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Ivg, in Emilia-Romagna i medici obiettori sono più del 50%

I dati del 2017 parlano di un aumento di circa un punto percentuale rispetto al 2016. Cresce intanto il numero di aborti farmacologici. E solo adesso la Regione promette contraccettivi gratuiti ai minori di ventisei anni.

05 Dicembre 2018 - 18:42

I medici obiettori hanno superato la preoccupante soglia del 50% nella regione Emilia-Romagna per l’anno 2017: nello specifico, si parla di una percentuale di coloro che non praticano aborti che passa dal 49,8% del 2016 al 50,5% dello scorso anno. Il dato emerge dal report 2017 sulle interruzioni volontarie di gravidanza, presentato oggi in commissione Sanità della Regione dall’assessorato di viale Aldo Moro. I dati parlano inoltre di un calo generale del numero di interruzioni di gravidanza: in totale hanno avuto luogo nel 2017 in regione 7.130 aborti, il 7% in meno dell’anno precedente. Il report istituzionale delinea anche quale utenza si rivolge alle strutture sanitarie per praticare l’Ivg: si tratta nella maggior parte dei casi di donne straniere, anche se in percentuale minore (-34,5%)  rispetto per esempio al 2010, mentre le donne con cittadinanza italiana sono diminuite del 28,1% rispetto a quell’anno. Un altro dato da evidenziare è che è aumentato significativamente l’aborto farmacologico: nel 2017 si parla infatti di una percentuale del 29,5% di interruzioni di gravidanza effettuate con questa modalità, un dato sei volte superiore al 5% registrato 10 anni fa. In sostanza quindi, i numeri di chi pratica la cosiddetta ‘obiezione di coscienza’ continuano ad aumentare, e non è una buona notizia. Di contro, pare che la Regione e l’assessorato alla Sanità abbiano inserito – non con particolare tempestività, a dire il vero – tra gli obiettivi di prossima realizzazione l’incentivo dell’uso dei contraccettivi, che dovranno essere distribuiti gratuitamente alle e ai giovani con meno di 26 anni e tra i 26 e i 45 se disoccupati. Gratuita dovrà essere anche la distribuzione di contraccettivi per le donne entro i 24 mesi dall’aborto o nei 12 mesi post partum.