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Hobo, blocco del traffico in via Irnerio [foto+comunicati]

Dal presidio in piazza Verdi è partito un corteo diretto verso via Filippo Re. Blocco del traffico in via Irnerio e intervento dei Carabinieri, poi manifestanti in rettorato. I comunicati di solidarietà.

27 Febbraio 2013 - 16:42

Come annunciato questa mattina, il presidio in piazza Verdi convocato dopo lo sgombero di Hobo si è trasformato in un corteo diretto verso i giardini di via Filippo Re dove per circa una settimana aveva trovato “casa” il laboratorio dei saperi comuni. I manifestanti hanno trovato la strada bloccata dai cordoni delle forze dell’ordine, che impedivano l’accesso anche agli studenti diretti a lezione. A quel punto è scattato un blocco del traffico su via Irnerio, poi tolto a spintoni dai Carabinieri. I manifestanti si sono quindi diretti in rettorato, trovando sbarrato l’ingresso interno che porta agli uffici del rettore. Dopo aver lasciato nel cortile alcune scritte contro Dionigi, il presidio si è sciolto al 38: lì si svolgerà alle 17 la presentazione de “Il diritto del Comune” prevista in via Filippo Re, poi alle 19 probabilmente anche un’assemblea pubblica: assemblea pubblica: “Riprendiamoci l’università! Riprendiamoci Hobo!”.

> Alcune foto della giornata:

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> Il comunicato:

Hobo vive, i morti siete voi!

Ci sono giorni in cui i vampiri compaiono all’alba. Oggi è uno di quei giorni: sono arrivati alle 7 del mattino, con cinque blindati di polizia e carabinieri per entrare nel campus universitario di Bologna in via Filippo Re e sgomberare Hobo. Il laboratorio dei saperi comuni è nato otto giorni fa, occupando l’ex facoltà di agraria, sottraendola così al degrado che la devastava da oltre dieci anni e restituendola alla vita. Vita significa autonoma produzione dei saperi, percorsi di autoformazione, conflitti: è di questo che Hobo si è riempito e nutrito in questi otto giorni.
Lo diciamo con chiarezza: il mandante di questa operazione è Ivano Dionigi e la sua amministrazione. Sono loro, supporter della riforma Gelmini e della dismissione dell’università, ad aver trasformato l’ateneo di Bologna in una caserma, con blindati e celerini dentro gli spazi che dovrebbero essere di studenti e precari.
La nostra risposta è stata immediata: un corteo determinato si è diretto verso il campus di via Filippo Re, letteralmente chiuso dai carabinieri in assetto antisommossa. Dopo che il blocco stradale in via Irnerio è stato sgomberato dalla celere, il corteo di studenti e precari è entrato in rettorato, lasciando sui muri i propri messaggi al pavido rettore dell’università di polizia.
Le nostre attività proseguono nell’aula 2 di via Zamboni 38, dove questa sera alle 19 abbiamo convocato un’assemblea pubblica.
Una cosa è certa: non finisce qua! I morti siete voi, Hobo vive e si riappropria subito di ciò che gli spetta.

Hobo – Laboratorio dei Saperi Comuni

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> I comunicati di solidarietà:

An injury to one is an injury to all

Questa mattina Hobo è stato sgomberato. Dopo Bartleby, un altro spazio universitario di produzione comune di saperi e di iniziativa politica contro la crisi e la precarietà è stato chiuso con la forza. É un fatto grave, perché su mandato del Rettore, le camionette della polizia e dei carabinieri sono state fatte entrare all’interno di una facoltà. Un episodio che accomuna la “democratica” amministrazione universitaria, guidata dal rettore Dionigi – tesserato Pd – alla giunta greca dei colonnelli. Ma Dionigi si illude e ha paura. L’uso della forza e delle denunce non sarà sufficiente ad arrestare la potenza del sapere vivo. Esprimiamo la nostra solidarietà agli occupanti denunciati questa mattina dagli sgherri del rettore. C’è un’unica strada che possiamo percorrere nella crisi economica e dell’università, contro questa classe dirigente ormai al palo, che tenta di governare l’ingovernabile e per difendersi ha bisogno di dispiegare scudi, manganelli e camionette. Quella, al loro tempo, tracciata dagli hobos, gli inarrestabili lavoratori nomadi e precari che all’inizio del 900 diedero vita alle più importanti lotte operaie negli Stai Uniti d’America. Quella della lotta alla precarietà, della conquista di spazi di autonomia nell’Università contro la corruzione dei baroni di ogni risma. Come dicevano gli hobos e gli wobblies: “An injury to one is an injury to all”.

Bartleby

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Solidarietà a Hobo

“A ramblin’ reckless hobo
left his happy home…”

Polizia e Carabinieri all’interno dell’Università: una scena che non vorremmo mai vedere eppure, ieri, è questo che ci ha proposto l’Ateneo di Bologna con lo sgombero di Hobo dai giardini di via Filippo Re. Alla nascita di un “laboratorio dei saperi comuni” l’Alma Mater ha risposto con la stessa miopia messa in mostra nel caso di Bartleby (compreso il recente atto grottesco di tagliare la corrente all’aula Roveri e al 38 nelle ore serali): negazione del principio di autogestione, militarizzazione, chiusura di luoghi di incontro attraversati e attraversabili da studenti e non solo. Così si ripropone una storia sempre uguale a se stessa: uno spazio resta abbandonato per anni, riprende vita grazie all’energia dell’autorganizzazione, viene sgomberato e torna tristemente all’oblio. L’Università,  videntemente, non fa eccezione e di questo non ci si può certo meravigliare. Solidarietà a Hobo, certi che non sarà certo uno sgombero a fermare i suoi progetti: “errante e spericolato”, saprà far capire all’Università di aver perso solo tempo.

Vag61 – Spazio libero autogestito

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Solidarietà a Hobo

Questa mattina è stato sgomberato ‘Hobo – laboratorio dei saperi comuni’, esperienza nata poche settimane fa dall’occupazione di uno spazio all’interno della facoltà di agraria dell’università di Bologna.

Come di consueto l’operazione si è svolta con l’intervento massiccio delle forze dell’ordine che alle prime ore del mattino hanno militarizzato il cortile dell’ateneo e la zona circostante per portare a compimento la richiesta di sgombero avanzata dai vertici dell’università.

L’operazione di questa mattina, sollecitata dal rettore dell’ateneo, testimonia come percorsi di produzione e condivisione di saperi che cercano di rompere e uscire dagli schemi del sapere accademico rigidamento definito siano mal tollerati dalla governance universitaria, che mostra i muscoli per cercare di mettere fine a questi percorsi che si autorganizzano all’interno di quegli stessi spazi che i vertici accademici vorrebbero negargli.

Esprimiamo dunque la nostra solidarietà a Hobo con l’augurio che una nuova occupazione torni presto ad ospitare questo percorso.

Collettivo Universitario Autonomo – Torino