Attualità

Foggia / “Contro il ghetto dei braccianti c’è chi cavalca l’onda della xenofobia”

Il Comitato lavoratori delle campagne: “Dietro al richiamo dell’ordine contro il degrado sono negati i diritti fondamentali come l’accesso all’acqua, ai contratti di lavoro e ai permessi di soggiorno. Quasi ogni giorno ci sono minacce di sgombero”.

13 Giugno 2017 - 14:01

Migranti raccolgono pomodori nelle campagne di Foggia (foto di Antonello Mangano, 31 agosto 2013)A quanto si apprende dalla stampa locale pugliese, e come denunciato dal “Comitato lavoratori delle campagne”, a Borgo Mezzanone (Fg) da diverse settimane viene alimentato un clima ostile nei confronti dei migranti che abitano le campagne della zona e di quelli che vivono nel Cara. Così dal foggiano i braccianti raccontano quanto stanno vivendo in questo momento: “Borgo Mezzanone è abbandonata dalle istituzioni che, da anni, continuano a tagliare sui servizi principali della borgata (come i trasporti pubblici) e mantengono un atteggiamento equivoco sulle persone che vivono nel ghetto e lavorano nei campi: da una parte si continua a cavalcare l’onda della xenofobia, supportata dai continui richiami, da parte di esponenti politici e istituzionali, all’ordine e al degrado; dall’altra si negano diritti fondamentali e riconosciuti dalla legge, tra cui l’accesso alle risorse idriche, ai contratti di lavoro e ai permessi di soggiorno. Quasi ogni giorno ci sono minacce e promesse di sgombero per le migliaia di persone del ghetto, senza che ci sia un solo tentativo di risolvere l’emergenza abitativa dei braccianti. Gli abitanti della capitanata sono, da sempre, oggetto di sfruttamento e di abbandono: per decenni le lotte dei braccianti per un lavoro ed una paga dignitosa e per arginare l’oppressione dei proprietari terrieri, sono state portate avanti da italian*”.

“Il clima di terrore che si sta instaurando, in Capitanata come in tutta Italia, è solamente un mezzo per continuare a opprimere e a sfruttare tutt*, indifferentemente dalla nazionalità o dal confine all’interno del quale sono nati.
I lavoratori e le lavoratrici delle campagne organizzati non saranno pedine da utilizzare in una guerra tra poveri: continueranno ad lottare contro chi, prima crea e determina le condizioni di degrado e di insostenibilità, e poi scarica le responsabilità sugli stessi lavoratori e sugli immigrati; continueranno a combattere per avere documenti, case e contratti di lavoro, e continueranno a rispondere a tono alle provocazioni fasciste e razziste”.