Acabnews Bologna

“Il Comune svende i servizi pubblici locali”

Al via la cessione delle quote della società delle ex farmacie comunali, e Merola vuole mettere sul mercato un pacchetto di azioni di Hera. Usb: “Non tengono in nessun conto la volontà popolare”.

20 Luglio 2018 - 13:39

In questi ultimi giorni la Giunta ha fatto due mosse di non poco conto. La prima è pubblicare l’avviso pubblico per la cessione delle quote detenute in Afm, la società delle ex farmacie comunali, già in mano per il 79,97% ai privati di Admenta. La procedura riguarda anche le quote dei comuni di Casalecchio, Monzuno e San Giovanni in Persiceto: complessivamente va in vendita 17,45% del capitale sociale di Afm. Le offerte dovranno essere presentate entro il 10 agosto, con l’apertura delle buste fissata per il giorno 20 dello stesso mese. L’incasso atteso è di 8,6 milioni.

La seconda mossa l’ha fatta personalmente il sindaco Merola, decidendo di riproporre (come già nel 2015) la vendita di una parte del 9,73% del capitale di Hera controllato dal Comune, pescando tra le azioni non vincolate dal patto di sindacato, che sono in tutto più della metà. L’operazione potrebbe liberare per i prossimi tre anni circa 15 milioni di euro di spesa corrente, che sarebbero destinati a casa e servizi sociali, secondo quanto detto in conferenza stampa dallo stesso Merola, che non sembra gradire critiche: “Non mettiamo in discussione il controllo pubblico di Hera, tirar fuori la menata della privatizzazione dell’acqua non c’entra un tubo”. I sindacati? “Nessuna pregiudiziale, sono tranquilli sul controllo di Hera”.

Non è sicuramente così per l’Unione Sindacale di Base, che scrive in un comunicato: “La vendita di azioni Hera è una privatizzazione, ogni altra definizione è pura propaganda. Merola e la sua Giunta sono tornati all’attacco dei servizi pubblici locali, con la decisione di vendere azioni societarie non vincolate. Sia chiaro che non siamo stupiti della volontà politica di questa Giunta nel non rispettare la sostanza del referendum nazionale contro la privatizzazione dei servizi pubblici locali, visto che ne abbiamo avuto svariate conferme di come non tengano in nessun conto la volontà popolare: dalla vicenda del referendum sul finanziamento alle scuole private, alle quote delle farmacie comunali, all’attuale questione della cementificazione dei Prati di Caprara”.

Prosegue il sindacato: “La nostra indignazione sale ulteriormente quando sentiamo che questa svendita viene giustificata con una cortina fumogena di buoni propositi su investimenti a fini sociali, argomentazioni buone solo per chi ancora crede o fa finta di credere che questa Giunta abbia a cuore temi come la scuola, casa e servizi sociali dopo anni di smantellamento. Come non ci meravigliamo che questa manovra sia presentata e discussa tra fine luglio e agosto come le peggiori tradizioni politiche e sindacali insegnano e come anche i topi di appartamento sanno bene. Neppure possiamo meravigliarci della disponibilità di CGIL CISL UIL nell’accettare questa svendita, queste organizzazioni sindacali hanno perso da tempo ogni residuo riferimento alternativo alle logiche di mercato, sposando le politiche di compatibilità di bilancio”.

“La Usb – si legge in conclusione – è fermamente contraria a questa proposta sul piano dell’opposizione ad ogni privatizzazione, sul piano della convenienza economica, sul piano del rispetto della volontà popolare, sul piano del metodo su come questa Giunta sta presentando e gestendo questa operazione. Da parte nostra il problema delle risorse è da affrontare partendo dall’abolizione delle norme sull’equilibrio di bilancio che impediscono l’impiego delle risorse disponibili per le politiche sociali e di sviluppo, sia a livello nazionale che per gli enti locali tramite i Patti di Stabilità. Ogni altra soluzione è una presa in giro e serve solo a giustificare svendite come questa. Per tutto questo siamo impegnati nella campagna firme per presentare le proposte di legge sull’abolizione degli assurdi vincoli di bilancio introdotti dal Governo Monti a seguito della modifica all’art. 81 della Costituzione e sui relativi trattati della Unione Europea. È necessario che le realtà e i cittadini che in questi anni si sono impegnati contro le politiche di privatizzazione e di smantellamento dei beni pubblici si mobilitino per opporsi a questi provvedimenti”.