Attualità

Grecia / Un muro di 12 Km contro i migranti

Quanti sono i muri degli Stati “che si devono difendere” dagli eserciti dei senza speranza, dalle moltitudini dei diseredati che cercano di fuggire da realtà invivibili e da regimi dispotici?

06 Gennaio 2011 - 18:44

Il governo greco ha annunciato che costruirà un muro di 12,5 chilometri al confine con la Turchia. Questa è la soluzione pensata ad Atene per bloccare l’immigrazione clandestina proveniente dall’Asia. Il confine dove dovrebbe sorgere la barriera è il confine di Evros, è la via d’accesso privilegiata per l’immigrazione asiatica e africana verso l’Unione Europea, da quando Spagna e Italia hanno inasprito i loro controlli.
Il confine tra Turchia e Grecia è lungo 200 chilometri, in buona parte corre lungo il fiume omonimo, e il muro, secondo il governo greco, sarà costruito dove “gli ingressi illegali sono più massicci”.
Alle critiche che sono giunte quando è stata resa pubblica la decisione, il governo greco ha risposto attraverso il ministro per la Protezione civile, Christos Papoutsi: “È ipocrita che alcuni, che finora hanno rimproverato alla Grecia di non adempiere ai suoi obblighi nei confronti dello spazio Schengen, ora ci critichino perché rafforziamo le frontiere. Evidentemente, alcuni vogliono che la Grecia diventi una terra di residenza per numerosissimi migranti che voglio recarsi in altri Stati dell’Unione Europea”.
Il ministro ha poi sottolineato lo scarso impegno turco nella lotta all’immigrazione clandestina verso l’Europa.
In realtà, il progetto greco di costruzione del muro è uno dei mezzi che il governo ha scelto per spingere l’Unione Europea a prolungare l’impiego, al confine con la Turchia, degli oltre duecento agenti della Guardia di Frontiera europea. Sono i reparti della Frontex, che in Grecia si compongono di agenti provenienti da Germania, Romania, Austria, Bulgaria, Ungheria, Slovacchia e Danimarca. La missione Frontex ha come compito il controllo dei 12,5 chilometri della frontiera di Evros, appunto, tra le citta’ di Nea Vyssa e Orestiada.
Sul fronte interno, la Grecia ha diversi problemi: il debito pubblico che l’ha portata sull’orlo della bancarotta, tagli che il governo ha fatto per rispondere alle pressioni dell’Unione Europea, le rivolte di giovani e lavoratori che sono seguite a questi provvedimenti.
Oltre a questi “guai”, la Grecia ha pure moltie difficoltà a gestire un aumento del 369% dell’immigrazione. Manca del tutto un piano di accoglienza e di inserimento dei migranti e le sue leggi d’asilo sono molto antiquate e sollevano molte critiche.

QUANTI SONO ANCORA I MURI CHE DIVIDONO?
Spesso si parla del 1989 e del crollo del muro di Berlino, ma quanti muri al mondo ci sono ancora da abbattere?
Sono muri che spezzano le famiglie, che frantumano le identità, che cercano di tenere lontana un’umanità sofferente che preme ai cancelli del “benessere” occidentale, che tracciano una linea di separazione tra mondi che diventano sempre di più ostili.
Sono i muri nell’era della globalizzazione che delega il futuro ai fans delle “guerre preventive” e della democrazia esportata con la forza. Sono i muri di un Occidente “che si deve difendere” da eserciti di senza speranza, da moltitudini di diseredati che cercano di fuggire da realtà invivibili e da regimi dispotici.

UN ELENCO RAGIONATO DEI MURI DELLA VERGOGNA
– Esiste già un muro che divide l’Europa e la Grecia dalla Turchia: è quello di Cipro, che separa la parte nord da quella sud dopo l’invasione turca dell’isola del 1974 e la conseguente guerra.

– In Israele, tra il suo territorio e la West Bank esiste un Muro di separazione. A nord di Tulkarem, la barriera si estende fino al fiume Giordano, al di sotto della frontiera con la Giordania. La cittadina di Tulkarem è isolata dal suo circondario da due muri.
All’altezza dell’agglomerato urbano di Gerusalemme, la barriera è costituita da un muro alto 8 metri. Questo muro serpeggia nei quartieri arabi di Gerusalemme e all’altezza del confine fra gli agglomerati di Gerusalemme e di Betlemme. A sud di Gerusalemme e di Betlemme, la barriera, penetra fino a quasi 10 km in Cisgiordania. Si prolunga poi lungo la Linea Verde, fermandosi a circa 20 km dal Mar Morto.

– Il muro marocchino o muro del Sahara Occidentale è un insieme di otto muri difensivi con una lunghezza superiore a 2.720 km costruito dal Marocco nel Sahara Occidentale. È una zona militare con bunker, fossati e campi minati, edificato con l’obiettivo di proteggere il territorio occupato dal Marocco dalle incursioni del Fronte Polisario.

– La barriera tra Corea del Nord e Corea del Sud. Nel 1953 fu creata una striscia di terra profonda 4 km che allargò il fronte dello scontro tra i due eserciti: quello del Nord e quello del Sud. La “Zona Demilitarizzata Coreana” che percorre la linea ideale del 38° parallelo, nonostante il nome, è riconosciuta come il confine più armato del mondo. Il “Korean Border” rimane un simbolo della tensione latente nella penisola. Tiziano Terzani, che visitò la Corea del Nord nel 1980, parlò di un muro di 240 chilometri.

– Il muro tra Botswana e Zimbabwe, eretto dal Botsawa per “proteggersi” da un’eventuale invasione di immigrazione clandestina zimbabweana. Si tratta di una rete metallica, alta 2 metri, che corre per 200 km. In cima, corre del filo metallico attraversato dall’alta tensione, per dissuadare dall’idea di scavalcare.. Ma il governo del Botswana non intende fermarsi qui. Costi quel che costi, i lavori iniziati nel gennaio 2003 per la costruzione del recinto elettrificato che costeggia lo Zimbabwe andranno avanti fino a raggiungere i 300 chilometri.

– Il muro tra Arabia Saudita e Yemen. Nel 2003 l’Arabia Saudita decise di costruire una barriera di separazione lungo la frontiera con lo Yemen per separare i residenti lungo entrambi i lati del confine. La costruzione della barriera ha lacerato il tessuto sociale della tribù Wayilah del lato yemenita.

– Il muro tra Arabia Saudita e Iraq. Il governo dell’Arabia Saudita ha deciso di costruire un muro nel 2006, con un investimento di 7 miliardi di dollari. E’ sorto ai confini con l’Iraq. Non ha lo scopo di tenere fuori gli iracheni, quanto quello di tenere dentro i sauditi che vanno in Iraq a fare i qaedisti e poi tornano a ripararsi nel regno.

– Il muro di Baghdad. All’indomani della caduta del regime di Saddam Hussein, l’esercito USA ha iniziato la costruzione di un muro a Baghdad, nel quartiere di Sadr City, dividendo, di fatto, il quartiere sciita dal resto della città e creando una énclave di povertà ed emarginazione. Il muro venne costruito di notte dai soldati americani che piazzarono barriere di cemento alte tre metri e mezzo a “proteggere” la più vasta area sunnita della capitale. Non è il primo muro costruito a Baghdad dagli americani, poichè il primo fu quello a circondare la Green Zone nella quale vivono asserragliati gli occidentali ed il governo iracheno.

– Il muro tra Malaysia e Thailandia, lungo 27 km., costruito dai thailandesi al confine con la Malaysia, giustificato ufficialmente per contrastare l’arrivo di armi destinate alla guerriglia musulmana e separatista a Sud del territorio, e per impedire il contrabbando e l’immigrazione illegale.

– Il muro tra Uzbekistan e Kyrgyzstan muro eretto per affermare la sovranità su alcuni territori disputati tra i due stati. Il muro è equipaggiato di sensori e videosorveglianza.

– I muri tra India e Bangladesh e tra India e Pakistan. Il governo indiano ha costruito e sta sviluppando una barriera sul confine con il Bangladesh: una cortina di ferro lunga 4.000 km con l’obiettivo di “frenare gli immigrati, bloccare i terroristi, i trafficanti di droga e i mercanti d’armi”. Tra India e Pakistan c’è un muro di 3.300 km. che divide i due paesi. Il Pakistan ha costruito uno sbarramento di 2.400 km. per controllare la sua frontiera con l’Afghanistan.

– Il muro dell’Iran. Nel 2006 l’Iran comincia la costruzione di un Muro lungo la frontiera di Haji Omran, al confine con l’Iraq, allo scopo di bloccare le incursioni curde nel territorio. I guerriglieri curdi, infatti, si nascondono sui monti Qandil, nel Kurdistan iracheno. La costruzione della frontiera armata (che vede anche la collaborazione della Turchia) mira a colpire al cuore l’identità e l’organizzazione strategica del Pkk.

– Il muro tra Iran e Pakistan. Il governo iraniano sta portando a termine la costruzione di un muro sul confine con il Pakistan.

– Tra Stati Uniti e Mexico, sino ad oggi, sono stati edificati 930 km di muro. Ma la barriera continua a svilupparsi e dovrebbe coprire gran parte del confine tra i due stati.
I messicani lo chiamano “Muro di Tijuana” o “el Muro de la Vergüenza”, gli americani invece, gli danno diversi nomi: “Gatekeeper”, “Operacion Guardian”, progetto “Hold-the-Line” e progetto “Safeguard” nei documenti ufficiali.
La sua costruzione ha avuto inizio nell’800 ma è nel 1994 che il Congresso USA approva ufficialmente l’istituzione di questa frontiera blindata, protetta da armi e alta tensione, per limitare gli immigrati clandestini che tentano di entrare negli USA attraversando il Deserto di Sonora. Nel 2005 è stato approvato un ulteriore rafforzamento della barriera, rendendo la struttura un’opera di dimensioni e costi incredibili.

– Il muro tra Ceuta e Melilla. La barriera eretta dalla Spagna e pagata con fondi europei, divide le due città spagnole (in territorio marocchino) dal resto del Marocco. E’ una barriera elettrificata che la Spagna ha innalzato per sbarrare il passo agli immigrati marocchini o subsahariani. Una barriera doppia, alta da 4 a 6 metri e lunga 9,7 km. intorno alla città di Ceuta e 8,2 km. intorno a quella di Melilla, dove si concentra, appunto, la pressione di milioni di uomini in cammino dall’Africa sub-sahariana.

– Il muro dell’Irlanda del Nord. Di muri, nella città di Belfast ce ne sono ancora parecchi che dividono le zone cattoliche da quelle protestanti. Inutile dire che quando vennero eretti (nei primi anni 70) provocarono la “deportazione” tra le due zone di intere famiglie, e, naturalmente l’idea fu della pacifica e democratica Inghilterra.

I MURI DELLA SICUREZZA
Le scene descritte nel film “La zona”, di Rodrigo Plà (2007), non sono state solo una terrificante metafora, quelle fortificazioni e quell’isolamento di quel quartiere-bene, non si distanzia molto dai mondi blindati, sorti come funghi in questi ultimi anni in varie parti del pianeta.
Da più parti sono stati innalzati i “muri della sicurezza”, come quello di Quebec City che è una barriera di circa 4 km di cemento, con filo spinato e lamiere, costruita nel 2001 nella cittadella di Quebec in occasione del Summit of the Americas ed è rimasto.
Un muro dell’esclusione era stato costruito (e poi abbattuto con picconi, martelli e pale dai residenti del quartiere popolare) su richiesta degli abitanti ricchi del quartiere de La Horqueta (San Isidro) a Buenos Aires. Una barriera, che doveva essere alta tre metri e lunga 270, per difendersi dai poveri, da quelli del barrio della Villa Jardin (San Fernando), e preservare la vita tranquilla del quartiere benestante.
A Rio de Janeiro hanno proposto un murallon anti-favelas.
In Europa, nel 1999, nella città di Ústí nad Labem (Boemia settentrionale) era stato eretto un muro alto quasi due metri attorno a due caseggiati abitati prevalentemente da rom. Il muro poi fu abbattuto per lo scandalo che sollevò facendo ricordare scene da Olocausto.
Accanto ai “nuovi ricchi” dell’Europa dell’Est convivono ora i “nuovi poveri”. A Veliko Tarnovo (Bulgaria centrale), da alcuni anni mecca degli immobiliaristi britannici, il gruppo israeliano Tidhar ha fondato nella periferia collinosa una “città satellite” di 60.000 mq. dotata di centri commerciali, scuole ecc. con parecchie fortificazioni.
Il Muro Muro di via Anelli a Padova. Era un barriera di lamiere e strutture fisse eretta nel 2006 nella periferia sud di Padova su iniziativa del Sindaco Zanonato, per separare l’area residenziale dal complesso di palazzine di via Anelli. L’area recintata (le entrate/uscite erano controllate dalla polizia) era considerata urbanisticamente e socialmente degradata, ed era abitata soprattutto da immigrati. Dopo alcuni anni, il Comune è arrivato all’abbattimento della recinzione. Poco dopo, però, il primo cittadino, che è sempre Flavio Zanonato e guida un’amministrazione di centrosinistra, ha alzato un altro muro. Questa volta è avvenuto al quartiere Mortise e serviva per proteggersi dai rom abusivi. La gente si lamentava, i rom aumentavano e il Pd padovano si è spaccato. Alcuni suoi rappresentanti, si sono messi a raccogliere firme in piazza per la cancellazione del campo nomadi. Il sindaco Zanonato ha reagito: il campo di via Bassette ha avuto il suo muro. New jersey di cemento (tinto di verde, per non dare l’idea della recinzione carceraria) e una rete alta tre metri sono stati innalzati in pochissimo tempo.

I MURI NON SONO SOLTANTO DI PIETRA, CEMENTO E FILO SPINATO
C’è il muro dei respingimenti, creato dalle motonavi della Marina Militare Italiana e delle altre forze marittime dello Stato Italiano, per ributtare indietro, in territori di nessuno della Libia, i migranti e profughi di guerra che attraversano il Canale di Sicilia a bordo di carrette del mare.
C’è il muro di razzismo tra Nord e Sud del mondo, tra Nord e Sud d’Italia, tra bianchi e non.
C’è, infine, il muro mediatico creato quotidianamente contro l’esistenza di persone che vogliono ancora usare la testa… e non per dare testate contro un muro.