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Il pasticcio di Er.Go: “Lasciate gli studentati”, poi il dietrofront

Secondo l’ente per il diritto allo studio si sarebbe trattato di “misure per il contenimento di Covid-19”. Saperi Naviganti: “Interpretazione impropria del decreto, a rischio la salute di tutte”. Cua: “Ammettono sovraffollamento, studentati insufficienti”. Noi Restiamo: “Non fanno altro che peggiorare le cose”.

12 Marzo 2020 - 20:38

Un messaggio inviato questa mattina da Er.go, l’ente regionale per il diritto allo studio, ha invitato gli universitari ancora presenti nelle residenze a lasciare le proprie stanze come “misura precauzionale per il contenimento del virus Covid-19″. La missiva dell’azienda regionale ha provocato l’immediata reazione dei collettivi universitari: “Oggi le studentesse e gli studenti che usufruiscono del servizio abitativo erogato da Er.go (Azienda Regionale per il diritto agli Studi Superiori) hanno ricevuto una mail contenente un invito a rientrare nei propri comuni di residenza, ‘lasciando libera la stanza da effetti personali’. Aprendo il messaggio con un richiamo al nuovo DPCM in vigore da oggi, 12 marzo 2020, Er.go lancia un invito che, più che rispettare le direttive ministeriali, le interpreta e ne trae conclusioni improprie”. Lo scrivono Làbas e il collettivo universitario Saperi Naviganti, spiegando come decreti e ordinanze stabiliscano “il diritto (non il dovere, giuridico o morale) a rientrare nei propri luoghi di residenza, per motivi di urgenza e necessità” e disincentivino “gli spostamenti sul territorio nazionale. Sono infatti stati ridotti al minimo i trasporti su gomma e ferrovia a livello nazionale, i trasporti aerei (si pensi a chi ha la residenza in Sardegna e Sicilia), e i treni ad alta velocità viaggiano a capienza ridotta. Il fatto che Er.go lanci un appello del genere alla coscienza delle sue e dei suoi residenti ha come conseguenza l’incentivo a spostarsi e, in sostanza, a mettere in atto quegli stessi comportamenti che sono oggetto, in questo stato emergenziale, di un disciplinamento anche sotto forma di denuncia penale. Crediamo che Er.go, se ritiene, come scrive, che le sue residenze possano essere luoghi di assembramento affollati, dovrebbe lanciare messaggi diversi: restate nelle vostre stanze, evitate affollamenti nei corridoi e continuate a mettere in pratica le misure di sicurezza prescritte. Ricordiamo, inoltre, che le residenze sono abitate da studentesse e studenti del Nord, dove l’emergenza costringe gli ospedali a dover scegliere chi accogliere nelle proprie strutture” e da “studentesse e studenti del Sud, dove la sanità non avrebbe modo di rispondere adeguatamente a una diffusione massiccia del virus. Esigiamo quindi una tempestiva e decisa rettifica da parte di Er.go che non può pensare di mettere irresponsabilmente a repentaglio la salute di tutte e tutti!”. Studentesse e studenti invitano inoltre a “bombardare” di messaggi la pagina Facebook dell’ente per il diritto allo studio.

Anche il Cua contesta l’invito dell’ente. Per attiviste e attivisti con le sue parole la direttrice “ammette il sovraffollamento degli studentati Er.go, studentati di cui alcuni hanno solo una cucina per piano, ovvero 33 persone”. Inoltre “l’ente sembra dimenticare che se una persona accetta l’alloggio in studentato sarà forse perché la residenza della propria famiglia è lontana dalle città dell’Emilia-Romagna. In un momento in cui si ripete dall’alto della propria situazione privilegiata #iorestoacasa, agli studenti che vivono in alloggio si chiede di lasciare le proprie case e magari diffondere il virus in altre zone d’Italia farsi mettere in quarantena nelle zone d’arrivo in quanto provenienti dal Nord. Teniamo anche in conto che molti residenti negli alloggi Er.go sono stranieri che sono impossibilitati a tornare dei propri paesi di provenienza. Inoltre l’interruzione della gran parte dei servizi dei mezzi di trasporto ci fa sorgere un’altra domanda: come se ne dovrebbero andare? In un ateneo in cui da anni ci si vanta dell’attenzione che si presta agli studenti e al diritto allo studio, in una situazione come quella che stiamo vivendo iniziano a venire al pettine alcuni nodi. Gli studentati pubblici sono assolutamente insufficienti ma si continua a sbloccare cantieri per la costruzione di studentati privati, centinaia di migliaia di persone sono in ginocchio a causa dell’emergenza e l’unibo concede di pagare la terza tassa di contribuzione a fine aprile, come se potessero sufficiente allontanare i problemi di qualche settimana sperando che nel silenzio passi il fatto che mentre i servizi non vengono erogati, le biblioteche sono chiuse e molti professori si rifiutano di svolgere didattica e esami online, l’Unibo si arricchisce alle spalle degli studenti. #iorestoacasa #maergomicaccia #seunacasanoncelho”.

Noi Restiamo parla di una “classe dirigente italiana” che “mostra a tutti i livelli la sua incapacità e confusione di fronte a questa epidemia. Prima Conte che antepone gli interessi di confindustria alla salute delle persone e lascia al lavoro milioni di persone, ora anche Er.go, in barba alla zona rossa, ha il coraggio di invitare gli studenti a tornare ai loro paesi d’origine! La confusione e l’incapacità di applicare con coerenza le misure di contenimento è evidente, comunicazioni come queste non faranno che peggiorare le cose!”, dice il collettivo.

A seguito probabilmente delle numerose contestazioni, nel pomeriggio sono arrivate rettifica e scuse della direttrice di Er.go Patrizia Mondin: “Mi sono spiegata male e me ne scuso con tutti. L’intento era cercare le migliori soluzioni per razionalizzare tutti gli spazi disponibili, così da consentire a tutte le studentesse e gli studenti in alloggio gli spazi più adeguati”.