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Il Comune privatizza del tutto le farmacie

Presto all’asta le quote di Afm, società di proprietà di Palazzo D’Accursio. Usb: “Totale disimpegno dell’amministrazione”. Intanto l’Ausl addita i avoratori in malattia per le code agli sportelli, Sgb indice sciopero per domani: “No allo scaricabarile”.

11 Gennaio 2018 - 16:11

(Comune Palazzo D'Accursio - foto Zic)Il Comune di Bologna privatizzerà del tutto le farmacie entro l’estate. E’ l’epilogo di un’operazione iniziata nel 1997, con la messa sul mercato delle farmacie comunali da parte della Giunta Vitali: oggi l’80% è in mano ai privati di Admenta e il 15% della società Afm, che è di proprietà di Palazzo D’Accursio. Quota che sarà venduta con un’asta pubblica, dopo che l’advisor ingaggiato dal Comune terminerà la valutazione della quota azionaria da mettere sul mercato. Prospettiva bocciata dall’Usb, che esprime “assoluta contrarietà alla decisione della Giunta Merola di procedere alla vendita delle quote della società Afm. Siamo di fronte al triste epilogo di una vicenda che ha visto lo smantellamento delle farmacie comunali bolognesi, ora siamo al totale disimpegno dell’amministrazione locale. Di fronte al dato delle crescenti difficoltà dei settori popolari nell’accedere a cure e farmaci sarebbero altre le scelte da fare, siamo di fronte alla ritrita logica delle privatizzazioni come valore assoluto a prescindere da valori sociali e dati economici”. Per l’Usb “Bologna avrebbe bisogno di un servizio farmaceutico capace di garantire prodotti calmierati, educazione alla salute e prevenzione, garantendo diritti e condizioni di lavoro di qualità per i dipendenti, mentre con al conferma di questa decisione il Comune di Bologna si nega un ruolo che dovrebbe essere proprio di ogni istituzione pubblica”.

Intanto Sgb interviene su code e tempi di attesa agli sportelli di Cup2000, rispetto ai quali Ausl ha additato i giorni di malattia presi dai lavoratori.

“Invece di prendersi le proprie responsabilità e cercare di risolvere i problemi con un’adeguata organizzazione del servizio – scrive il sindacato, che ha proclamato lo sciopero per la giornata di domani – i dirigenti dell’azienda sanitaria non trovano altra soluzione che addebitare ai dipendenti della società che si occupa di gestire giornalmente migliaia di persone, la responsabilità dei disservizi venutisi a creare. Evidentemente gli stessi dirigenti hanno memoria corta e non gli sovviene che da oltre un anno il sindacato Sgb chiede soluzioni strutturali per risolvere il problema endemico delle code e dei tempi di attesa presso gli sportelli Cup di Bologna. Problema endemico perché lasciato irrisolto da molto tempo e mai affrontato dai responsabili Ausl, nella migliore delle ipotesi perché incapaci; nella peggiore perché si è deciso di dismettere un servizio che i cittadini utilizzano giornalmente a migliaia. Nelle varie audizioni in commissione al Comune di Bologna, richieste da numerosi assessori messi al corrente dei disagi che i cittadini devono sopportare, l’Ausl ha sempre fatto orecchie da mercante, sostenendo che tutto andava a meraviglia, madama la marchesa. Anzi l’organizzazione messa in piedi era di eccellente qualità!”.

Prosegue il comunicato: “L’unico passaggio che era necessario mettere in atto, nuove assunzioni da parte dei soci, tra cui le AUSL, per ovviare alla mancanza di personale e al suo naturale turn over, non è mai stato deciso; anzi si è deciso l’esatto contrario: depauperare il servizio di front office. Cui prodest? Incompetenza o piano strategico? Il progetto regionale di riordino delle società in house della regione Emilia Romagna, che investe anche Cup2000, ha un ruolo in tutto questo? L’impressione è che si sia deciso di lasciare morire un servizio che fino ad ora permetteva l’accesso alle prenotazioni sanitarie e ai servizi di anagrafe sanitaria all’intera cittadinanza in maniera capillare, per sostituirlo con qualcosa di indefinito e fumoso. Alla luce dei fatti l’Ausl oltre agli utenti, dovrebbe chiedere scusa alle decine di lavoratori di Cup2000 che giornalmente e con sovrumane difficoltà, devono lavorare in condizioni a dir poco disagiate per poter offrire alla cittadinanza un servizio che, nonostante le evidenti e note falle organizzative, ancora funziona ed è l’unico che la maggior parte dei cittadini scelgono per le proprie esigenze”.

“La pazienza ha un limite – si legge in conclusione – e quella dei lavoratori è stata già superata da tempo. Fino ad ora solo la responsabilità degli stessi ha permesso di andare avanti senza eccessivi problemi, ma ora la misura è evidentemente colma. Si risolvano subito i problemi strutturali e ognuno si assuma le proprie responsabilità, e non si giochi più allo scarica barile”.