Acabnews Bologna

Il Comune di Bologna aumenta la tassa del rusco

Mentre a Piacenza la tariffa dei rifiuti è stata diminuita del 10%, nell’ambito delle misure anticrisi del Comune, a Bologna, su sollecitazione di Hera, la TARSU aumenterà dell’1’8% .

16 Dicembre 2009 - 17:24

Qualche giorno fa il Comune di Piacenza ha deciso di tagliare la tariffa dei rifiuti del 10%. Del provvedimento beneficeranno poco più di 9.090 piacentini su un bacino d’utenza di 42.000 persone.
Il sindaco Roberto Reggi, quando ha annunciato il provvedimento, ha parlato di completamento del pacchetto anticrisi varato dalla sua Amministrazione (250 mila euro per il fondo anticirsi e 150 mila euro per la riduzione delle tariffe per i rifiuti urbani).
Il provvedimento riguarda alcune categorie di utenti più direttamente investite dalla crisi economica.
Gli utenti interessati alla riduzione sono quelli che, alla data del 1° gennaio 2009, possedevano i seguenti requisiti:
– persona sola di età superiore a 65 anni che vive in un alloggio sino a 80 mq (4.187 utenti);
– nuclei familiari composti da 3 o 4 componenti che vivono in alloggi sino a 85 mq (4.010 nuclei familiari);
– nuclei familiari composti da 5 e più componenti che vivono in alloggi sino a 140 mq (894 nuclei familiari).
Per usufruire della riduzione della tariffa non è necessario presentare alcuna domanda. Per gli utenti che ne hanno diritto, essa sarà riconosciuta e applicata automaticamente da Enìa (la multiutilities piacentina, corrispondente ad Hera a livello di servizi erogati) quando verrà emessa la prima fattura del 2010.
Questa manovra ha origine dal dividendo di Enia di 900 mila euro e segue ad altre misure adottate dal Comune di Piacenza come il “Bonus energia elettrica” (è un’agevolazione che ha l’obiettivo di sostenere la spesa energetica delle famiglie in condizioni di disagio fisico o economico) e il “Bonus gas” (è un’agevolazione introdotta dalla L.2 del 28/10/2009 con l’obiettivo di sostenere la spesa delle famiglie in condizioni di disagio).

Nella stessa Regione, cioè l’Emilia-Romagna, sfalsando la data di qualche giorno, la Giunta del Comune di Bologna ha deciso, lasciando ammutoliti i sindacati, di aumentare la TARSU (Tassa Rifiuti Solidi Urbani) dell’1,8%. Poco importa se, all’inizio degli incontri con le parti sociali sul “Bilancio 2010”, il sindaco Delbono aveva dichiarato che non ci sarebbero stati aumenti per tasse e tariffe, poco importa se esiste un accordo firmato dalla Conferenza Metropolitana dei Sindaci che esclude rincari fiscali, il “ritocco” alla tassa sui rifiuti e l’introito aggiuntivo per le Casse Comunali di un milione di euro viene “giustificato” da Palazzo d’Accursio per “rispondere alle sollecitazioni di Hera”.
Quindi, come è già capitato altre volte, una richiesta del management di Hera diventa oro colato per gli amministratori comunali che hanno, pertanto, dichiarato irrinunciabile il ritocco: si tenta di spiegare che l’incremento della TARSU sarebbe collegato all’obiettivo di aumentare la raccolta differenziata.
La cosa è ancora più odiosa considerando che siamo la città della Regione in cui la percentuale di raccolta differenziata è tra le più basse (a fronte di una spesa per i rifiuti pro capite tra le più alte). Sicuramente, anche a livello simbolico, non è un bell’incentivo verso l’unica forma di raccolta di rifiuti che abbia un senso.
Sarà un caso: Hera in questi anni è stata aspramente criticata per la sua ostilità alla raccolta differenziata e per il suo prediligere l’incenerimento; nel momento in cui, sotto la pressione dell’opinione pubblica, è stata costretta ad aumentare leggermente il servizio di raccolta differenziata, cerca di scaricarne i costi nelle tasche dei cittadini.
Poco importa se, negli ultimi cinque anni, la “tassa del rusco” è sempre aumentata, mentre il servizio è andato via via peggiorando.
Questo provvedimento della Giunta Delbono dovrebbe essere l’occasione, per discutere anche delle tariffe dei servizi pubblici erogati dalle cosiddette “aziende partecipate”, tipo Hera. Il peso del costo delle tariffe all’interno del reddito famigliare è sempre più gravoso. In un periodo di crisi i bilanci quotidiani e mensili dei lavoratori sono stati costretti a tagliare sulle spese per l’alimentazione, per il vestiario, per la cultura, per i viaggi e il divertimento. Il costo per l’alloggio (affitto o mutuo) e per le tariffe di luce, acqua, gas diventano elementi predominanti. Quindi, al di là di tutte le chiacchiere, se gli enti locali vogliono adottare efficaci misure anticrisi devono operare sul versante della diminuzione delle tariffe, altrimenti è aria fritta (per di più inquinata).