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In presidio davanti al Tribunale: “Per Atika, contro il patriarcato”

Manifestazione promossa dai Si Cobas in occasione dell’inizio del processo a carico dell’uomo accusato di aver ucciso la compagna e di aver cercato di bruciarne il corpo: “Solo la lotta e la mobilitazione delle lavoratrici e delle donne senza privilegi può costituire un muro contro questi crimini”.

23 Settembre 2020 - 18:46

Presidio “per Atika e contro il patriarcato”, oggi, davanti al Tribunale di Bologna. L’appuntamento è stato convocato dai Si Cobas, che così ricostruiscono la vicenda al centro della manifestazione: “Oggi 23 settembre si apre il processo contro l’uccisore di Atika, 32 anni, sorella di un militante storico del Si Cobas, barbaramente uccisa un anno fa dal suo convivente dal quale si era separata dopo averlo più volte denunciato per maltrattamenti e molestie nei confronti della figlia. Un assassinio annunciato dall’uomo, che aveva dichiarato più volte il suo intento omicida minacciando anche le sorelle di Atika. Una escalation di violenze da cui Atika aveva cercato di difendere se stessa e le figlie denunciando le minacce e le aggressioni subite. Le misure adottate dalla magistratura, rallentate dalle lungaggini burocratiche, evidentemente non l’hanno protetta, a conferma una volta di più che le istituzioni sono spesso indifferenti e inefficaci a fermare la violenza domestica”.

L’uomo per cui oggi è iniziato il processo è un 42enne di origini marocchine, M’Hamed Chamekh: secondo l’accusa il 3 settembre 2019 uccise la connazionale 32enne Atika Gharib e tentò di distruggerne il corpo dandolo alle fiamme in un casolare di Castello d’Argile, nel bolognese. Per l’uomo la Procura ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato e oggi la sua difesa si è vista rigettare un’eccezione di legittimità costituzionale con cui puntava ad ottenere il processo con rito abbreviato, che avrebbe consentito di ottenere uno sconto di pena di un terzo in caso di condanna. Mentre i giudici stavano decidendo sull’eccezione, l’uomo ha manifestato un malore ed è stato portato in ospedale. L’udienza è stata rinviata al 28 ottobre e al 4 novembre, quando saranno ascoltati i testimoni.

Scrivono ancora i Si Cobas: “Nessuna pena al colpevole potrà porre riparo al trauma e alla perdita subita dalle sue figlie, dalla famiglia e da tutte e tutti noi. Chiedendo giustizia per Atika, siamo convinti più che mai che solo la lotta e la mobilitazione delle lavoratrici e delle donne senza privilegi può costituire un muro contro questi crimini, che si ripetono anno dopo anno, uno ogni tre giorni, in Italia e nel mondo. Una lotta che, per essere incisiva, non può limitarsi alla violenza individuale, privata, patriarcale, ma deve denunciare soprattutto la violenza del padronato, dello stato e delle istituzioni che si scatena ogni volta che le donne lottano per i loro diritti. La polizia non esita a sparare lacrimogeni quando le lavoratrici scioperano contro il supersfruttamento e la discriminazione nelle fabbriche e sui luoghi di lavoro. La magistratura non esita a denunciarle in massa, come è avvenuto in questi giorni contro le operaie e gli operai di Italpizza, quando pretendono i loro diritti. La crisi sanitaria esplosa nell’emergenza del Covid-19 è dovuta ai tagli pesantissimi all’intero welfare e alla ‘aziendalizzazione’ del sistema sanitario pubblico imposti negli ultimi anni a seguito della gravissima crisi economica che il Covid ha esasperato. Questo macigno si è abbattuto in particolare sulle donne aumentandone la precarietà, la disoccupazione, il lavoro da casa, il carico di lavoro domestico e di cura dei bambini e degli anziani, l’esposizione alla violenza del partner. Le donne sono sospinte dalla materialità degli attuali rapporti di sfruttamento a ritornare nelle case o a restarci, a rinunciare ai loro più fondamentali diritti conquistati con dure lotte. Come dimostrano i continui attacchi al diritto di aborto assistito e l’impraticabilità di fatto del divorzio in una condizione di sostanziale subordinazione all’istituzione familiare, precarietà e disoccupazione e tagli al welfare colpiscono soprattutto la donna anche nell’esercizio dei suoi diritti fondamentali. Noi ci battiamo contro tutto questo: per rafforzare ed estendere le grandi mobilitazioni delle donne di tutto il mondo; per un movimento unitario che affronti tutte le contraddizioni specifiche della condizione femminile; per l’unità delle lotte di tutti gli sfruttati e gli oppressi contro il patriarcato e il capitalismo che sono all’origine della violenza sulle donne e della comune oppressione. Con Atika nel cuore, ritroviamoci tutte/i”.