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In aeroporto sei lavoratori rischiano il posto, partono le procedure per lo sciopero

A segnalare il caso è l’Sgb. Intanto, dopo il blocco di due ore al Carrefour di strada Maggiore, l’Adl promette: “La mobilitazione continua”. E i produttori di CampiAperti: “Stufi di pagare decime al Comune”.

25 Settembre 2018 - 12:09

All’aeroporto Marconi, “Aviapartner minaccia di licenziamento sei lavoratori ex Alpina. Sgb apre le procedure per lo sciopero”. Spiega il sindacato con un comunicato stampa: “A seguito della disdetta del sub appalto ad Alpina Service da parte dei due handler dell’aeroporto Marconi di Bologna Aviation Service e Aviaprtner (succedutisi alla precedente disdetta di appalto da parte di Gh) all’inizio di quest’anno la società Alpina è uscita completamente dall’aeroporto di Bologna. Conseguentemente a ciò Alpina ha avviato una procedura di licenziamento collettivo e nella notte tra il 10 e l’11 gennaio 2018, i sindacati confederai, le Aziende di Handling dell’aeroporto Marconi, il gestore aeroportuale AdB Spa tramite Marco Verga, sotto il patrocinio della Città Metropolitana di Bologna, sono arrivati finalmente ad un accordo sui 36 lavoratori. La mobilità in cessazione di appalto non risulta essere la norma che la Comunità Europea ci impone con l’apertura di infrazione a seguito del caso Eu Pilot 7622/15/Empl e neppure la novazione contrattuale art. 2130 c.c. come avvenuto in tale accordo, bensì la cessione di ramo di azienda col personale come da art. 2112 c.c., l’unico modo di preservare salari, anzianità e precedenti condizioni di lavoro per i lavoratori senza perdere nulla. Già così si forzava la mano non applicando la legge di riferimento che la stessa Ue ci ha detto di usare. Tra le varie clausole inserite in questo accordo, subito sbandierato attraverso i comunicati stampa del tempo come un grande successo, la clausola numero 3 prevede che gli Enti locali e AdB si impegnavano a definire percorsi di riqualificazione dei lavoratori, come già stabilito nel verbale di incontro del 13 dicembre 2017, dove le società ribadiscono l’esigenza che le risorse da assumere, non provviste di Patente B, si impegnino a conseguirla entro il 30 settembre 2018. Giunti al 20 settembre 2018, Aviapartner, unico Handler che mise tale clausola rescissoria nei contratti di lavoro individuali dei lavoratori, fatto che le permette il licenziamento in caso di inadempimento, annuncia l’imminente licenziamento di sei lavoratori”.

Continua Sgb: “Durante l’anno, gli Enti locali e aeroporto Marconi di Bologna AdB Spa non hanno definito nulla, non hanno formato nessuno, hanno lasciato sei lavoratori immigrati, con problemi di barriera linguistica, in balia di autoscuole integralmente a loro carico di spesa a confrontarsi con quiz insidiosi, complessi nella comprensione anche ai madrelingua italiani, non adempiendo, in alcun modo, all’impegno preso. Come al solito i più svantaggiati finisco abbandonati. Così il grande successo sbandierato con l’impegno formale e sostanziale di Enti locali e aeroporto Marconi AdB Spa a identificare percorsi di riqualificazione dei lavoratori andando a formare quelli carenti, tra cui in primis quelli senza patente B (com’è palese anche dal testo dell’accordo) si è trasformato prima in un danno con vulnus giuridico tramite novazione e non tramite cessione di ramo di azienda, raggiungendo nell’immediato l’invidiabile traguardo di notevoli riduzioni salariali rispetto al salario in Alpina, ora a un imminente licenziamento soggettivo plurimo con la totale evanescenza degli impegnati in tal senso. Sgb non può non denunciare queste pratiche consociative che non rispettano le leggi di riferimento e il disimpegno di chi si era impegnato formalmente a fare delle cose, ma era troppo impegnato invece a vendersi una pubblica immagine etica quando di etico non hanno nulla, guardando solo ai bilanci. A breve (esperite le complesse regole della Comissione di Garanzia), sarà sciopero in Aviapartner, questi tipi di accordi e di rappresentanza dei lavoratori deve trovare una opposizione fattiva e non proclami di sdegno che restano solo un attimo di parole su cui girare rapidamente lo sguardo altrove”.

L’Adl Cobas, intanto, promette che proseguirà “con determinazione la campagna di mobilitazione in città, che continuerà fino l’apertura da parte delle aziende per il reintegro dei sei lavoratori” licenziati a luglio nel servizio di consegna della spesa a domicilio per Carrefour e Pam. Questo dopo che nei giorni scorsi, dopo altre iniziative sul tema, “è stato picchettato l’ingresso del punto vendita Carrefour di strada Maggiore per denunciare il coinvolgimento di questa grande catena della distribuzione nelle condizioni di lavoro degli addetti alle consegne, così come nella gestione delle relazioni sindacali e delle scelte ritorsive delle aziende a cui affida tali servizi. Sistemi Integrati e For Services srl, queste le società che gestiscono in appalto il servizio, hanno prima sospeso e poi licenziato sei fattorini, tutti iscritti al sindacato Adl. La loro colpa? Essersi organizzati ed aver scioperato per chiedere la riapertura del confronto con le aziende e il mantenimento degli impegni datoriali disattesi. Tutto ciò è inaccettabile perché è un grave attacco al diritto di sciopero e di organizzazione sindacale, e non può passare sotto silenzio”: per questo in strada Maggiore “abbiamo messo in atto un blocco del punto vendita, tenendolo chiuso per quasi due ore, creando un danno di immagine ed economico a Carrefour, volantindando e parlando con clienti e dipendenti, molti dei quali conosciamo da anni, che si sono dimostrati solidali e vicini alla nostra lotta. Da segnalare anche il tentativo di provocazione messa in atto da altro fattorino, noto per gli atteggiamenti filopadronali, che ha provato a forzare il blocco aggredendo i colleghi licenziati, guarda caso proprio sotto gli occhi di agenti della Digos appena arrivati sul luogo”.

Altri lavoratori costretti a far sentire la propria voce sono i produttori di CampiAperti, che sabato avrebbero dovuto inaugurare un nuovo mercato al Pratello che, però, non ha avuto luogo: cartelli, striscione e interventi al megafono al posto dei banchi e dei prodotti contadini. “Tante persone sono arrivate con sporte da riempire di buona frutta, verdure, formaggi, pane. Grande è stata la delusione nel trovare la piazza vuota e grigia. Semplicemente- ha scritto CampiAperti- il Comune ha posto condizioni economiche e non solo, impraticabili da parte dell’Associazione. La bella sorpresa due giorni prima dell’inaugurazione! Che dire….”. Spiega ancora l’associazione: “Abbiamo creato, in 16 anni, una rete di mercati biologici contadini che molte città ci invidiano, senza spendere un solo euro di denaro pubblico.Abbiamo creato alcuni di questi mercati in aree difficili e degradate, portando socialità e vera sicurezza.  Non facciamo mai compravendita, nel senso che vendiamo solo quello che produciamo. I nostri mercati non producono rifiuti. Eppure siamo costretti a pagare al comune le tasse di occupazione del suolo pubblico e le tasse di smaltimento dei rifiuti. Come se fossimo dei commercianti. A un certo punto ci era stata proposto uno sconto delle tasse (50%) come minimo riconoscimento. Adesso anche lo sconto ci viene negato. Allora diciamo basta! I contadini di Campi Aperti sono stufi di pagare le decime a questa amministrazione comunale!”.