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“In rettorato venga esposto il ritratto del partigiano Scaravilli”

Il Cua rilancia dopo che Ubertini ha aperto alla possibilità di rimuovere il quadro raffigurante Goffredo Coppola, rettore dell’epoca fascista. E Hobo dopo le polemiche sulla giornata anti-Salvini: “Il nostro attacco è alle sue politiche assassine”.

09 Maggio 2016 - 19:50

coppola“Apprendiamo a mezzo stampa che Ubertini ha preso in considerazione l’idea di rimuovere il quadro raffigurante il rettore fascista Goffredo Coppola, previa discussione sul valore storico dell’opera. Non è la prima volta che tale dibattito si scatena tra le mura dell’Alma Mater: già nel ’68 il quadro fu rimosso dal Rettore Walter Bigiavi, sotto la pressione della contestazione studentesca, salvo poi essere riposizionato nell’anticamera dello studio del Rettore da Roversi Monaco. Da quel momento le polemiche non sono mancate, sollevando numerose critiche di docenti e storici Unibo, ignorate dai Rettori Calzolari e Dionigi. Per questo riteniamo positiva l’apertura di Ubertini e annunciamo che è già in preparazione un grosso dibattito sulla questione con docenti dell’università di Bologna e al quale tutta la comunità accademica è invitata a partecipare”. E’ l’informazione resa nota dal Cua, con un comunicato che segue le contestazioni con cui gli studenti hanno accolto la visita di Matteo Salvini al rettore Francesco Ubertini. “D’altro canto, siamo ben consapevoli che tante voci, magari le stesse che hanno accolto con piacere la stretta di mano tra Ubertini e il leader della destra italiana Salvini, si alzeranno in difesa del valore scientifico del ritratto di Coppola e di una presunta ‘difesa della memoria storica’. A costoro rispondiamo, preventivamente, che è vero: la storia non si cancella, ma si analizza criticamente alla luce dei fatti. Per questo pensiamo che il ritratto di Coppola possa anche stare lì dov’è, a patto che sia evidente il portato di infamia che lo accompagna. Magari capovolto a testa in giù e affiancato dalla, ben più nobile, figura del partigiano Antonino Scaravilli, che trovò la morte nell’anno 1944, proprio durante il rettorato di Coppola, in uno scontro a fuoco con le milizie della RSI che avevano scoperto una base partigiana clandestina proprio nei sotterranei dell’attuale sede del Rettorato, in via Zamboni 33”.

Hobo, invece, risponde alle polemiche sollevatesi per il blitz contro i libri del leader leghista: “Salvini è un esponente fascista della casta, è tra i responsabili della condizione di impoverimento, da quella posizione spinge alla guerra tra poveri per conservare e riprodurre i rapporti di potere esistenti. Sulla carta di quei libri sono impresse queste cose, quella carta serve a veicolare il razzismo istituzionale, quella carta trasuda il sangue dei migranti che quotidianamente muoiono, il sangue e la sofferenza di chi non riesce ad arrivare alla fine del mese per le politiche dei Salvini. Attaccare quelle pagine significa attaccare quelle politiche”. Il libro “non è un concetto neutro, è semplicemente uno strumento attraverso cui, a seconda dei casi, si fanno circolare varie cose: idee, potere, soldi. Un libro di un esponente della casta pubblicato dal colosso editoriale Rizzoli e venduto dal colosso librario Feltrinelli è uno strumento per pubblicizzare politiche assassine e per fare profitti. Il libro è una merce come un’altra, invece la sinistra ne venera la sua forma astratta, lo trasforma in un feticcio religioso. Come si fa a dire: sono contro le idee di Salvini ma nel momento in cui vengono impresse su carta per essere vendute diventano intoccabili?”.