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La pausa pranzo di Santa Insolvenza: ecco la pasta e pomodoro che non piace a Fornero [foto+video]

Torna la campagna #lottomarzo contro la riforma del mercato del lavoro. Mentre la ministra era in visita in città, flash mob per il reddito di base incondizionato davanti agli uffici locali del dicastero in viale Masini

16 Marzo 2012 - 16:59

“Se vi diamo il reddito voi non fate nulla per il paese, vi sedete e mangiate pasta e pomodoro”, diceva una settimana fa a Roma la ministra Fornero alle precarie di #occupywelfare che ricevette dopo un blitz alla sede del dicastero. Così le precarie e i precari devoti a Santa Insolvenza si sono ritrovati oggi durante la propria pausa pranzo in viale Masini, davanti agli uffici del Ministero del Lavoro, distribuendo gratuitamente proprio quella “pasta e pomodoro” che così poco piace alla ministra. Un flash mob contro la riforma del mercato del lavoro e per il reddito di base incondizionato

> Il video della redazione:

> Fotografie di Michele Lapini:

> Il testo distribuito durante il flashmob:

#LottoMarzo atto II
C’è il sole, c’è la pasta, c’è il pomodoro… manca solo il reddito!

 Lasciate che mi presenti. Sono Santa Insolvenza, protettrice delle precarie e dei precari.

Forse ci siamo già conosciuti a ottobre, davanti a Banca d’Italia e dentro gli uffici Unep, da dove partono i pignoramenti. Oppure in corteo a Roma, o a novembre dentro il Cinema Arcobaleno, che per cinque formidabili giorni è stato il mio Community Center. O forse a dicembre abbiamo fatto la spesa assieme, quando la coop non ha voluto farci lo sconto.

Se ci siamo conosciuti mi hai sentito sicuramente parlare del debito, pubblico e privato, e del sacrosanto diritto di sottrarsi al ricatto e rifiutarsi di pagarlo.

Ma c’è un altro ricatto che mi fa andare su tutte le furie: quello che ci impedisce di scegliere. Di scegliere che lavoro fare e per quanto tempo farlo, di scegliere di studiare senza lavorare o di lavorare senza studiare. Di scegliere chi amare e con chi andare a letto, se fare dei figli o no, se avere una famiglia, due, cento o nessuna. Di scegliere la nostra strada nella vita. Insomma, di scegliere.

Voglio e vogliamo riconquistare in prima persona la facoltà di autodeterminare le nostre scelte, riprenderci l’accesso universale ai servizi fondamentali, ai beni comuni, e reclamare un reddito di base slegato dal lavoro: seicento euro al mese per tutti/e, cioè quanto basta per superare la soglia di povertà calcolata dall’Istat.

In tutt’altra direzione sta andando il governo Monti con la riforma del lavoro a cui in questi giorni sta dando un’accelerazione formidabile, con tanto di inedita riappacificazione con i sindacati concertativi. Da una parte, incentivando per via fiscale contratti a tempo lungo, come quello di apprendistato per chi ha meno di 29 anni, ma imponendo la rinuncia a quisquiglie come una bella fetta di stipendio, l’indennità di malattia o la tutela dal licenziamento senza giusta causa (art. 18).

E chi ha più di 29 anni?! Già ora fatica a trovare anche ai lavori semischiavistici che occupano molti ventenni: con l’apprendistato “prevalente” si troverebbe ancor più tagliata fuori dal mercato del lavoro.

Dall’altra, trasformando gradualmente i pochi e insufficienti ammortizzatori sociali attualmente in vigore in “assicurazioni sociali”. Ovvero: il sussidio ce lo pagheremo da soli, con un contributo calcolato sugli stipendi e che va ad aggiungersi a quello previdenziale e alle imposte. Ovviamente condizionato, anzi condizionatissimo. Le soglie sarebbero le stesse dell’odierno sussidio di disoccupazione: 2 anni di anzianità assicurativa e almeno 52 settimane di lavoro nell’ultimo biennio. Insomma: una presa in giro.

Ma cara ministra, la pazienza delle precarie e dei precari non è affatto infinita. Presto sceglieremo, sceglieremo di fermarci. E se ci fermiamo noi, si blocca tutto. E’ tempo di sciopero precario!

Giovedì 8, mentre a Bologna ero con i miei devoti impegnata nell’operazione #lottomarzo davanti al centro per l’impiego, il mio amante San Precario, con tante precarie e precari, è andato ad occupare il ministero del lavoro: #occupywelfare! La Ministra Fornero ha incontrato alcune di loro, che hanno ribadito la proposta di un reddito di base incondizionato, come unica via d’uscita dal ricatto della precarietà. La risposta? Eccola: “Se vi diamo il reddito voi non fate nulla per il paese, vi sedete e mangiate pasta e pomodoro”. E c’è di più, alle precarie che chiedevano alla Ministra una presa di parola politica su questioni quali le dimissioni in bianco, la disparità di salario e reddito delle donne,  ha pensato bene di risponderli con un prezioso suggerimento: trovare un marito che si occupi anche della casa, come il suo. Beh tra un ex Presidente del Consiglio che invitava le precarie a sposare suo figlio e un Ministro del Lavoro che vorrebbe darle in sposa ad un marito “casalingo” non trovo molte differenze…

Oggi, mentre la cara Ministra è in visita nella mia città, ho pensato bene di offrire io a tutti i precari e le precarie, qui davanti agli uffici bolognesi del ministero, proprio quel famoso sacrosanto piatto di pasta e pomodoro che forse senza reddito non tutt* ci possiamo permettere ma che proprio un lusso non mi pare.

Santa Insolvenza