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“In sospeso”, l’attesa del permesso che non arriva mai

La denuncia del Coordinamento Migranti: “La Questura impiega più dei due mesi stabiliti dalla legge” e in molti casi “ritira carta di soggiono Ue di lungo periodo” sostituendola con una temporanea per lavoro.

26 Ottobre 2015 - 12:40

Attesa (foto da flickr @fspugna)Perché alla Questura di Bologna il tempo per i migranti non passa mai? Non è un indovinello, ma la dura realtà che i migranti che abitano a Bologna e in provincia vivono ogni giorno quando cercano di rinnovare il permesso di soggiorno. Anche in presenza di tutti i requisiti, la Questura impiega più dei due mesi stabiliti dalla legge per rilasciare i permessi, impedendo spesso ai migranti di avere le carte in regola per trovare un lavoro e quindi producendo disoccupazione.

Sono tanti i migranti a raccontarci la stessa storia: controlliamo per settimane sul sito della Questura lo stato del nostro permesso che è sempre “in sospeso” e siamo costretti a rivolgerci agli avvocati che, in assenza di un serio servizio informazioni da parte della Questura, stanno diventando gli unici interlocutori – a pagamento! – dei migranti. Per non parlare del fatto che continua a controllare i contributi che il padrone dovrebbe versare ai migranti, quando abbiamo già informato la Questura che secondo una sentenza del Tar si tratta di una scelta discrezionale e quindi non obbligatoria: in qualsiasi caso il rinnovo del permesso non può essere legato ai contributi effettivamente versati. È evidentemente una precisa scelta politica per ostacolare i migranti, per cercare di liberarsene quando non c’è più bisogno della loro forza lavoro. Che la Questura continui a perdere tempo: noi intanto saremo in piazza il 7 novembre!

Coordinamento Migranti

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Mentre in Parlamento la maggioranza di governo sbandiera la sua presunta civiltà approvando un testo sulla cittadinanza che in realtà creerà nuove gerarchie e forme d’esclusione, perché concede la cittadinanza soltanto ai figli dei migranti titolari di permesso di soggiorno UE di lungo periodo, la Questura di Bologna ha iniziato a ritirarle anche a chi ne aveva maturato il diritto. Sono ormai diversi i casi di migranti che vanno in Questura ad aggiornare quel documento e al momento del ritiro scoprono stupiti di avere in mano un semplice permesso di soggiorno per lavoro. Ancora una volta, incurante della sentenza del Tar Lombardia, la Questura rivendica ragioni tra le più varie e strampalate: il reddito non è più sufficiente o, addirittura, il contratto d’affitto non è stato registrato all’Agenzia delle Entrate ed ecco che i migranti perdono l’unico diritto a tempo indeterminato che è rimasto: il diritto alla carta di soggiorno! Alle ragioni della Questura noi opporremo le nostre, quelle di chi con la propria scelta di vita rivendica ogni giorno libertà di movimento e il diritto a non essere trattato come forza-lavoro usa e getta. Anche per questo il 7 novembre saremo in piazza!

Coordinamento Migranti