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Grecia / Nuove cronache da Exarchia: una settimana di sgomberi di collettivi e rifugiati

In tanti nella capitale esprimono solidarietà verso i rifugiati manifestando contro il piano di accoglienza europeo. Da Atene, riceviamo e pubblichiamo un report sulle giornate di protesta della scorsa settimana.

21 Giugno 2016 - 16:02

Atene (foto Zic) Nella settimana appena trascorsa la repressione statale è entrata prepotentemente nel quartiere libero e anarchico di Exarchia, con due sgomberi nel giro di tre giorni a danno di occupazioni abitative.

Il primo sgombero è avvenuto a mezzogiorno (orario inusuale) del 14 giugno, a danno dello squat Kleus 96, un collettivo antifascista, antisessista e anticapitalista unito dal comune ideale di opporsi alla situazione disumana che le leggi sulle frontiere hanno creato. Nonostante la solidarietà e la reazione di compagni e passanti, nel giro di mezz’ora la polizia ha fatto irruzione nello stabile, arrestando le tre persone presenti al momento, fortunatamente tra i quali non si trovavano rifugiati senza documenti. I tre arrestati sono stati liberati il giorno seguente ed ora sono in attesa del processo che si dovrebbe svolgere in settimana.

La mattina del 16, un secondo squat (Girls Squat), occupato da un collettivo femminista, è stato sgomberato, con l’arresto di 6 persone, tra le quali era presente una donna di origine afgana con suo figlio, che ora rischia il rimpatrio. Tutte le arrestate sono state liberate il giorno seguente ed ora sono in attesa del processo.

La repressione è arrivata dopo un periodo piuttosto fruttuoso, che aveva visto nascere negli ultimi due mesi numerose occupazioni, messe in atto da collettivi di rifugiati e ragazze/i di varie nazionalità, che avevano contribuito a rendere la situazione ancora più febbrile e stimolante nello storico quartiere. Il timore, ora diffuso, è che questi siano solo i primi passi di un’azione statale volta a dare un notevole ridimensionamento a questa situazione “scomoda” per chi firma accordi con la simil dittatura di Erdogan per la deportazione dei migranti.

Nel frattempo la reazione rabbiosa dei compagni non s’è fatta attendere, infatti nella notte del 15, all’incirca 50 persone armate di molotov e sassi hanno messo a ferro e fuoco la strada che passa davanti al Politecnio (l’università di architettura, storico baluardo in Exarchia dei movimenti anti autoritari), incendiando due autobus e attaccando con decisione la polizia, la quale in più di un momento si è trovata in grossa difficoltà a tenere a bada la rivolta. Nella notte di venerdì (17 giugno) la rabbia è di nuovo esplosa in un attacco, meno imponente del precedente, ad una postazione fissa dei Mat (celere greca) che protegge costantemente la sede del partito socialista Pasok poco fuori Exarchia.

Nella giornata del 16 giugno, una partecipata manifestazione organizzata in solidarietà ai rifugiati e a chi prova a opporsi a questo stato di cose, ha attraversato il centro di Atene, ribadendo la ferma volontà di non accettare passivamente le leggi razziste che l’Europa sta mettendo in atto.