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La marcia dei migranti: “Per la libertà, contro il razzismo e contro lo sfruttamento!” [foto+audio]

Manifestazione del Coordinamento Migranti (con Blm e Nudm) dal Cas di via Mattei alla Prefettura. Sgb, Usi-Cit, Cobas, Unione Inquilini in corteo da piazza Gavinelli verso il centro. Presidio dell’Usb in piazza dell’Unità e poi Antifasciste/i in corteo verso il centro. Cua su manifestazione destra: “Fuori i fascisti dalla città”. Saperi Naviganti in piazza Verdi.

01 Maggio 2021 - 14:28

“La lotta contro le condizioni in cui si è costretti a vivere al Mattei e in altri centri è una lotta di tutte e tutti, migranti e non, per la libertà, contro il razzismo e contro lo sfruttamento!”. Come annunciato nei giorni scorsi, il Primo maggio delle/i migranti ha preso corpo con una marcia partita stamattina dal Cas di via Mattei per raggiungere la Prefettura e poi piazza Maggiore. “Non ci stiamo all’indifferenza della prefettura e della questura! Documenti ora! Permesso di soggiorno europeo incondizionato per tutte e tutti!”, è una delle rivendicazioni lanciate dal Coordinamento Migranti durante la marcia. “Bologna funziona perché c’è l’Interporto. E l’interporto- sottolinea ancora il Coordinamento- funziona perché ci sono lì dentro i migranti che ci lavorano. Oggi, Primo maggio, diciamo basta allo sfruttamento e al razzismo. Chi è più lavoratore dei migranti che ogni giorno, ogni di notte, fanno carico e scarico, per ore, con dei contratti di pochi giorni che ti legano a questo sistema di sfruttamento, che vengono chiusi al centro Mattei ammassati in camerate da 12/15 persone? Basta! Questa è una lotta transnazionale! Vogliamo essere liberi di muoverci tutte e tutti! Vogliamo un permesso di soggiorno europeo incondizionato, slegato dal contratto di lavoro!”. Ha aderito alla mobilitazione Black Lives Matter Bologna, per manifestare “contro le inaccettabili e degradanti condizioni di vita all’interno del Cas di via Enrico Mattei. Il razzismo sistemico e istituzionale contro il quale si battono da settimane i migranti che vivono nel ‘centro di accoglienza’ è quello delle condizioni igienico sanitarie minime non garantite durante una pandemia, del lavoro utilizzato come strumento ricattatorio e di sfruttamento, dei permessi di soggiorno negati o troppo a lungo attesi, della minaccia della Prefettura di far valere la regola del ‘patto di accoglienza’ che costringerebbe chi guadagna più di 500 euro al mese ad abbandonare la struttura”. Ha partecipato anche Non Una Di Meno, “per dare voce a tutte le donne e gli uomini migranti che non accettano che violenza patriarcale e sfruttamento siano l’unica via per avere un permesso di soggiorno”.

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Un altro corteo, anche questo diretto verso il centro della città, sempre stamattina è partito da piazza Gavinelli dove si è svolto il presidio promosso da Sgb, Usi-Cit, Cobas e Unione Inquilini con l’adesione di Prc, Pcl, Pci, Nessuno resti indietro, Comitato NO autonomia differenziata E.R., Rete intersindacale operatrici e operatori sociali, collettivo Passatempo Zola Predosa.

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La manifestazione lanciata dell’Usb si è invece svolta in piazza dell’Unità. Dalla stessa piazza è partita della manifestazione convocata a firma Antifasciste e antifascisti di Bologna per contestare la manifestazione di estrema destra annunciata in piazza della Pace nel pomeriggio.

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Sulla manifestazione della destra interviene anche il Cua: “Fuori i fascisti da Bologna! La zona universitaria è antifascista, antisessista e antirazzista. Sui muri, nelle iniziative, nelle lotte che attraversano le strade di Bologna vive lo spirito partigiano e antifascista che ha sempre caratterizzato la nostra città. L’antifascismo è una pratica quotidiana che si coltiva collettivamente, che si concretizza nelle azioni di ogni giorno e che ogni giorno si tesse nelle maglie cucite da compagni e compagne che popolano, attraversano e vivono le città. Provocazioni fasciste, razziste, sessiste e xenofobe troveranno sempre ai propri posti quanti e quante non permetteranno l’avanzamento di tutto ciò che di aberrante c’è al mondo. In un momento storico in cui le nuove destre tentano uno sdegnoso sciacallaggio sui disastri della pandemia, e alle porte di una giornata in cui questi soggetti paventano comizi in città, Bologna è determinata a ribadire la risposta che da sempre riserva a questi squallidi fascisti: no pasaran, nè ora nè mai. In nessun caso la zona universitaria accetta provocazioni fasciste! Nella memoria l’esempio, nella lotta la pratica”.

Saperi Naviganti ha invece promosso un concentramento universitario (alle 15 in piazza Verdi) dal quale poi raggiungere la manifestazione del Primo maggio lanciata da Riders Union in piazza Nettuno: “In occasione del Primo maggio, noi student* di Bologna riteniamo necessario scendere in piazza in quella che sarà una grande giornata di convergenza delle lotte al fianco di riders, lavoratori e lavoratrici dello spettacolo, del sociale, del mondo dell’educazione e del mondo del lavoro in generale, perché le loro lotte fra qualche anno ci coinvolgeranno in prima persona. Noi student*, precari di domani, veniamo troppo spesso trattati come mera futura forza lavoro da formare macchinosamente nel minor tempo possibile in un’ottica finalistica incentrata esclusivamente sul futuro lavorativo, e per niente sul presente di formazione, di crescita diversificata e di produzione di sapere vivo, libero e critico. Dopo un anno e mezzo in cui siamo stat* rilegat* nel dimenticatoio dell’agenda politica nazionale, ci sentiamo sempre più carne da macello inserita in un sistema che della componente umana si è ormai scordata. Scendiamo in piazza perché nel mondo dell’istruzione siamo sempre l’ultima ruota del carro e la situazione attuale è diventata insostenibile: ora più che mai alzeremo la voce per farci sentire. La crisi sanitaria che tutt* stiamo affrontando non ha evidenziato problemi sconosciuti, ha solo portato a galla le colossali falle e l’inadeguatezza del sistema universitario e accademico italiani. Ci riteniamo protagonist* nella piazza del primo maggio perché, come i lavoratori e le lavoratrici di ogni settore, riteniamo necessario un cambio strutturale”.