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Francia / Rivolta ad Amiens

Centinaia di giovani, nella notte tra il 13 e il 14 agosto, danno fuoco agli automezzi, ad una scuola e una palestra. Il governo Hollande-Ayrault risponde con la militarizzazione. Ma l’alternativa esiste.

16 Agosto 2012 - 11:05

S’illumina la notte tra il 13 e il 14 agosto il quartiere Amiens-Nord, dichiarata di recente “zona di sicurezza prioritaria” dal governo. Non sono le luci delle case, niente feste di ferragosto. A squarciare il buio sono stati i fuochi appiccati – secondo fonti istituzionali – da un centinaio di giovani dello stesso quartiere. Gli obiettivi, ormai “tradizione popolare”, sono stati principalmente autovetture parcheggiate, utilizzate per erigere barricate e fermare l’avanzata della polizia quando i lanci di oggetti non risultassero più sufficienti. E, esattamente come nel 2005, anche gli edifici pubblici: una scuola è stata data alle fiamme, una palestra ha subito lo stesso trattamento.

Le forze dell’ordine hanno risposto con generoso utilizzo di gas lacrimogeni e “flashball”, i fucili caricati a pallottole di caucciù della grandezza di palline da golf in dotazione alla Brigata Anti Crimine, la Polizia riservata alle banlieue. Sopraffatti dalla reazione popolare dei giovani, i politici locali e il governo nazionale hanno condannato fermamente le violenze: il presidente Hollande vuole “ristabilire la calma con ogni mezzo dello Stato”, ed ha affermato che la sicurezza “è un dovere delle Stato”. Il Ministro dell’Interno, Manuel Valls, si è recato ieri pomeriggio nel quartiere per tentare di riportare la calma, ma senza troppo successo: accompagnato per tutta la sua permanenza da una folla di residenti che lo hanno fischiato e contestato, non sono bastate le parole “amorevoli” del padre severo a riportare la calma. Valls ha dichiarato di fronte ai residenti che lo contestavano di non essere venuto “per ripulire al karcher il quartiere”, cercando così di prendere le distanze dalla politica ultra-securitaria della destra sarkozista. L’espressione “ripulire al karcher” era stata impiegata dall’allora Ministro dell’Interno Nicolas Sarkozy nel Novembre 2005 durante una visita alla banlieue parigina di Clichy sous Bois, attizzando così il fuoco della storica rivolta.

Lo stesso Valls ha aggiunto tuttavia che “non è in nessun modo scusabile che qualcuno tiri sulla polizia, che tiri sulle forze dell’ordine e che bruci degli edifici pubblici […] La legge e l’ordine repubblicano devono ritrovare il loro posto, qui, ad Amiens”.

La destra tutta, dall’UMP al Front National, coglie invece l’occasione per puntare il dito contro il governo e le sue politiche di sicurezza, accusando apertamente l’esecutivo socialista di aver dato prova di “lassismo” e di “essere dalla parte dei delinquenti”. Il riferimento è esplicito ad uno dei proclami che Hollande aveva fatto già durante la campagna elettorale, nel quale si diceva pronto ad appoggiare le inchieste interne sugli abusi polizieschi, in particolare nelle “zone difficili”, impegnadosi così per una “giustizia” secondo il motto “chi sbaglia, paga, anche se in divisa”. Molti avevano visto allora nelle sue parole la volontà di porre fine all’impunità delle forze dell’ordine e di combattere l’omertà sempre molto presente all’interno dei corpi delle varie polizie del Paese.

La ricostruzione dei fatti da parte dei politici, di destra e di sinistra, è comunque a senso unico: si parla di “aggressioni agli agenti da parte dei giovani durante normali controlli” (sindaco socialista di Amiens) o dell’aumento delle “contestazioni violente ai controlli di polizia [che] sembrano essere divenute la regola. La Paura ha cambiato campo! (segretario nazionale UMP per le forze di sicurezza). Ed è il Front National che riassume la linea comune in materia di politiche securitarie: “la Francia deve farsi rispettare”.

Stando alle testimonianze finora raccolte, sembra che lo scontro tra giovani del quartiere e le forze di polizia non sia mai cessato e, anzi, abbia seguito la curva dell’escalation proprio in questi ultimi mesi. La “scintilla” sarebbe stata un controllo stradale ad automobilista avvenuto domenica sera. Un gruppo di residenti, riunito poco distante per la veglia funebre di un ragazzo di 20 anni morto per un incidente in moto, ha dichiarato di essere stati invasi dal fumo dei gas lacrimogeni, utilizzati dagli agenti durante il “normale” controllo stradale. Gli stessi residenti hanno ritenuto questa pratica “eccessiva”. A questo episodio sarebbe seguiti, nello spazio di pochissimi giorni, diversi altri “controlli”, fino all’esplosione della rivolta.

Il Governo e il Ministero dell’Interno hanno già mobilitato ingenti rinforzi da tutta la regione, portando il numero di agenti presenti in loco a 250 – a fronte dei 30 normalmente impiegati – tra cui un’intera brigata della BAC direttamente da Parigi e un elicottero.

Un altro residente – intervistato dall’AFP – riassume così lo stato e le necessità del quartiere: “Non è portando l’esercito in banlieue che risolveranno il problema. Ci vogliono educatori professionisti, dialogo coi giovani e possibilità di impiego”.