Acabnews Bologna

Il welfare della Cancellieri

In un documento, che pubblichiamo in esclusiva, le tracce della “riforma del sociale” da tempo annunciata dalla commissaria. Con chi ne ha discusso? E’ veramente quello che serve, a fronte dei problemi sociali ingigantiti dalla crisi?

25 Febbraio 2011 - 10:09

Mercoledì 23 febbraio, alla sala Borsa, si è tenuto un incontro tra gli assistenti sociali del Comune di Bologna e la commissaria Cancellieri, accompagnata dal sub commissario Ricciardi. Il tema dell’incontro doveva essere la riforma del welfare municipale, da tempo annunciata.
Ma il “documento della riformetta” (così lo chiamano diversi dipendenti comunali), che ormai gira in molti uffici di Palazzo D’Accursio e di Piazza Liber Paradisus, non è stato rintracciato tra gli scarni argomenti proposti per la discussione da dirigenti e commissari.

Pur tuttavia, diversi interventi di assistenti sociali l’hanno criticato duramente. E’ stata sollecitata una discussione, perché questa “Revisione organizzativa del Sistema di Welfare cittadino”, sopraggiunta a fine mandato, senza una discussione con la città, è completamente calata dall’alto e ha tutte le caratteristiche per arrecare ulteriori danni all’insieme degli interventi sociali, già pesantemente tagliati.

La redazione di ZIC questo documento l’ha avuto. Abbiamo deciso di pubblicarlo, con un brevissimo commento, perché riteniamo che tutti abbiano il diritto di sapere quale tipo di “segno” questa Giunta commissariata vuole lasciare alla città.

Una prima affermazione, contenuta all’inizio del testo, racchiude tutta la filosofia del progetto: “Il taglio dei trasferimenti statali ha un impatto nella sostenibilità finanziaria dei servizi”.
Pertanto, ne segue un’automatica “razionalizzazione e contrasto delle diseconomie”.
I diritti delle persone, i problemi derivati dalle condizioni sociali che la crisi ha prodotto non sono, pertanto, il riferimento su cui attrezzare la macchina del welfare comunale.
La scelta “monetarista ed economicista” di tipo europeo, produce quella che viene definita una “coraggiosa revisione”: la compartecipazione al costo da parte degli utenti.

L’influenza del Marchionne-pensiero la troviamo negli interventi formativi proposti per il personale, quando si parla di “migliorare la motivazione” degli operatori. Questa è una cosa dal sapore offensivo, molti dipendenti comunali o delle coop sociali che gestiscono i servizi, in questi mesi di sbando totale delle politiche sociali cittadine si sono fatti carico (quasi a livello volontaristico) di tante incombenze che non sarebbero spettate loro, per cercare di dare risposte minime ai cittadini e oggi si trovano ripagati con questa moneta.

L’esigenza di un coordinamento delle politiche per il welfare cittadino, accentuata dal disastro prodotto dalla cosiddetta “riforma Cofferati” che ha smembrato completamente le funzioni del vecchio assessorato alle Politiche Sociali, viene risolto affidando collegamento, coordinazione e controllo degli interventi al Dirigente del Dipartimento Servizi alle famiglie.
Qualcuno dovrebbe spiegare perché c’è questa ostinata pervicacia a continuare a concepire, dal punto di vista della famiglia, (è ormai dal 1995) tutto ciò che ha un qualche riferimento al sociale.

Ma, al di là di questa assurdità, la cosa che più fa ridere (dalla disperazione) è lo strumento che viene proposto. E qui citiamo, alla lettera, un capoverso del documento: “Tavolo di confronto stabile tra le tre ASP e il Dipartimento/Settori affinché i Settori, che hanno il compito di fare sintesi delle istanze dei Servizi Sociali Territoriali e Servizi Educativi Territoriali negli appositi organismi di coordinamento, possano orientare le azioni e gli interventi delle ASP in coerenza con gli indirizzi assunti dall’Amministrazione in qualità di socio e secondo una logica unitaria del sistema dei servizi”.
C’è da stare allegri se la riorganizzazione passa da “logiche organizzative” di questo genere.

Per quanto riguarda il sistema degli accessi, nel documento si parla della “Attivazione di un Servizio Sociale per i Piani Assistenziali degli utenti dei servizi ad accesso centralizzato attualmente conferiti all’ASP Poveri Vergognosi (bassa soglia e servizi di prossimità per tossicodipendenti e disagio adulto, carcere, sportello protezioni internazionali, bassa soglia, etc.)”.

Poi viene fatto l’elenco di una serie di servizi che dovrebbero essere già operativi da tempo, ma la cui attivazione è sempre rimasta sulla carta (come è prevedibile che succeda anche per gli ultimi mesi della giunta commissariata). Per quanto riguarda poi uno di questi servizi, la Bassa Soglia, è disarmante la pochezza (anche progettuale) con cui si affronta un tema cruciale per quanto riguarda i diversi fenomeni del disagio sociale. L’ostinazione con cui, strategicamente, è stato individuato il Centro Beltrame di via Sabatucci, per concetrarvi tutta una serie di problematicità (dormitorio più asilo notturno, è suicida). Così come le logiche al “massimo ribasso” con cui vengono attivate le procedure di gara per l’affidamento del servizio di strada integrato (Unità di Strada per tossicodipendenti + Servizio Mobile di Sostegno per il disagio adulto).

Ultime due questioni, ma non per importanza, l’unificazione delle tre ASP (Poveri Vergognosi, Giovanni XXIII° e Irides) e il “rafforzamento” della cosiddetta sussidiarietà.
L’ASP unica viene giustificata perché, “oltre a concorrere  positivamente ad un risparmio di costi amministrativi, ad una semplificazione delle modalità e dei sistemi di affidamento e controllo economico e qualitativo, ad una ottimizzazione ed efficientamento della spesa per i servizi con attivazione di economie di scala, porterebbe anche ad una semplificazione dell’acceso e della organizzazione dei servizi”. A ben vedere si tratta di un’accentuazione di una logica “aziendalistica” che ha prodotto solo danni in questi anni (scadimento della qualità dei servizi, disagi nelle condizioni di lavoro e di reddito per gli operatori sociali). Se le tre ASP sono state, nella concretezza del quotidiano, dei “pachidermi della burocrazia”, con ripetuti annunci sull’apertura di nuovi servizi che non si sono mai realizzati. L’ASP unica (su cui Delbono, prima delle sue dimissioni, stava pensando di appaltare, ad un importante studio legale cittadino, un costoso studio di fattibilità) diventerà un centro di potere dove sguazzeranno i lotizzati della politica.

Per quanto riguarda il “rafforzamento della sussidiarietà e della partecipazione del terzo settore e del volontariato nella programmazione”, il contrasto alla “tendenza alla marginalizzazione dal sistema di queste componenti” viene affrontato in una logica da “tappabuchi” alle carenze del pubblico che, ormai, va per la maggiore.

Ma, a questo punto, leggettevi voi l’intero documento e fatetevene un’idea compiuta.

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PROPOSTE DI REVISIONE ORGANIZZATIVA DEL SISTEMA DI WELFARE CITTADINO

Premessa

A distanza di dieci anni dalla approvazione della legge 328 – il provvedimento legislativo che da un punto di vista giuridico ed organizzativo, ma anche culturale, ha segnato una svolta nell’assetto dei servizi e degli interventi sociali del nostro Paese – lo scenario nazionale, regionale e locale del sistema dei servizi è profondamente e radicalmente mutato.
Questo cambiamento radicale è da attribuire sia all’effetto dei recepimenti regionali delle norme nazionali, peraltro indebolite dalla riforma del Titolo V della Costituzione che ha dato competenza esclusiva alle Regioni in questa materia – con la sola eccezione della definizione dei livelli essenziali di assistenza che lo Stato non ha ancora definito -, sia all’impatto che l’azione congiunta del quadro programmatorio e dell’investimento di risorse ha avuto direttamente sui territori, ed in particolare sul ruolo e sulla funzione dei Comuni nel sistema.
Il Comune di Bologna, alla luce anche della legge quadro regionale dell’Emilia Romagna 2/2003 e delle successive norme attuative (riforma delle IPAB, norme sull’accreditamento dei servizi sociali, integrazione socio-sanitaria, fondo per la non autosufficienza, etc.), si è inserito all’interno di questo processo riformatore, sintetizzabile nelle scelte compiute negli ultimi 5 anni secondo una triplice direzione strategica:
–  l’adozione di un sistema municipale dei servizi, spiccatamente decentrato, con l’incremento progressivo delle competenze dei Quartieri per le funzioni amministrative, gestionali, organizzative, finanziarie dei servizi sociali;
–  la definizione di un ruolo di regia programmatoria e coordinamento del sistema da parte dei settori comunali centrali (Dipartimento Servizi alle Famiglie e Settori per quanto riguarda gli aspetti relativi alla programmazione e alla committenza e Area Decentramento per la gestione e amministrazione delle risorse finanziarie);
–  l’affidamento della gestione dei servizi alle nuove ASP, derivanti dai processi di fusione, accorpamento e ridefinizione delle ex IPAB bolognesi.
Questo processo riformatore avviato nel Comune di Bologna nel 2006,  e tuttora incompiuto, ha assunto la denominazione, in diversi atti, di “cantiere del nuovo welfare cittadino”, proprio a sottolineare lo stato di work-in-progress della riforma e la implicita necessità di monitorarne l’andamento per correggere e ridurre gli eventuali punti di criticità.
Su tale processo trasformativo del precedente sistema ha inciso, negli ultimi anni, anche la crisi economica sia per l’impatto che il taglio dei trasferimenti statali ha avuto nella sostenibilità finanziaria dei servizi (e che oggi rendono necessarie razionalizzazioni e contrasto alle diseconomie) sia per l’incremento della domanda di prestazioni sociali, soprattutto da parte di famiglie entrate nell’area della povertà.
Occorre pertanto procedere ad un assessment sull’efficacia del sistema dei servizi sociali alla luce delle conseguenze innescate dalle scelte politiche e dalle decisioni assunte circa i nuovi assetti organizzativi, ma anche delle mutate condizioni del contesto rispetto a quelle di partenza, che rendono oggi necessaria e richiesta da più parti una revisione funzionale del sistema che preveda l’adozione di modelli organizzativi più sostenibili.

Gli obiettivi del Documento
Il sistema di welfare locale richiede una profonda innovazione e una coraggiosa revisione: una revisione delle tipologie dei servizi ed interventi, delle modalità di erogazione e di compartecipazione al costo di produzione da parte degli utenti, dei criteri di accesso e degli standard di erogazione che possa garantirne la  sostenibilità futura.
Tale obiettivo, di grande rilievo e quanto mai necessario, è rinviato ai documenti programmatici per il triennio 2011-2013 nei quali, con le risorse disponibili, si iniziano a mettere in campo azioni ed interventi tali da ridefinire, rimodulare ed innovare i servizi ed interventi erogati alle varie tipologie di utenza.
Questo Documento si limita a definire un possibile piano di intervento che, nell’ambito di una revisione organizzativa del sistema di welfare cittadino, cerchi di risolvere alcune criticità riscontrate perseguendo i seguenti obiettivi generali:
1. COORDINAMENTO TRA QUARTIERI: garantire il coordinamento e l’unitarietà dell’azione tra i Quartieri titolari delle deleghe dei servizi sociali ed educativi;
2. ACCESSO AI SERVIZI: migliorare la possibilità di accesso e di risposta alle persone e alle famiglie in difficoltà che si rivolgono al sistema dei servizi, operando nel contempo una semplificazione del sistema;
3. RETE DEI SERVIZI: allargare la rete dei servizi e migliorare l’integrazione e la partecipazione tra i soggetti della rete, coinvolgendo nel processo di decentramento anche le organizzazioni della società civile bolognese, viste quali attori del sistema dei servizi e co-progettisti della coesione sociale cittadina.

Le proposte di intervento
Gli obiettivi citati in precedenza richiedono l’individuazione e l’attivazione di interventi diversificati – alcuni di natura organizzativa interna, altri che necessitano la concretizzazione di relazioni e la definizione di percorsi condivisi con soggetti esterni, altri ancora il reperimento di risorse economiche -, tali da richiedere necessariamente tempi diversi per la loro implementazione e messa a regime.
Si elencano di seguito alcune proposte di intervento:

Interventi formativi e di supporto al personale dei Servizi sociali territoriali
Gli interventi che verranno descritti di seguito, soprattutto quelli che prevedono modifiche organizzative al sistema dei servizi, risulteranno scarsamente efficaci se non si attiverà contestualmente sia un intervento di carattere formativo che di supporto e di coinvolgimento dei professionisti che sono la   componente centrale dei servizi alla persona.
Tale azione deve prevedere:
– formazione per supportare le competenze e sostenere e migliorare la motivazione;
– supporto organizzativo per l’assunzione di decisioni complesse e difficili che richiedano il confronto con altre professionalità
– supervisione individuale o di gruppo per evitare fenomeni di burn out in un contesto caratterizzato da aumento del bisogno e riduzione delle risorse a disposizione

Proposte per garantire il coordinamento e l’unitarietà di azione  tra i Quartieri
A) Costituzione di una unità organizzativa dedicata al  monitoraggio dell’attività svolta dai quartieri nell’ambito dei servizi di welfare
Tale Unità dovrà fare riferimento al Dipartimento Servizi alle Famiglie e dovrà svolgere almeno le seguenti funzioni:
– supporto all’attività di  programmazione
– controllo utilizzo budget dei quartieri e monitoraggio costante dell’andamento della spesa
– controllo quali-quantitativo della committenza: controllo degli indicatori e delle attività di rendicontazione previste dal contratto di servizio delle ASP e degli altri fornitori
– controllo della appropriatezza delle prestazioni e dei servizi erogati. Tale attività richiede la definizione di Livelli Minimi Essenziali e/o standard di servizio che vanno erogati in modo uniforme su tutto il territorio cittadino e coerenti con le risorse a disposizione.
Tale Intervento richiede:
–  la ridefinizione e lo sviluppo di una programmazione e di un controllo strategico
– la tempestiva e completa implementazione del sistema informativo GARSIA, il suo utilizzo da parte di tutti i soggetti del sistema (Comune, ASP, AUSL)  ed il finanziamento delle ulteriori spese per i nuovi obiettivi di sviluppo

B) Decentramento delle risorse finanziarie
Attualmente la maggior parte delle risorse relative ai servizi delegati ai Quartieri sono gestite dall’Area Decentramento e i Quartieri si limitano a ordinare la spesa nel rispetto delle disponibilità finanziarie individuate per ciascun servizio e/o in base a vincoli contrattuali predefiniti.
È necessario che, per i servizi delegati, i Quartieri abbiano una delega piena anche delle risorse per produrli e una piena responsabilità del budget che gestiscono e utilizzano, nel rispetto del tetto di risorse assegnate e degli obiettivi individuati nei documenti programmatici.
Tale decisione deve prevedere la definizione di Indirizzi ed orientamenti puntuali e di standard di servizio da applicare in modo uniforme e non deve pregiudicare la possibilità di un controllo centrale e unitario e, se necessario, il riequilibrio in corso d’anno delle risorse complessivamente disponibili per i servizi sociali ed educativi.

C) Rafforzamento degli strumenti e delle modalità organizzative per il  coordinamento tra i diversi livelli della organizzazione
Per migliorare il livello di coordinamento dell’attività dei Quartieri è necessario:
– ridefinire il ruolo e il funzionamento degli organi e strumenti finora attivati per il coordinamento tecnico che dovranno essere sempre più luoghi di assunzione e condivisione delle decisioni e dovranno essere presieduti dal dirigente o da un suo delegato del Dipartimento Servizi alle Famiglie o dei Settori del Dipartimento;
– prevedere un Tavolo di confronto stabile tra le tre ASP e il Dipartimento/Settori affinché i Settori, che hanno il compito di fare sintesi delle istanze dei Servizi Sociali Territoriali e Servizi Educativi Territoriali negli appositi organismi di coordinamento di cui al punto precedente, possano orientare le azioni e gli interventi delle ASP in coerenza con gli indirizzi assunti dall’Amministrazione in qualità di socio e secondo una logica unitaria del sistema dei servizi.

Proposte per riorganizzare ed ampliare il sistema degli accessi
A. Attivazione di un Servizio Sociale per i Piani Assistenziali degli utenti dei servizi ad accesso centralizzato attualmente conferiti all’ASP Poveri Vergognosi (bassa soglia e servizi di prossimità per tossicodipendenti e disagio adulto, carcere, sportello protezioni internazionali, bassa soglia, etc.).
Tale Servizio deve operare in stretto raccordo con i SST per consentire da parte di questi una presa in carico tempestiva e condivisa, qualora la persona, sia per acquisizione di titoli (ad es. la residenza) sia per opportunità di percorso assistenziale, necessiti di un piano di intervento territoriale; la costruzione ed il monitoraggio di tale raccordo deve essere garantito dal Settore Coordinamento Sociale e Salute.
B. Attivazione di un coordinamento transitorio di tutti i servizi ad accesso centralizzato attualmente conferiti alle ASP e all’Istituzione per l’inclusione Sociale e Comunitaria.
L’attuale sistema presenta diversi procedimenti la cui responsabilità è frammentata tra ASP, Quartieri, Istituzione per l’Inclusione Sociale e Comunitaria e Settore Coordinamento Sociale e Salute ed è quantomai necessario attivare un Coordinamento, da prevedere in capo al competente Settore comunale, con il principale obiettivo di analizzare le procedure attuali e di proporre modifiche organizzative e procedurali tese a migliorare le attività di accesso a tali servizi, anche in vista di un prevedibile  trasferimento in capo alla futura ASP unica di ambito distrettuale.
C. Apertura di uno Sportello di “Pronto Soccorso Sociale”.
Si tratta di realizzare un punto di accesso per gli interventi indifferibili ed urgenti rivolto a tutte le fasce di popolazione, con apertura diurna e con una reperibilità telefonica 24 ore al giorno.
Sotto il profilo del processo assistenziale il servizio dovrebbe operare sul modello del Pronto Soccorso Ospedaliero: effettua una prima valutazione del caso attivando solo gli interventi indifferibili e urgenti e rinviando per una valutazione più approfondita e per  l’eventuale presa in carico al Servizio Sociale Territoriale di quartiere.
Nella progettazione del servizio è necessario coinvolgere le associazioni aderenti alla Consulta per l’Esclusione Sociale, l’ASP Poveri Vergognosi, che è disponibile a mettere a disposizione anche la sede, e  le altre due ASP.
Nell’ambito dello Sportello sarebbe opportuno trovasse collocazione l’estensione del Servizio di Pronto Intervento Sociale (PRIS).
A differenza di oggi, infatti, in cui in orario di apertura dei servizi di Quartiere  gli operatori telefonici PRIS inviano ai SST i casi emergenti/urgenti e si attiva il nucleo specializzato delle Assistenti Sociali solo al di fuori dell’orario di servizio, si ritiene funzionale valutare l’estensione dell’intervento del nucleo specializzato  anche nell’orario di funzionamento dei SST, sollevandoli dal carico non programmabile di casi non noti in condizioni di bisogno che è necessario valutare immediatamente.
L’apertura dello Sportello e l’estensione del PRIS richiede (per l’integrazione delle ore di reperibilità del nucleo di Assistenti sociali e per il costo di un ulteriore operatore da impiegare presso lo Sportello di “Pronto Soccorso”) il finanziamento di una spesa aggiuntiva che va quantificata prima della approvazione del bilancio.

D. Attivazione del Progetto “Centri Risorse per il  sostegno e orientamento per le famiglie in crisi”.
Si tratta di Sportelli in grado di svolgere un orientamento e sostegno per le persone colpite dalla crisi economica e di agevolare l’accesso alla rete dei servizi esistente e alle nuove risorse che verranno rese disponibili (microcredito, last minute market, etc.). Il tutto indirizzato  alla creazione di un’offerta che integri gli interventi di welfare già operativi, in un’ottica di appropriatezza ed efficacia, evitando sovrapposizioni, ma in stretta correlazione con la rete dei servizi sia pubblici che del privato sociale.
Tale Progetto, che prevedeva a regime l’apertura di tre sportelli, nella fase di prima  attivazione sarà collocato presso lo Sportello di “Pronto Soccorso Sociale”.§

E. Istituzione di un Servizio Tutela Minori.
L’ipotesi è quella di costituire un servizio cittadino dedicato alla Tutela Minori, a forte integrazione fra Comune e ASL e composto da Assistenti Sociali, psicologi, educatori, che interviene assumendo la presa in carico dei casi di minori fuori famiglia, soggetti a provvedimenti del Tribunale dei Minori.
La realizzazione di un servizio con queste caratteristiche consentirebbe di qualificare e specializzare gli interventi a favore di minori soggetti a provvedimenti dell’autorità giudiziaria che prevedono la forte limitazione o la decadenza della potestà genitoriale, garantendo la necessaria integrazione con i servizi sanitari coinvolti (psicologi -consultorio o NPEE, Neuropsichiatria, Pediatria).

F. Descrizione e modifica organizzativa dei servizi di ambito cittadino e sovra-distrettuale.
Di seguito si descrivono gli attuali servizi di livello cittadino e in alcuni casi di ambito “metropolitano”, ipotizzando nello schema finale il punto di accesso ed erogazione a regime ad avvenuta unificazione delle tre ASP.
Centro per l’Adattamento dell’Ambiente Domestico (CAAD):
Il CAAD si occupa di dare informazione e consulenza al fine di individuare soluzioni che possano migliorare la fruibilità della propria abitazione e la qualità della vita al domicilio per le persone disabili e anziane e per chi le assiste. Attualmente il servizio è già stato conferito ad ASP IRIDeS ed opera a livello sovra-distrettuale (metropolitano).
Servizio Sociale per minori stranieri non accompagnati:
la presa in carico dei minori stranieri non accompagnati è svolta dall’ASP Irides che ha attivato un Servizio Sociale specialistico. L’accesso avviene tramite l’invio del PRIS o direttamente su iniziativa del Servizio Sociale dell’ASP, solitamente contattata dalle Forze dell’Ordine. La titolarità del piano assistenziale ed educativo è dell’Azienda, ma l’accoglienza in struttura è collegata al provvedimento di collocazione in luogo protetto (articolo 403 del codice civile) attualmente a firma del Direttore del Settore Coordinamento Sociale e Salute.  Parte delle attività di  accoglienza rientrano nel Programma Nazionale Minori coordinato a livello centrale dall’ANCI.
Sportello Protezioni Internazionali:
si tratta del punto di accesso ai servizi dei richiedenti asilo e rifugiati di primo arrivo in città. Il Servizio è prodotto dall’ASP Poveri Vergognosi. Lo Sportello svolge le seguenti attività:
– orientamento e accompagnamento alla procedura di richiesta asilo presso la Questura e richiesta di accoglienza presso la Prefettura;
– accesso alle misure d’accoglienza dello SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) prodotte dall’ASP in collaborazione con enti del privato sociale. Tali misure includono: interventi residenziali, contributi per il vitto, sussidi economici, borse lavoro, insegnamento di italiano L2, contributi economici per il reperimento di un alloggio autonomo, ecc. In merito a questo secondo ordine di attività, lo Sportello svolge funzioni di presa in carico e accesso a interventi sociali che non sono state formalizzate e che, di conseguenza, non appaiono supportate dalle necessarie risorse professionali.
Informazione e orientamento agli immigrati di secondo livello:
si tratta di una funzione di informazione, orientamento e consulenza sui permessi di soggiorno e sul diritto di ingresso e permanenza nel territorio dello stato degli stranieri svolto a favore degli Sportelli Sociali o, direttamente, dei beneficiari finali. Il servizio è svolto oggi dall’ASP Poveri Vergognosi in modo del tutto residuale. In città viene realizzato da numerose associazioni con funzioni di advocacy, da avvocati privati, dai patronati e dalle organizzazioni sindacali. Appare opportuno sviluppare una funzione di governo e coordinamento degli sportelli pubblici e del privato sociale che svolgono questa funzione per potenziarne la capacità di interlocuzione con gli uffici periferici del Ministero dell’Interno (Prefettura e Questura).
Nodo antidiscriminazione:
è un’attività sperimentale promossa dalla regione Emilia Romagna per la quale è stato accreditato lo Sportello Protezioni Internazionali. Ad oggi è stata svolta la formazione degli operatori, ma poche attività sono state  messe in campo, tra cui si segnala una collaborazione con l’Ufficio Pari Opportunità per un’azione di consulenza legale alle vittime di discriminazione sull’orientamento sessuale svolto da un gruppo di associazioni.
Servizi di bassa soglia per tossicodipendenti e disagio adulto:
servizi ad accesso diretto (Accoglienza a bassa soglia c/o Centro di Accoglienza Beltrame, Unità di strada) realizzati da ASP Poveri vergognosi attraverso l’affidamento a soggetti del privato sociale. Attualmente è in corso la procedura per la gara che determinerà l’affidamento del servizio di strada integrato (Unità di Strada per tossicodipendenti + Servizio Mobile di Sostegno per il disagio adulto). Inoltre sono in discussione le modalità di collaborazione nella presa in carico con i servizi sociali territoriali, con il Sert.T e con il CSM.
Esecuzione penale adulti:
si tratta di un pacchetto di interventi a favore di detenuti o ex detenuti (informazione, mediazione, auto-aiuto, borse lavoro, attività ricreative, ecc.) conferiti oggi all’ASP Poveri Vergognosi che ne affida interamente la realizzazione a diverse associazioni e cooperative. Il Comune mantiene una funzione di governance nel Comitato locale carcere.
Servizio centralizzato di mediazione culturale:
il servizio di mediazione a chiamata è affidato dal Settore Coordinamento Sociale e Salute direttamente all’associazione AMISS che lo realizza per i servizi sociali che ne fanno richiesta, oltre che per le scuole e per altri servizi pubblici sulla base di appositi accordi (carcere minorile, Questura per i casi seguiti dai servizi, ecc.)
Centro per le Famiglie:
è un servizio realizzato da ASP IRIDeS che offre ai genitori attività di consulenza, formazione e informazione, sostegno economico, spazi in cui sperimentare forme di scambio e di mutuo aiuto. Si rivolge alle famiglie o ai singoli genitori della città con figli in minore età che possono trovarsi ad affrontare situazioni per le quali sentano il bisogno di un confronto: ad esempio, l’adolescenza dei figli e le difficoltà di relazione che spesso ad essa si accompagnano, la nascita di un bambino e la necessità di ripensare ai propri ruoli, la separazione, ecc.
Svolge inoltre le attività inerenti l’affido familiare e l’adozione.

Progetto Oltre la Strada:
il progetto regionale Oltre la Strada rappresenta l’unico intervento del Comune a favore delle vittime della tratta e di tutte le persone straniere che accedono alle misure di protezione sociale previste dalla legge. Il progetto è realizzato per la parte relativa agli adulti dall’Istituzione per l’Inclusione Sociale e Comunitaria e per quanto riguarda i minori da ASP IRIDeS. L’unificazione dei due progetti consentirebbe una miglior gestione della progettazione e della rendicontazione.

Accesso ai centri di accoglienza e agli appartamenti di primo inserimento abitativo per immigrati:

l’attività di accoglienza è svolta dall’ASP Poveri Vergognosi, la gestione dei centri è affidata a enti del privato sociale e la gestione degli appartamenti ad ACER. La titolarità dei provvedimenti di accesso è rimasta in capo al Settore Coordinamento Sociale e Salute non essendo, attualmente,  delegabile all’ASP.  Risulta opportuno provvedere alla semplificazione dei procedimenti di accesso e ammissione ai servizi.

G. Unificazione delle 3 Aziende di Servizi alla Persona.
Si tratta di intervento strettamente connesso al precedente nel quale si evidenzia come la fusione delle 3 ASP in un’unica Azienda, oltre a concorrere  positivamente ad un risparmio di costi amministrativi, ad una semplificazione delle modalità e dei sistemi di affidamento e controllo economico e qualitativo, ad una ottimizzazione ed efficientamento della spesa per i servizi con attivazione di economie di scala, porterebbe anche ad una semplificazione dell’acceso e della organizzazione dei servizi.

Proposte per ampliare e migliorare l’integrazione tra i soggetti della rete dei servizi

A) Rendere più efficace l’integrazione socio-sanitaria sviluppando relazioni più strutturate tra Comune e AUSL
Oltre all’ipotesi, citata in precedenza, di costituire un Ufficio unico per la tutela dei minori, c’è la necessità di risolvere le attuali criticità  nella collaborazione tra i due enti in particolare per quanto riguarda l’integrazione socio-sanitaria con i servizi dell’Azienda relativi all’infanzia (Consultorio Familiare e Neuropsichiatria) ma anche relativamente al tema della tossicodipendenza e a quei target di utenza per i quali ancora non sono state definite congiuntamente le modalità di intervento e presa in carico (definizione e gestione del bisogno indifferibile ed urgente, modalità di valutazione di tutte quelle situazioni nelle quali non è definita la residenza, come ad esempio, per i profughi, i rifugiati, la popolazione post-carceraria, etc.).
È necessario attivare da subito gli organismi previsti dalla Programmazione (Ufficio di Piano e Tavoli Tematici) per arrivare a breve alla ridefinizione degli Accordi di Programma e alla sottoscrizione di Protocolli operativi.

B) Rafforzamento della sussidiarietà e della partecipazione del terzo settore e del volontariato nella programmazione, contrastando una tendenza alla marginalizzazione dal sistema di queste componenti fondamentali
La criticità del contesto e le scelte difficili richieste dalla programmazione rendono indispensabile che il Comune utilizzi, da un lato, tutte le proprie competenze, professionalità e la propria capacità di informazione per far acquisire consapevolezza sulle sfide che il nostro sistema di servizi dovrà affrontare per poter sopravvivere e, dall’altro, si metta in ascolto delle componenti più attive e consapevoli della società civile che, a loro volta devono, senza pregiudizi, essere disponibili a cogliere la sfida e a porsi affianco e non come controparte dell’ente pubblico.
Per avviare un rinnovato percorso di partecipazione e condivisione delle scelte è necessario innanzitutto riattivare e rivalutare ciò che già esiste:
– il Tavolo Welfare (composto da tutti i rappresentanti dei soggetti del sistema di welfare cittadino) previsto dalla programmazione. Già entro il prossimo mese di marzo il Tavolo può essere convocato per condividere le decisioni e le scelte strategiche previste nel bilancio 2011 dell’Amministrazione Comunale e nel Piano di zona  della Salute e del Benessere – Programma Attuativo 2011 del Distretto cittadino. In prospettiva va valutata l’estensione del Tavolo ad altre componenti, oggi assenti, come ad esempio i rappresentanti del mondo economico, se  davvero si ritiene che il welfare possa essere leva di sviluppo di una comunità e non soltanto fonte di spesa.
le Consulte tematiche che hanno appunto il ruolo di aggregare interessi diffusi e di esprimere la voce di numerose associazioni, come quella dell’Handicap, della Esclusione Sociale e delle Associazioni Familiari.
Ma anche, a differenza di quanto avviene attualmente, è necessario ampliare alle rappresentanze del privato sociale i tavoli tematici (Anziani, Adulti, Disabili, Minori) costituiti dall’Ufficio di Piano.

C) Mettere in rete i principali punti di ascolto del privato sociale
Il maggior numero possibile degli attori che costituiscono la rete dei servizi devono essere connessi tra di loro e le “maglie” della rete devono essere il più possibile strette. Per questo è indispensabile tentare di allargare il sistema degli Sportelli Sociali ai Punti di Ascolto del privato sociale, accreditando questi ultimi all’utilizzo della scheda di accoglienza dello Sportello Sociale. che operano nel campo dell’esclusione sociale e i punti di raccordo territoriali delle Associazioni con i SST

Tale intervento dovrebbe consentire a regime:
– di conoscere non solo servizi, interventi e contributi che le persone e le famiglie ricevono dai servizi comunali e/o pubblici ma anche dai soggetti del privato sociale;
– di fornire a tutti i soggetti della rete la possibilità di leggere  i segnali “deboli” e di dialogare in modo più tempestivo tra loro e con i servizi pubblici.
Per procedere in tempi veloci si potrebbero individuare alcuni (2/3) soggetti esterni disponibili ad avviare un’iniziativa.