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L’8 marzo cambia lo stradario: da “piazzetta degli Umarells” a “piazzetta delle Partigiane”

Lo segnala Resistenze in Cirenaica, rione in cui “le piazze dicono le cose giuste”. Palestra popolare Vag61, Hobo, Cobas sostengono lo sciopero femminista. Fdi, dopo l’annuncio di un presidio in piazza Verdi, sarà in Liber Paradisus. Pugno Chiuso all’Acer per le “donne cacciate dall’Erp”. I dati sull’attività dei centri antiviolenza.

08 Marzo 2019 - 09:25

“La voce è corsa nel rione e siamo andati a vedere: proprio alla vigilia dell’8 marzo, la cosiddetta ‘piazzetta degli Umarells’, il giardino pubblico tra via Libia e via Scipione dal Ferro, ha cambiato nome e adesso si chiama ‘piazzetta delle Partigiane’. Nel rione Cirenaica, le vie e le piazze parlano, e dicono le cose giuste al momento giusto”. E’ la segnalazione diffusa ieri su Facebook da Resistenze in Cirenaica, che aggiunge: “Ne approfittiamo per invitare tutt* domattina (oggi, ndr) dalle 8,30 in piazza Maggiore, alle 13 al pranzo in piazza Verdi e al corteo dell’8 marzo, concentramento alle 17 in piazza XX Settembre!”. In piazza Maggiore ci sarà anche la Palestra popolare Vag61, che “si allena e manifesta” e propone anche un progetto fotografico, “Tecniche di altro genere”, che viene così presentato: “Il fatto che nella maggior parte delle lingue la parola ‘uomo’ sia sinonimo di ‘essere umano’ dovrebbe, nel 2019, essere un mero anacronismo. Spiacevole, ma innocuo. Invece in tanti – troppi – punti del globo le donne rimangono meno esseri umani degli uomini. Dai crash test delle automobili che tengono in considerazione solo le misure dei corpi maschili all’importanza ridicola attribuita alle competizioni sportive femminili, la donna viene puntualmente esclusa dall’equazione, continuando a confermare un gender gap ignobile. Noi, atlete della Palestrina popolare, per i crash test non possiamo fare molto; ma per quello che riguarda i nostri sport sì. Gli sport da combattimento sono a torto considerati attività prettamente maschili: noi siamo la prova vivente che ciò non è vero. Le tecniche di boxe e muay thai da noi illustrate sono diverse da quelle che trovereste in un tradizionale manuale sportivo, diverse non nella tecnica rappresentata ma nel genere dell’essere umano rappresentante. Sono, per l’appunto, Tecniche di Altro Genere”. Questa invece l’adesione di Hobo alla mobilitazione femminista: “Anche quest’anno l’8 marzo scenderemo in piazza con Non Una Di Meno per portare le nostre ragioni sullo sciopero: contro ogni forma di violenza, contro il patriarcato, contro il divenire produttivo a cui siamo soggette/i, contro qualsiasi oppressione e sfruttamento dei nostri corpi e delle nostre vite! Ci vediamo alle 17 domani in piazza XX Settembre per partire tutt* insieme in manifestazione!”. Rilanciano la giornata dell’8 marzo anche i Cobas, uno dei sindacati che hanno convocato lo sciopeo generale “per dire no alla violenza degli uomini sulle donne, no all’ennesimo attacco dei governi sui diritti delle donne, no al decreto Pillon, no al decreto ‘in-sicurezza’ e per lanciare una grande mobilitazione contro il governo razzista e xenofobo di Di Maio e Salvini”.

Sempre in merito alla giornata di oggi, i parlamentari di Fratelli d’Italia sembrano aver cambiato idea. Nei giorni scorsi, il partito di Giorgia Meloni aveva annunciato un “presidio per la legalità in piazza Verdi”, alle 16,30. Programma a quanto pare cambiato: in circolazione, infatti, ora c’è un appuntamento sempre alle 16,30 ma in piazza Liber Paradisus, per una “passeggiata per la legalità”. Appresa la notizia della presenza di Fdi in piazza Verdi, l’Assemblea antirazzista in Università aveva in un primo momento promosso un presidio per le 13 nello stesso luogo, mentre l’Assemblea rilancia il pranzo sociale femminista delle 13,30 in piazza Scaravilli.

“Acer discrimina le donne della classe operaia”, è l’accusa lanciata da Pugno chiuso, che ieri si è presentata sotto la sede dell’azienda casa in sostegno a tre inquiline “cacciate dalla casa popolare”. Racconta l’associazione: “Abbiamo volantinato per Patty, Shabana e Veronica, davanti Acer e abbiamo trovato ad attenderci una camionetta di carabinieri due pattuglie di polizia e una decina di agenti della Digos, all’ultimo sono sopravvenuti anche due vigli urbani… il tutto perchè il testo del nostro volantino ha terrorizzato i vertici di Acer e del Comune di Bologna”.

Intanto, in occasione dell’8 marzo sono stati diffusi i dati sull’attività dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna: 4.215 le donne in cerca di aiuto che nel 2018 si sono rivolte a una di queste strutture. Fra queste, nove su 10 hanno subito violenza (3.806 pari al 90.3%). Il restante 9,7% si è rivolto ai centri per altre ragioni (5,6%) o si tratta di situazioni in cui non è stato possibile verificare la presenza di violenza (4,1%). Sono il 63,3% le donne che hanno subito violenza fisica, l’89,9% quelle che vittime di violenza psicologica, il 36,5% è per violenza economica, il 13,5% per violenza sessuale. Le donne che hanno contattato per la prima volta uno dei centri perchè hanno subito violenza sono state 3.014, 792 quelle che hanno continuato un percorso iniziato in anni precedenti. Rispetto al 2017, le nuove accolte che hanno subito violenza sono aumentate del 5% (162 in più rispetto alle 2.852 dell’anno precedente) in modo non omogeneo sul territorio regionale. Le italiane che hanno chiesto aiuto sono il 65,9% (1.919).