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“I diritti si conquistano a spinta”

“Nessun passo indietro”. Il Cua propone un “manifesto per Piazza Verdi”, lancia un corteo per martedì 4 giugno alle 18, e nei giorni successivi una kermesse di “cultura, musica, politica e socialità in zona universitaria”.

30 Maggio 2013 - 19:29

“Non facciamo nessun passo indietro su piazza Verdi, ribadiamo che non può essere trattata come una questione di ordine pubblico e che deve essere un luogo tollerante, solidale e aperto come è sempre stato, dove tutti si possono esprimere liberamente e senza bisogno di autorizzazioni”. Sono le parole degli attivisti del Cua ai cronisti, prima dell’inizio di una iniziativa in piazza con Stefano Benni. “Oggi le forze dell’ordine non ci sono – aggiungono – non capiamo cosa sia cambiato rispetto ai giorni scorsi, se si pensa che la sicurezza debba essere garantita con le divise. Per noi la sicurezza si costruisce con la socialità e combattendo i comportamenti nichilistici”.

Riguardo le 25 denunce per i fatti di lunedì (“non è finita qui, questa è solo la prima risposta, stiamo tirando le somme e non faremo sconti, perché il conto è salato” ha tuonato oggi il Questore) i ragazzi non esprimono preoccupazione, anzi: “Una denuncia per essersi conquistati un diritto per noi e’ qualcosa di cui andiamo fieri. I diritti, se non ci sono altri mezzi, vanno conquistati anche così”.

Il Cua presenta un “Manifesto per Piazza Verdi”, con l’intendo di “costruire altre direzioni possibili rispetto al fallimento della gestione della piazza che si è dato negli ultimi anni”, e soprattutto rilancia, con un corteo dalla piazza martedì 4 dalle 18 e il “Batti il tuo tempo festival”, quattro giorni dal 5 al 8 giugno di “cultura, politica, musica e socialità in zona universitaria”

In piazza oggi ci sono anche un ragazzo con un polso fasciato e una ragazza con due cerotti in un occhio, livido. “Anche noi abbiamo dei ragazzi che si sono fatti male, una trentina, cinque sono andati all’ospedale. Abbiamo occhi, polsi e avambracci rotti, ma non ci interessa dirlo e non facciamo il giochino sui feriti che fa la Questura. Noi eravamo tutti a volto scoperto, loro avevano scudi, manganelli e caschi”.

Interviene un attivista di Hobo. “Rivendichiamo tutto quello che è stato fatto, dalla prima barricata all’ultimo poliziotto cacciato. Il livello di gestione dell’ordine pubblico e’ stato scandaloso, lunedì è stato caricato un corteo per impedire l’utilizzo di un megafono, che è lo strumento basilare per ogni mobilitazione”. Le denunce annunciate oggi “sono vergognose, chiediamo che vengano ritirate immediatamente. Le risposte alle esigenze e alle richieste politiche sono sempre le stesse, da un lato caschi e manganelli, dall’altro le denunce”. E ancora: “Quella che sta facendo la Procura è una supplenza del potere politico. Il Comune non c’è e allora la Procura assume questo ruolo, con un’opera di criminalizzazione nei confronti di chi ha difeso il diritto di assemblea”.

 

> Il comunicato del Cua:

Negli ultimi giorni piazza Verdi e la zona universitaria sono stati oggetto di un’enorme attenzione dell’opinione pubblica riguardo agli scontri avvenuti al suo interno. Spesso però si è spostata la questione dalla sua centralità squisitamente politica verso la descrizione degli eventi in termini di ordine pubblico.

Da sempre il Cua rifiuta questa descrizione di piazza Verdi e della zona universitaria, preferendo approcciare il tema in termini di dialogo e di costruzione comune di una gestione della piazza aperta alle necessità di chi tutti i giorni la vive e la attraversa.

Ci sono però dei limiti: il diritto alla libertà di parola, alla libertà di espressione rappresenta per noi un diritto inalienabile, un qualcosa di fronte al quale non poniamo alcun limite alla legittimità di ogni atto di resistenza. In questa piazza anni fa si sono visti carri armati, se dovesse risuccedere faremo come a Tien An Men e arriveremo a farci schiacciare da chi vorrà tentare di reprimere la libertà di dissenso e l’espressione politica del corpo vivo di questa città. Se bisognerà di nuovo arrivare a tanto, non ci tireremo indietro dal resistere.

Dialogo dicevamo. Per noi piazza Verdi è un luogo attraversato da una molteplicità di soggetti che devono comporre insieme una gestione della piazza e delle zone circostanti. Abbiamo perciò una proposta: un testo, che alleghiamo, una carta d’intenti che provi a stilare alcuni punti di partenza di un dibattito aperto, che possa essere una nuova modalità di risolvere la questione.

Dove tutte le iniziative istituzionali, dove ogni militarizzazione negli ultimi anni ha fallito, noi rispondiamo con il dialogo ed un dibattito comune che si è sempre voluto evitare. Su piazza Verdi spesso ha parlato chi non ci ha messo mai piede e si guarda bene dal farlo, ora vogliamo che a decidere siano appunto i soggetti che la vivono ogni giorno.

I diritti si conquistano a spinta, dicevamo e scrivevamo qualche giorno fa.

E allora rilanciamo, con un corteo per martedì 4 giugno alle 18, un corteo dove tutti quelli che hanno difeso piazza Verdi da un gravissimo attacco alla libertà di espressione possano trovare un luogo accogliente e capace di testimoniare la ricchezza di chi vive la piazza. Non si può vedere la zona universitaria solo come una vetrina, come un salotto buono della città attraversato da studenti-consumatori in una dimensione da deserto sociale. Questo vogliamo testimoniare con questo corteo.

Infine, rilanciamo con forza il Batti il tuo Tempo Festival, 4 giorni di cultura, musica, politica e socialità in zona universitaria. Quattro giorni all’insegna della cultura e della socialità; una risposta alle politiche di desertificazione della zona universitaria, una ripresa collettiva degli spazi e dei tempi di vita degli studenti e dei precari. Un festival che lanciamo pubblicamente insieme a Stefano Benni da piazza Verdi, un festival che dedichiamo sin da ora a Franca Rame, scomparsa ieri e da sempre alfiere dell’idea di come attraverso la cultura e la politica si possa cambiare la società.

Prossimi appuntamenti:

4 giugno ore 18 Corteo con concentramento in piazza Verdi

dal 5 all’8 giugno Batti il tuo Tempo festival vol.2

Collettivo Universitario Autonomo

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> La proposta del Cua per piazza Verdi:

Super flumina Bononia..

Piazza Verdi deve il suo nome a Giuseppe Verdi, che scrisse il celebre “Va pensiero” parlando di un popolo oppresso, ed ispirandosi ai versi del poeta Temistocle Solera “Super flumina Babylonis”. Proponiamo con questo manifesto di aprire una riflessione pubblica “Super flumina Bononia”, sopra ai fiumi di una Bologna che troppo spesso negli ultimi tempi vede le sue acque intorbidite da un dibattito e da una gestione della crisi che sanno solo parlare di oppressione e riduzione di libertà, dignità, spazi e tempi di vita. Vogliamo provare a condividere un ragionamento che sappia invece partire da quel sentimento che ha portato ad intitolare la via limitrofa a Piazza Verdi ad Anteo Zamboni, per il quale l’epigrafe esposta a Palazzo d’Accursio riporta la seguente frase:

..Nella ventennale lotta antifascista
con questa pietra consacra nei tempi
Anteo Zamboni
per audace amore di libertà..

Dunque un manifesto che parli di idee, dell’idea che abbiamo noi e che proponiamo alla città per Piazza Verdi. Non pretendiamo di avere la soluzione in mano. Ma crediamo di poter dare un contributo a partire dall’esperienza ormai decennale che come Cua abbiamo di presenza in zona universitaria, per costruire altre direzioni possibili rispetto al fallimento della gestione della piazza che si è dato negli ultimi anni. E siamo convinti che il tempo della crisi possa essere uno spazio di opportunità per ripensare gli spazi urbani. Vogliamo innanzitutto riportare una parte dell’appello che convocava l’assemblea di lunedì 27 Maggio:

“..l’idea che i poteri bolognesi riescono a proporre è una sola: il deserto sociale, la svalutazione e dismissione del sapere, la gentrificazione, le complessità ed anche i sani conflitti del sociale gestite solo con la polizia e i manganelli. Per noi le piazze della città non possono essere luoghi militarizzati e lasciati allo spaccio e al consumo privato nei locali, così come non sono luoghi dove mettere musica a tutto volume fino alle 5 di notte per far manifestare comportamenti nichilistici. Per noi le piazza non sono fatte per strumentalizzazioni e giochetti elettoralistici, da qualsiasi parte essi provengano, ma terreni che devono essere costruiti e vissuti da chi quotidianamente li vive e li attraversa. Rifiutiamo la narrazione di uno scontro fra la rappresentazione e l’identificazione dei “residenti” con i comitati della destra e del leghismo cittadino, così come rifiutiamo la rappresentazione del giovane, dello studente, del precario, come portatore di caos.
Crediamo sia necessario rompere questa logica, immaginando e costruendo le piazze, gli spazi urbani tutti, le università, come luoghi della tolleranza, dell’ascolto e della contaminazione fra differenze, della solidarietà sociale.”

Collettivo Universitario Autonomo

Manifesto per Piazza Verdi

1. Solidale Piazza Verdi deve basarsi sulla solidarietà sociale. Un luogo della città che, assieme a tanti altri, possa costruire una mappa nella quale l’aiuto sociale, la mutualità, il venirsi incontro reciproco, siano le basi della cittadinanza.

2. Tollerante Piazza Verdi è e deve rimanere attraversata dalle differenze. Differenze di ruolo sociale, biografiche e generazionali, di genere e di provenienza geografica. Per questo uno dei valori centrali dai quali partire per immaginare e praticare una forma di vita sociale collettiva è quello del rispetto di queste differente. Partire dalla volontà di ascolto e non di imposizione di un unico punto di vista o di una univoca gamma di bisogni.

3. Meticcia Non ci basta constatare come Piazza Verdi sia punto di incontro tra differenze. La nostra idea è che queste abbiano l’apertura necessaria a mettersi in discussione, mescolarsi, ibridarsi. Siamo consapevoli che questo non può avvenire se non attraverso processi che implicano anche il conflitto, anzi crediamo che proprio a partire dal conflitto sociale giocato a viso aperto sia possibile individuare le forme del vivere collettivo.

4. Aperta Piazza Verdi aperta vuol dire che non si può immaginarne una gestione interamente demandata al privato (che coerentemente ragiona in base a propri interessi specifici) né al pubblico (che è incapace e impotente di elaborare e promuovere una visione positiva della zona). Il business e gli interessi elettoralistici devono lasciare spazio alla possibilità che anche dal basso si costruiscano progetti e proposte per Piazza Verdi senza tentare di imbrigliarli nelle rispettive logiche.

5. Fra città e università Piazza Verdi per noi deve essere la ricca e produttiva espressione dell’incontro tra città e università. Luogo nel quale sia possibile socializzare e condividere saperi, arte, creatività, cultura. In cui sia possibile discutere, fare assemblee, promuovere incontro e dibattito. Per fare questo deve essere possibile promuovere liberamente iniziative senza dover ricorrere alle infinite prassi burocratiche oggi richieste, reale blocco alla possibilità di espressione.

6. Costruita da chi la vive quotidianamente Piazza Verdi come dimensione sociale deve poter essere messa in forma da chi la conosce perché la attraversa tutti i giorni, vi trascorre il proprio tempo. Deve essere un luogo per l’espressione dell’autonomia del sociale, che è l’unico luogo nel quale è possibile sviluppare gli anticorpi alla distruttività, alla disperazione, al rancore, alla disaffezione o al consumismo degli spazi urbani.

7. Sulle istituzioni Si potrebbe aprire un lungo capitolo sui fallimenti delle istituzioni e delle amministrazioni nel costruire un Piazza Verdi differente. Da un lato ordinanze e divieti, dall’altro un laboratorio di urbanistica partecipata palesemente fallito (riuscendo di fatto a sperperare centinaia di migliaia di euro pubblici nel mettere quattro piante e qualche pilone d granito per sedersi, senza riuscire a pensare a cose primarie e tutt’ora assenti come bagni pubblici e bidoni della spazzatura, due esempi banali ma lampanti). Bisogna assumere il loro fallimento e lasciare spazio alla sperimentazione di altre forme che non possono essere né repressive né forme pilotate (magari anche in buona fede) dall’alto di decisione.

8. Demilitarizzata Piazza Verdi deve essere liberata dal presidio costante delle forze dell’ordine. La loro presenza ha dimostrato di non potere risolvere i problemi ma anzi di acuirli. La sicurezza della zona non deriva da un suo controllo militare ma da dalle potenzialità sociali che in essa sono presenti e che il presidio delle forze dell’ordine non fa che limitare, intimorire o acuirne e portarne al nichilismo le potenzialità.

9. Sui comportamenti Piazza Verdi è densa di contraddizioni, problemi, comportamenti inaccettabili, mancanze. Ma anche densa di un ricco e variegato potenziale di vita. Per limitare, contenere, risolvere questioni come lo spaccio, gli atteggiamenti nichilistici, le mancanze di rispetto della collettività ecc.. ognuno deve fare il suo. Ma bisogna rendersi conto che per molte di queste dimensioni è solo dal basso, a partire da chi quotidianamente vive e tiene a questi luoghi, che si può partire e che si può immaginare un cambiamento. Le isterie e gli ideologismi le lasciamo volentieri ad altri, ma se non si è capaci di accettare che solo lasciando spazio alle forme autonome ed indipendenti di aggregazione sociale è possibile iniziare a trovare soluzioni ai problemi, vuol dire che non si vuole veramente risolverli.

10. Sperimentazione Concludiamo dunque proponendo di voltare radicalmente pagina lasciando spazio ad una nuova sperimentazione su Piazza Verdi. Attraverso il confronto ed il conflitto crediamo sia possibile collettivamente cambiare passo ed iniziare a scrivere una nuova storia di questa piazza. Una storia che come abbiamo scritto richiede rispetto, apertura mentale, coraggio e disposizione a mettersi in discussione. Una storia che deve essere scritta a tantissime mani e in maniera pubblica e aperta. Una storia di chi tiene veramente a Piazza Verdi e non la vuole deserta o espressione di un unico punto di vista.
Noi ci siamo..