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Giro d’Italia partito da Israele, per la tappa a Imola si prepara la protesta

Il Coordinamento Bds denuncia “enorme operazione di propaganda” e annuncia: “Cercheremo di essere più vicini possibili, almeno da sventolare la bandiera palestinese”.

05 Maggio 2018 - 11:36

Ieri è iniziata la principale kermesse ciclistica nazionale, e la partenza è nello Stato ebraico. “Gli organizzatori del Giro, RCS Mediagroup, e l’Unione Ciclistica Internazionale (UCI) hanno ignorato i tantissimi appelli, dall’Italia e dal mondo, che hanno chiesto a gran voce lo spostamento della partenza del Giro da Israele, per le violazioni del diritto internazionale e delle stesse regole dell’UCI”, scrive il Coordinamento Campagna BDS Bologna, a cui aderiscono centri sociali, collettivi, associazioni studentesche e sindacati di base.

Di qui la scelta di passare alla protesta, quando il Giro passerà da queste parti, in particolare per l’arrivo a Imola del 17 maggio e la partenza da Ferrara del giorno successivo. “Manifesteremo in maniera pacifica e non violenta e senza contrapporci né ai ciclisti che fanno il loro lavoro né ai tifosi”, hanno spiegato gli attivisti ieri in conferenza stampa davanti alla Sala borsa. “Cercheremo di essere più vicini possibile – aggiungono – almeno da sventolare la bandiera palestinese. Se poi ci daranno voce al Processo alla tappa… abbiamo anche scritto a molti corridori e anche al Ct Cassani”,

Si legge inoltre sulla nota diffusa nei giorni scorsi: “Israele ha investito milioni di dollari in questa enorme operazione di propaganda per darsi un’immagine di ‘normalità’ e per coprire le violazioni di diritti umani e legalità internazionale. Il Giro sarà utilizzato per celebrare il 70° anniversario della fondazione di Israele, resa possibile attraverso una pulizia etnica, che ha trasformato i palestinesi in un popolo senza terra e senza diritti, e che continua ancora oggi attraverso demolizioni di case, espulsioni forzate e creazione di colonie illegali sulla terra palestinese. In cambio di milioni di dollari di sponsorizzazioni, il Giro di fatto appoggia l’annessione illegale di Gerusalemme Est, occupata dal 1967, e sostiene il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele da parte di Trump, in violazione del diritto internazionale. Né l’ONU, né l’Unione Europea né l’Italia riconoscono Gerusalemme come capitale “unificata” di Israele. La squadra ciclistica israeliana, Israel Cycling Academy, creata recentemente da un miliardario israelo-canadese con lo scopo dichiarato di promuovere l’immagine di Israele, è stata iscritta al Giro anche se partecipa a gare nelle colonie illegali israeliane, contravvenendo al codice etico dell’Unione Ciclistica Internazionale. Il Giro d’Italia in questo modo si rende complice delle politiche israeliane di occupazione militare, di colonizzazione e di apartheid nei confronti dei palestinesi. Un evento sportivo che dovrebbe ispirarsi ai valori della solidarietà, lealtà e fratellanza tra i popoli sarà dunque strumentalizzato e svuotato del proprio significato, trasformandosi in un atto di aperto sostegno alle politiche del governo israeliano”.