Acabnews Bologna

Il 4 giugno sciopero degli educatori

Proclamato dall’Usb: “Salario tutto l’anno, il Comune istituisca un fondo anti-crisi che ci tuteli”. Cub-Cobas sulla riforma del terzo settore: “Opporsi allo smantellamento del welfare”.

26 Maggio 2014 - 12:25

Sciopero degli educatori

Presidio educatori Usb (foto Zic)Sono state tutte respinte le richieste delle educatrici e degli educatori organizzati con l’Usb e impiegati dalla cooperativa Quadrifoglio nell’ambito dei servizi educativi scolastici.

Con la chiusura estiva delle scuole, questi operatori rimarranno per tre mesi e mezzo senza salario per effetto di un appalto dei centri estivi scellerato che apre al volontariato, e che non garantisce continuità lavorativa a più di 400 persone. Al momento è plausibile supporre che a pochi educatori verrà permesso di seguire ai centri estivi i minori seguiti già a scuola durante l’anno, a patto, probabilmente, che accettino di gestire “pacchetti” di bambini certificati. A questi educatori toccheranno poche ore di lavoro alla settimana a dispetto dei monte ore dei rispettivi contratti, che dovrebbero invece garantire la piena occupazione, salario per tutti i mesi dell’anno.

Tutto questo non avviene per caso, ma è l’effetto della volontà politica dell’amministrazione comunale di Bologna che, coadiuvata da Cgil, Cisl e Uil, struttura il nuovo welfare cittadino su forme di volontariato, tagliando la spesa sociale e lasciando gradualmente a casa gli operatori impiegati dalle cooperative.

È paradossale che soltanto agli educatori comunali venga garantita continuità di lavoro e di salario, quando invece anche gli educatori esternalizzati alle cooperative sono impiegati in un servizio pubblico.

Questa grave condizione si va a incastrare in un contesto già molto precario. Infatti durante l’anno scolastico si registrano vuoti di salario quando le scuole chiudono per le cosiddette vacanze programmate, per eventuali calamità naturali, per garantire i seggi nelle tornate elettorali. Le educatrici e gli educatori devono inoltre subire l’onta del negato diritto al pasto durante il turno di mensa, garantito invece agli insegnanti. E poi ci sono le ore di programmazione e dei gruppi operativi la cui partecipazione è vincolata alla propria disponibilità al volontariato quando non è possibile (cosa forse ancora più grave) scalare quelle ore dal lavoro frontale, svolto direttamente a contatto con i minori.

È evidente che questa situazione non è più sostenibile.

È APERTA LA CAMPAGNA SALARIO TUTTO L’ANNO. MERCOLEDÌ 4 GIUGNO 2014 SCIOPEREREMO E CHIEDEREMO AL COMUNE DI BOLOGNA L’ISTITUZIONE DI UN FONDO ANTI CRISI CHE TUTELI LE NOSTRE CONDIZIONI DI VITA E DI LAVORO.

Usb Lavoro privato

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La solidarietà che distrugge i posti di lavoro e il Welfare,
dal no-profit al business del volontariato

Un mese fa, il Governo lo aveva annunciato e puntualmente arriva la ristrutturazione del
terzo settore a partire dal cosiddetto welfare della sussidiarietà. Dopo un decennio di propaganda ideologica e di egemonia culturale, di appalti conquistati al massimo ribasso spesso con gare a trattativa privata, vince il progetto politico di Comunione & Liberazione e di LegaCoop che propone di superare la divisione pubblico e privato per piegare il pubblico alle ragioni di quest’ultimo con la creazione di un rete di realtà del terzo settore che agirà in regime di monopolio. L’attenzione riservata al terzo settore è foriera di sventure perché i cambiamenti legislativi partono dall’abbattimento di professionalità e di posti di lavoro contrattualizzati al posto dei quali arriverà il volontariato e a costi decisamente inferiori. Prima è passata nell’immaginario collettivo un’idea che stravolge il concetto iniziale di volontariato inteso come attività non retribuite e spontanee, attività intraprese per motivi religiosi, politici e sociali, all’insegna della giustizia collettiva e dell’altruismo, per dare risposte che lo Stato non riusciva ad offrire o per costruire una pratica di cittadinanza non sottoposta alle logiche del profitto. Il volontariato che era legato alla militanza politica e sociale senza fini di lucro, con Renzi diventa lo strumento per precarizzare il lavoro e ridurre gli investimenti sociali:

1. Lo stato sociale oggi lascia fuori dalle tutele fasce sempre più ampie di popolazione. Le statistiche parlano di famiglie impossibilitate a cure mediche e terapie riabilitative, a file di attesa infinite per prestazioni sanitarie. L’Italia investe ben poco per la spesa sanitaria e gran parte di queste risorse finiscono nelle tasche di convenzioni e strutture private dentro le quali opera personale sottopagato.

2. Invece di potenziare la sanità, il sociale e la cultura a gestione pubblica si continua con le privatizzazioni appaltando al terzo settore interventi che dovrebbero spettare agli enti locali ed allo stato (questo si profila anche per i Musei e le Biblioteche del comune di Bologna). Le  associazioni di volontariato (Misericordia, Auser, Pubblica Assistenza…) agiscono ormai in regime di monopolio con numerose convenzioni stipulate dalle Regioni sul trasporto sociale e sanitario, convenzioni indecenti nelle quali impiegare sempre meno lavoratori con contratti veri. In questi mesi numerose associazioni e false cooperative hanno licenziato o messo in cassa integrazione migliaia di dipendenti con il silenzio assenso delle istituzioni locali che nei capitolati di appalto attenuano le clausole sociali a salvaguardia dell’occupazione.

3. Si impiegheranno volontari, cassa integrati, giovani sottopagati (servizio sociale nazionale
universitario che affiancherà il servizio militare a 450 euro mensili), cittadini che hanno misure alternative alla pena per reati di lieve entità: queste figure “volontarie” sostituiranno chi oggi lavora con regolare contratto. Nell’arco di alcuni anni distruggeranno posti di lavoro sostituendoli con tantissime figure precarie, ricattabili e senza potere contrattuale.

4. Il terzo settore diventerà una impresa sociale perché il sociale si sarà travestito in business, da qui saranno snellite le pratiche per il riconoscimento dello status giuridico utile a svolgere tale compito.

5. Una nuova legge sul volontariato per dare servizi pubblici in convenzione al terzo settore (inclusi gli enti fantomatici di promozione sociale) che impiegherà ovviamente volontari e non lavoratori dipendenti, che potrà offrirsi sul mercato per erogare servizi o presunti tali in cambio di pochi euro, facendo risparmiare lo stato ma dando ai cittadini un welfare di qualità e servizi inferiori (tanto i lavoratori li pagheranno al massimo con i voucher e il terzo settore beneficerà di sgravi contributivi e fiscali per rendere più appetibile l’affare).

6. Al terzo settore saranno concessi spazi pubblici destinandoli ad un uso falsamente no profit, al resto provvederanno le cooperative il cui uso sistematico è funzionale ad una organizzazione dei servizi e del lavoro che ci rende sempre più deboli e ricattabili. In futuro numerose attività gestite dai Comuni potranno essere trasferite a società sportive e ricreative con un uso dell’associazionismo funzionale allo smantellamento dello stato sociale.

Queste le premesse della riforma del terzo settore che sancirà la fine di ogni indicazione e controllo pubblico sulla sanità e sul sociale creando salari da fame e sfruttamento. Come
nel caso dei contratti a tempo determinato, il principio guida del Governo Renzi e della giunta Merola è la precarietà, lo smantellamento del welfare, la mistificazione della realtà che stravolge il ruolo stesso del volontariato.

Sta a noi tutte e tutti opporci a questo stato di cose, e nessuno lo farà per noi!

Cub-Cobas di Bologna