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Il condominio di via Irnerio “lasciato alla polvere” quattro anni dopo lo sgombero

Lo denuncia Noi Restiamo, che stamattina ha affisso manifesti sul portone: “È  necessaria la requisizione di questi spazi per metterli al servizio della collettività e strapparli al profitto privato. Dove c’erano 17 appartamenti oggi devono tornare inquilini e studenti”.

30 Settembre 2020 - 15:34

“Oggi abbiamo effettuato un’azione di sanzionamento in via Irnerio 13: l’ennesimo stabile pubblico rimasto inutilizzato dopo lo sgombero dell’occupazione abitativa”. Lo scrive Noi Restiamo, che aveva promosso l’iniziativa sette anni fa insieme ad Asia-Usb.

Prosegue il collettivo: “Come abbiamo più volte denunciato, già prima della pandemia la speculazione immobiliare faceva lievitare gli affitti ed era evidente l’insufficienza delle residenze universitarie, si pensi alle seicento persone rimaste escluse dalla possibilità di accedere allo studentato, benché ne avessero diritto, per mancanza di posti, nel 2019. L’Unibo ha messo in campo solo soluzioni insufficienti e precarie, che non hanno fatto che garantire il guadagno dei proprietari privati delle strutture ricettive (appartamenti, airbnb, hotel, bed and breakfast). Nessuno investimento è stato fatto sugli studentati pubblici, mostrando qual è il vero target a cui punta Unibo. Tant’è che per studenti ricchi e giovani imprenditori i lavori vanno avanti: la Bbs si appresta ad aprire un nuovo campus, e intanto lo Student Hotel apre i battenti il primo ottobre, con il plauso dell’Università e del Comune di Bologna.Questo progetto tanto decantato altro non è che uno studentato di lusso con prezzi che oscillano tra i cinquecento e i settecento euro al mese nel cuore della Bolognina. Questo studentato, costruito da una multinazionale privata, nasce sulle ceneri dell’ex telecom, un’occupazione abitativa composta da 300 famiglie. Così come lo spazio su cui sorge lo Student Hotel, via Irnerio 13 era un’occupazione abitativa organizzata da noi con Asia-Usb nel 2013, a cui hanno partecipato ben 30 famiglie senza dimora. Dopo lo sgombero infame del 2016 quello spazio è stato lasciato alla polvere. L’emergenza e l’impellenza della problematica abitativa è resa ancora più grave in un momento dove la pandemia torna ad incombere sul futuro di studenti e lavoratori precari e pertanto può essere unicamente risolta estirpandola alla radice: con la requisizione degli spazi pubblici e privati sfitti ed inutilizzati. Del resto è più che dimostrato (e da anni ormai) che gli spazi sfitti ed inutilizzati sono molti, molti più delle persone che vivono sulla loro pelle il problema della casa. È necessaria un energico intervento pubblico per creare case popolari e residenze studentesche gratuite e senza ingerenze dei privati. È  necessaria quindi la requisizione di questi spazi per metterli al servizio della collettività e strapparli al profitto privato. Dove c’erano 17 appartamenti oggi devono ritornarci inquilini e studenti. Dove oggi costruiscono studentati di lusso debbono ritornarci le famiglie e i giovani che lavorano, che studiano e che stanno pagando i costi di questa crisi”.

Noi Restiamo conclude ricordando l’appuntamento di domani per contestare l’inagurazione dello Student Hotel, “per dire no agli studentati di lusso e rivendicare la necessità di una requisizione immediata dello sfitto pubblico e privato”.