Attualità

Francia / Dopo lo sgombero della Jungle, deportazioni e arresti a Calais

Gli attivisti Noborders presenti nel campo invitano a vigilare sulla sorte dei migranti che sono ancora nella zona, a una settimana dallo sgombero. Denunciati diversi fermi della polizia anche nei confronti dei minorenni.

02 Novembre 2016 - 14:03

foto Calais Migrant SolidarityA una settimana dallo sgombero definitivo della jungle, lo sforzo degli attivisti presenti a Calais a sostegno degli abitanti del campo si è concentrato sulla vigilanza per verificare se vengono messe in atto forme di reclusione o deportazione dei migranti rimasti nella zona da parte delle forze di polizia.

Traduciamo il comunicato del “Calais Migrant Solidarity” diffuso nei giorni scorsi: “Gli sgomberi ‘umanitari’ sono finiti. Ora è il momento dei raid sistematici. Tutti coloro che sono stati lasciati indietro dalla prima fase del piano del governo sono passati alla seconda fase: alla mercé di orde di polizia che riempiono le strade di Calais. Sono coloro che non potevano accedere gli autobus, i minori che i servizi sociali non ha giudicato essere minorenni, e quelli che vogliono rimanere a Calais. Ci sono molti che sono stati dimenticati e trascurati dagli ‘interventi sociali’ messi in atto dalle istituzioni (comprese le associazioni umanitarie).” Tra gli episodi più gravi denunciati dagli attivisti presenti sul campo ci sono i violenti fermi fatti sui minorenni spesso arrestati anche attraverso l’uso della forza da parte della polizia.

Continuano gli attivisti: “I controlli e gli arresti, che avvengono sulla base di un ‘profiling razziale’, si verificano ovunque in città. Le persone vengono portate direttamente ai centri di deportazione, in alcuni casi in angoli opposti della Francia. E’ lì che sono esposti al pericolo di deportazione in paesi dove rischiano la detenzione o la morte. E’ per queste ragioni che vi chiediamo di vigilare sui centri di deportazione e i Cao (centri residenziali). Le molestie e la segregazione nei confronti di chi non è colpevole per il colore della sua pelle o perché non ha i documenti devono suscitare la nostra rabbia! Non lasciamo che il fascismo invada le nostre vite! Lottiamo contro le deportazioni!”.