Attualità

Francia / A Calais migranti da giorni in sciopero della fame

Continua la resistenza contro lo sgombero della Jungle, che sta mettendo sempre più in evidenza lo scollamento tra la volontà del governo e il rispetto dei diritti di rifugiati e residenti.

11 Marzo 2016 - 19:04

10337745_1746774258891594_6317015824848071516_n Continua lo sciopero della fame di alcuni migranti residenti nella Jungle di Calais, giunto oggi al nono giorno. Sono nove ora i rifugiati iraniani in sciopero, dopo che tre di loro hanno dovuto fermarsi per ragioni personali. Altre due persone hanno deciso di farsi cucire le labbra, portando così il numero a quattro, sperando di essere ascoltati dalle istituzioni e dagli inviati degli organismi internazionali. Sono gli aggiornamenti diffusi tramite il blog Calais Hunger Strike.

La distruzione del campo continua, attorno allo spazio comune nel quale si sono raccolti gli scioperanti, spazio su cui è stata data garanzia dalla prefettura di Calais che non sarà abbattuto, per ora. Nonostante questo, non è stato consentito l’accesso alla zona per attivisti e amici dei rifugiati in sciopero, chiusa da un cordone della polizia di frontiera.

Nel pomeriggio di ieri una rappresentante dell’Unchr (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati), una del consiglio dipartimentale della regione Pas de Calais e uno dell’associazione France Terre d’Asile hanno incontrato i nove in sciopero, quattro dei quali con le bocche cucite, più un piccolo numero di altri rifugiati che li stanno aiutando quotidianamente. Erano presenti anche alcuni volontari e amici europei.

statementI tre rappresentanti si sono presentati all’incontro senza un traduttore. La traduzione dal farsi all’inglese è stata fatta da un uomo che era in sciopero della fame fino a pochi giorni fa, fin quando non sono intervenuti alcuni volontari presenti nella Jungle. L’intento degli scioperanti era quello di incontrare un rappresentante delle Nazioni Unite, ma l’incontro è stato deludente. Questa la dichiarazione degli scioperanti:

“Questo incontro non è stato quello che ci aspettavamo. Dovevano essere qui per essere risolvere alcuni problemi cruciali, ma tutto ciò che hanno discusso con noi sono state le possibilità che già sapevamo essere disponibili. La scelta possibile per ciascuno di noi individualmente è andare al Cap (campo di container) o nei Cao (centri di accoglienza sparsi in tutta la Francia). Queste opzioni le conoscevamo già.”

La rappresentante dell’Unchr ha riportato la voce della Corte Europea dei Diritti Umani sulla impossibilità di intervenire contro la scelta congiunta dei governi francese e britannico di sgomberare la zona sud della Jungle. Ha inoltre spiegato le limitazioni del suo possibile intervento personale ad intervenire sulla situazione che si è prodotta. Nonostante lei sia presente da un mese nei pressi della Jungle, non si trovano riferimenti della presenza dell’organismo internazionale sul sito dell’Unchr.

I residenti vorrebbero un incontro, entro domani, fra l’Unchr e tutte le comunità presenti, non solo con coloro che sono in sciopero della fame e che si sono cuciti le labbra, per fermare uno sgombero che sta mettendo sempre più in evidenza lo scollamento fra il rispetto dei diritti dei rifugiati e residenti della Jungle e la volontà del governo di eliminare quello che viene ritenuto un problema, o forse una pericolosa alternativa, rispetto alle soluzioni da loro proposte.