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Hobo: “Smantellata anche l’aula studio all’aperto”

Hobo, nell’aggiungere questa informazione, ringrazia le realtà che hanno manifestato solidarietà dopo lo sgombero e promettono: “Torneremo presto”.

28 Agosto 2014 - 17:40

Corteo HoboDopo lo sgombero/demolizione ordito ai danni di Hobo dal Vile e Magnifico Re(ttore) Invano Dionigi, in tanti e tante hanno espresso solidarietà e condiviso pensieri che vogliamo fare nostri. Pensieri che esprimono comunanza di azione e vedute contro chi cerca di limitare gli spazi di autonomia che sempre più fioriscono in quei luoghi dove il potere si crede più forte: per esempio nell’Università-azienda neoliberista. E’ un potere che, in verità, tanto forte dimostra di non esserlo se arriva a demolire i propri edifici come ultima ratio per la disinfestazione da quelle soggettività ribelli che animano con i propri corpi, desideri e contenuti, il vuoto di strutture inutilizzate e sottoutilizzate. Ma chi è tanto stupido da buttarsi giù la casa per cercare di soffocare un’infestazione? Una misura del genere certamente se la può permettere solamente chi quella casa non la vive, e soprattutto la gestisce coi soldi della collettività.

Quali sono le intenzioni del Re-ttore riguardo allo spazio dopo la demolizione? Vogliamo ricordare che fino a luglio nei piani soprastanti l’occupazione esistevano e funzionavano gli uffici del dipartimento di Biochimica, oggi raso al suolo insieme al nostro spazio. Piani che infatti Hobo aveva deciso di non occupare in quanto attivi, preferendo una via più pacata con l’occupazione del seminterrato. E visto che alla pacatezza si risponde con le ruspe, ora ne terremo conto…

Oltre a porci domande necessarie rispetto ai temi della gestione delle risorse e degli spazi pubblici, mai tanto da investigare quanto in questi tempi di gentrification e speculazione (si veda il progetto Staveco), dobbiamo infine ribadire il carattere squisitamente politico del gesto di Dionigi.

Il re-padrino dell’UniBo ha infatti mandato oltre alle ruspe – in stile perfettamente mafioso – i suoi scagnozzi; i quali si sono operati a rubare gli striscioni che avevamo posto nel campus di Filippo Re per coprire di colore il grigio istituzionale e a segnalare la presenza multiforme di Hobo. Non pago, ha fatto rubare persino sedie e tavoli che avevano messo a dispozione della collettività nell’aula studio all’aperto. Così, dove fino alla fine di luglio hanno quotidianamente studiato e socializzato centinaia e centinaia di studenti, ora tornano a regnare le macerie prodotte dai baroni e dall’amministrazione universitaria.

Sono gesti che inequivocabilmente smentiscono – se ancora ce ne fosse bisogno – il vicesceriffo Nicoletti quando si appella ad un piano di riqualificazione già programmato. Ad ogni modo vogliamo ora dare spazio ai messaggi ricevuti finora e ringraziare coloro che hanno preso parola per sostenerci, promettendo non solo che torneremo presto, ma che non siamo mai andati via.

Hobo