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Foggia / Ancora un rogo al Gran ghetto dei braccianti stagionali

A sette anni dalla rivolta di Rosarno il Comitato lavoratori delle campagne denuncia: “La situazione continua a peggiorare”. Da Foggia a Napoli le proteste dei migranti per i permessi di soggiorno e il rispetto dei contratti.

07 Febbraio 2017 - 18:36

Questa mattina tre baracche sono andate in fiamme all’accampamento “Grand ghetto” dove vivono i migranti lavoratori stagionali nel foggiano. A denunciare l’accaduto il Comitato lavoratori in lotta in un comunicato diffuso nel quale denuncia lo stato delle cose: “Altre persone rimangono senza casa. Mentre la regione Puglia da più di un anno rimanda qualsiasi intervento, nonostante abbia a disposizione immobili sufficienti per alloggiare la maggior parte degli abitanti di questo ghetto”.

La notizia dell’ultimo incidente arriva proprio il giorno dell’anniversario della rivolta dei braccianti di Rosarno in Calabria e come sottolinea il Comitato “la situazione nei ghetti di stato continua a peggiorare”.

Mentre le stagioni si susseguono le precarie condizioni di vita in queste tendopoli non migliora: “Il governo distribuisce finanziamenti agli enti locali per interventi di finto restyling, che peraltro rimane una promessa di carta. I braccianti occasionali che popolano i ghetti sono lasciati all’abbandono, così come la maggior parte degli abitanti della Piana di Gioia Tauro, provincia di Reggio Calabria” scrivono nel comunicato.

E un esempio di come si possa dare risposta concreta all’emergenza arriva proprio dalla Calabria: “In questa desolazione, l’unica possibilità di far fronte a esigenze primarie come quella della casa è la riappropriazione, come quella messa in atto da alcune famiglie rosarnesi che qualche mese fa hanno occupato il cosiddetto ‘Villaggio della Solidarietà’. Si tratta di una serie di appartamenti originariamente costruiti nel 2011 per ospitare i lavoratori stagionali, finanziati dal governo come risposta alla rivolta dell’anno precedente. Ma la struttura, tra ripetuti sequestri e ritardi, non è mai stata utilizzata, fino all’occupazione. Sotto il velo della guerra tra poveri che i media e altri sciacalli hanno alimentato intorno a questa vicenda, parlando con gli occupanti ci si rende conto di quanto alta sia la consapevolezza di quali siano i reali nemici”.

Intanto nella giornata di ieri in diverse città d’Italia, tra le quali anche Bologna, si è svolta la giornata “No confini no sfruttamento” durante la quale centinaia di migranti hanno protestato davanti a prefetture e uffici immigrazione  “per dire basta agli abusi delle questure, per il diritto alla casa, perché chiunque deve essere libera/o di muoversi e vivere dove desidera. Per il rispetto dei contratti e il rilascio dei permessi di soggiorno, le residenze per tutte e tutti, la fine di un sistema di contenimento e segregazione che passa per i cie, gli hotspot e i centri d’accoglienza”.

A Napoli il presidio ha chiesto un incontro con il prefetto, come si legge dai social, a Reggio Calabria la mobilitazione dalla tendopoli di San Frediano “ha ottenuto tre importanti risposte dal comune: ripristino immediato dell’elettricità, rimozione dell’immondizia e un incontro con il prefetto di Reggio Calabria sulla questione dei documenti! Ancora una volta possiamo dire che la lotta paga”. E a Foggia “i lavoratori e le lavoratrici, nonostante l’opposizione della questura, hanno ottenuto, per mercoledì prossimo, un incontro con il dirigente dell’ufficio immigrazione della questura Lo Muzio per discutere dei temi portati in piazza: documenti, trasporti, case e permessi di lavoro”.