Acabnews Bologna

Il Centro diurno trasferito al Beltrame

Il servizio a bassa soglia, privato dei laboratori, da via del Porto al dormitorio di via Sabatucci, da dove l’asilo notturno andrà alla residenza Irnerio. La chiamano razionalizzazione, in realtà è un taglio ingiustificato.

18 Luglio 2013 - 19:42

E’ da troppo tempo che a Bologna si usa un modo, all’avanguardia e originale, per riqualificare i servizi sociali: o li si chiude (dicendo che non li si sta tagliando) o li si razionalizza (spostandoli al “Beltrame” di via Sabatucci).

Poi, continua a tirare forte una leggenda metropolitana: Bologna persiste nell’essere un’eccellenza per quanto riguarda i servizi sociali e l’accoglienza per i senza fissa dimora e gli “sbandati” in genere. Insomma, una specie di Eden per quanti si spostano da una città all’altra in cerca di aiuto e assistenza.
Con quale coraggio gli amministratori pubblici si siano inoltrati in questa panzana è qualcosa di stupefacente. Sulla base della scriteriata teoria della “accoglienza disincentivante” sono anni che spendono soldi per fare star peggio le persone in difficoltà, per tenerle lontane dalla nostra città (perché ne arriverebbero troppe a causa del miraggio del suddetto “paradiso sociale”).
Pertanto, sindaci e assessori che si sono succeduti negli ultimi mandati si sono vantati di aver particolarmente represso il fenomeno del “vagabondaggio” o di averlo quantomeno contenuto in zone molto circoscritte. I nostri zelanti amministratori hanno ostentato ai quattro venti come la città di Bologna risulti in generale una realtà particolarmente “gestita” e controllata rispetto ad altri territori.

Quando chiudono un servizio, dicono che lo fanno per via di una lettura più adeguata delle reali necessità sociali. Ve la ricordate l’assessore Frascaroli che, di fronte a un aumento delle morti di overdose, a chi gli chiedeva se la chiusura del Drop In potesse essere una delle cause, ebbe il coraggio di dire che, per lei, di servizi per le tossicodipendenze ce n’erano troppi? O, ancora, qualche anno addietro, durante il mandato di Cofferati, quando la chiusura di una mensa comunale venne giustificata per combattere la crescente obesità tra le persone povere che vivevano per strada?
Ultimamente, si vantano persino di attivare le “nuove politiche sociali” stimolati dalle motivazioni metodologiche della “Etnografia del Pensiero”… “ma per favore”, direbbe il compianto Totò.
Tutto questo lungo preambolo lo abbiamo fatto per uscire dalla ritualità, oseremmo dire dalla noia, della pura cronaca o della denuncia della chiusura dell’ennesimo servizio.
Stiamo parlando del Centro Diurno di via del Porto che, come avevamo (purtroppo) già anticipato su Zic (prendendoci), chiuderà i battenti il 27 luglio prossimo, trasferendo una parte delle sue attività al Dormitorio pubblico “Beltrame”.

Per fugare le tante preoccupazioni degli operatori di entrambe le strutture, che denunciano una progressiva ghettizzazione e un possibile peggioramento dei servizi di assistenza dopo il trasloco annunciato, i dirigenti del Comune e dell’Asp Poveri Vergognosi hanno “rassicurato” che “il monte ore, gli spazi e i servizi resteranno equivalenti a quelli di oggi” e ” in via Sabatucci si avranno le stesse caratteristiche di via del Porto e per 2 ore al giorno ci sarà pure la mensa”.

Con tutta la buona volontà è difficile che possano darla a bere.
Se si va ancora a leggere nel sito del Comune, il Centro diurno di via del Porto viene descritto come un servizio che

“ha la funzione di offrire un luogo di accoglienza tutti i giorni dell’anno alle persone in condizioni di disagio che vivono in strada o in strutture di accoglienza notturna. Le prestazioni garantite all’interno del centro sono ripetibili nel tempo, mentre il servizio mensa prevede un mese, con possibilità di proroga definita dal servizio inviante. Il servizio garantisce prestazioni alberghiere, assistenziali e di accompagnamento sociale… Orari di apertura: dalle 10 alle 18. Nella fascia oraria 12 – 13,30 è previsto il servizio mensa”.

Mentre per la “Sala multifunzionale del Centro Beltrame” (che svolge anche le funzioni di dormitorio e asilo notturno), c’è scritto:

“La sala è aperta tutti i giorni dalle ore 10 alle ore 17, sia per gli ospiti del Centro Beltrame che per utenti esterni. Nella sala multifunzionale oltre a svolgere attività ricreative, di socializzazione e laboratori, è aperto tutti i giorni per quattro ore un piccolo bar a disposizione sia degli ospiti interni che di quelli esterni. Servizio docce esterne nei giorni di giovedi e sabato dalle ore 9 alle ore 11”.

Se questi servizi vengono erogati in un unico posto, via Sabatucci, di due ne rimarrà soltanto uno. E qualcuno deve avere il coraggio di dimostrare che non sarà così.

Sempre dal Comune mandano a dire: “Per fare spazio ai nuovi servizi in arrivo, dal Beltrame verranno tolti 35/36 posti di bassa soglia e trasferiti in via Pallavicini 12, nella residenza sociale temporanea Irnerio. Questo spostamento produrrà sicuramente una diminuzione delle persone che chiederanno ospitalità all’asilo notturno. Via Pallavicini non è facile da raggiungere di sera e, quindi, siamo pronti a scommettere, aumenteranno le persone che bivaccheranno per strada, nei luoghi centrali della città. E, comunque, questa scelta, porterà via posti il prossimo inverno al cosiddetto “Piano freddo”. La struttura Irnerio negli scorsi mesi invernali era stata adibita a questa funzione.

Alcuni laboratori che un tempo erano in via del Porto saranno spostati in via Savenella, vicino porta San Mamolo. Sganciati da tutti gli altri servizi, che tipo di continuità assistenziale (nel senso di assistenza alla persona) potranno avere? E molti dubbi ci sono anche sulla loro reale frequentazione da parte di vecchi e nuovi utenti.

Non ci meraviglieremmo se, nei prossimi giorni, qualcuno da Palazzo d’Accursio, per fugare tutte queste paure e sospetti, affermasse che non ci sono problemi perché i primi a non averli sono le persone che vivono i disagi della vita di strada, “perché hanno imparato a vivere con quello che gli viene dato”… quindi, non c’è di che preoccuparsi.
Un tempo, per chi si occupava di welfare municipale, i servizi sociali dovevano servire a ridare dignità a uomini e donne che si trovavano in difficoltà in un periodo particolare della loro vita. Oggi il ceto politico (tutto) che siede a Palazzo d’Accursio dovrebbe avere il decoro di dire che tutto questo è finito, che politiche di riduzione del danno e di aiuto alle persone disagiate sono accantonate, che chi si trova in sfiga gli conviene andare altrove, perché sotto le Due Torri si rischia la ghettizzazione.

A noi questo modo di procedere che sta caratterizzando le politiche dell’amministrazione Merola, privo di idee e di sensibilità sociale, fa schifo, perché è cinico e devastante.

Ci è altrettanto chiaro che la nostra denuncia è necessaria e continueremo a farla con puntualità. Ma se gli operatori, gli utenti e i lavoratori dei servizi, le associazioni del volontariato sociale, non prenderanno parola e non cominceranno a contrastare queste politiche scellerate la distruzione del welfare e la moria dei servizi produrranno un disastro non più recuperabile.