capacità di intervento che questi hanno all’interno di contesti istituzionali e in particolar modo scolastici, l’ampia disponibilità economica di cui godono e la loro ramificazione in ogni continente.

Fra gli interventi quello della Rete Marciona del Coordinamento Pride transfemminista 2020: “La legge, dicono quelli che oggi manifestano contro il ddl Zan-Scalfarotto, sarebbe in contrasto con la libertà di opinione. Li conosciamo bene i  catto-reazionari dietro queste piazze, sono quelli del movimento pro-life, della famiglia naturale, gli antiabortisti, quelli per i quali la donna è madre e custode del focolare domestico, quelli per i quali l’omosessualità va curata anche a suon di botte, quelli che la transessualità è perversione. Gli alfieri e le ancelle dell’oppressione eteropatriarcale scendono in piazza oggi chiedendo che venga tutelata la loro libertà di opinione, ma sappiamo benissimo che vogliono difendere la loro libertà di oppressione. Conosciamo il mondo che vogliano proteggere, conosciamo sulla nostra pelle la violenza omolesbobitransfobica e sappiamo benissimo che l’obiettivo della destra cattolica di declassarla a un problema da non affrontare mai e da invisibilizzare è funzionale al mantenimento del sistema eteropatriarcale attorno al quale si tutela il privilegio del maschio bianco”.

Nel corso del presidio si è parlato anche di scuola, attraverso le parole di Rete Bessa: “Il mondo della scuola da anni è sotto attacco dai gruppi no gender, che hanno anche interessi forti all’interno delle scuole private, e che sistematicamente producono vademecum per i genitori all’interno delle scuole. Dal 2015 gli attacchi sono sistematici, e finalizzati a costruire una scuola di bianchi eterosessuali. Noi invece vogliamo una scuola aperta alle soggettività Lgbt sia per gli insegnanti che per gli studenti. La violenza che parte dai generi. Dobbiamo costruire uno spazio sicuro nelle scuole. Violento è il sistema patriarcale. Dobbiamo agire quando gli stereotipi di genere vengono impressi nei giovani, dove il genere viene imposto e costruito. Per questo vogliamo un cambiamento radicale della scuola e vogliamo che alla scuola vadano i soldi. Esprimiamo inoltre solidarietà alle agli insegnanti costretti a nascondere la propria sessualità dentro le scuole”.

Dal collettivo Mujeres Libres si segnala infine una riflessione “sulla necessità di parlare ancora di antifascismo nella lotta transfemminista e in particolare quando ci troviamo a parlare dei movimenti no gender o meglio antiscelta. A livello internazionale esiste una fittissima rete che vede conivolti partiti di estrema destra e il mondo dell’associazionismo cattolico. Quando diciamo rete dobbiamo immaginare un network che muove tantissime persone, dai professionisti a giovani attivisti, con dietro strutture molto potenti e ben coordinate tra loro in grado di spostare finanziamenti in ogni parte del mondo. La cosa che ci preme sottolineare è che i gruppi neofascisti sono parte integrante degli antiscelta aka no gender. Sia negli Stati Uniti che in Italia i movimenti di estrema destra portano avanti idee omofobe e misogine, e come sappiamo, non si limitano di certo a ‘chiacchierare’, visto che sentiamo ogni giorno di violenze contro lebsiche trans e gay. Con il dispiegarsi dei movimenti no gender antiscelta i fascisti possono usare un nuovo terreno d’azione rinunciando anche all’immagine del fascista duro epuro per usare all’occasione quella del parrocco, del padre che fa storie per un laboratorio a scuola, o dell’associazione che si occupa ‘semplicemente’ di bambini e famiglia. L’ambiguità l’abbiamo vista con il neofascismo alla casapound durante i loro inizi e non ci abbiamo messo molto a capire che era solo un modo diverso di presentare la stessa merda fascista. Ora i neofascisti alimentano le tantissime realtà antiscelta italiane, le finanziano e le proteggono: è essenziale avere chiaro che dietro i cosiddetti no gender non c’è nessuna famiglia del mulino bianco, ma interessi economici politici il cui braccio sono i fascisti di forza nuova e simili”.