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Fiera, rispunta la privatizzazione

Negli ultimi tempi da più parti è tornata a circolare una proposta “che non giunge nuova e che contrasteremo sempre”, dichiara l’Sgb: “Per un lavoro stabile e di qualità. Assunzioni subito, investire gli utili nel sociale”. E dall’Usb aggiornamenti sulle mobilitazioni dei lavoratori della Fabio Perini e delle biglietterie Tper.

21 Gennaio 2020 - 20:02

“I tempi stanno diventando maturi per iniziare a ipotizzare un percorso di privatizzazione della Fiera“, ha dichiarato il presidente della Camera di commercio di Bologna, Valerio Veronesi. Ne ha parlato anche l’ex assessore al Bilancio del Comune ed ex ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, considerato tra i papabili per la candidatura a sindaco. E il presidente dell’expo, Gianpiero Calzolari, ha detto: “La Fiera oggi è già oggi una società privata, ancorchè con una partecipazione pubblica (Comune, Città metropolitana, Camera di commercio e Regione sono in maggioranza, ndr). Oggi ha lo statuto e la governance di una società privata e si muove a tutti gli effetti come una società privata”. Alla luce di queste esternazioni, arriva il “no” di Sgb, che sulla situazione della Fiera diffonde il seguente comunicato: “Non c’è pace per i lavoratori di BolognaFiere. Ricorderete tutti la procedura di licenziamento dei 123 dipendenti part time, avviata nel giugno del 2016 e poi ritirata a settembre dello stesso anno grazie all’unità e alle lotte dei lavoratori. Ad oggi, la dirigenza di BolognaFiere non ha modificato il suo obiettivo, ha però cambiato strategia per portare avanti un piano industriale fatto di lacrime e sangue per i lavoratori. Infatti, con la complicità di alcune rappresentanze sindacali firmatarie di un accordo nel giugno scorso, di fatto si sta procedendo spediti verso un ulteriore diminuzione di personale a tempo indeterminato (decine di lavoratori incentivati alla buona uscita, investimento 2.300.000) e spostamento dei dipendenti della ‘casa madre’ a società satelliti del gruppo BolognaFiere”.

Scrive ancora Sgb: “È evidente un peggioramento della vita lavorativa quotidiana attraverso la continua modifica dell’organizzazione del lavoro, non condivisa con i lavoratori, a causa della cronica carenza d’organico. Stiamo assistendo a strategie aziendali contro il buon lavoro, che vanno dal diminuire le ore lavorabili, come ad esempio il subaffitto del padiglione 33 alla Virtus senza alcun uso del personale interno, alla mancata comunicazione delle specifiche mansioni nei turni decisi da un algoritmo, all’uso della tecnologia a svantaggio dei lavoratori come l’ inutile introduzione delle impronte digitali più volte oggetto di dura critica da parte del garante della privacy. Per Sgb da un’azienda che ha un bilancio 170,8 milioni di euro e ne prevede uno di 200, da una azienda a maggioranza pubblica in cui il lavoro c’è, da un’azienda che progetta megaespansioni immobiliari, bisogna pretendere una ricaduta reale sul lavoro e soprattutto sulla qualità di esso, assumendo, in primis, i lavoratori precari storici (10/30 anni) che vengono invece impropriamente definiti stagionali ma programmabili per circa la metà delle ore lavorabili (70.000 su 140.000). Ora a tutto questo malessere si aggiunge ogni giorno una dichiarazione di questo o quel personaggio pubblico che ripetono come un mantra: privatizziamo BolognaFiere spa. Una richiesta che non giunge nuova e che come Sgb contrasteremo sempre. Non possiamo, infatti, permettere che BolognaFiere , dopo essersi garantito un percorso verso la iper precarizzazione del lavoro con il beneplacito di enti pubblici e sindacati, diventi privata spostando così investimenti pubblici in utili privati. Di tutto questo e delle iniziative da mettere in campo discuteremo domani, 22 gennaio, in un assemblea indetta da Sgb con i lavoratori che si svolgerà dalle 12,30 alle 14,30 presso BolognaFiere. Inoltre allertiamo tutti coloro che hanno a cuore il futuro di questo patrimonio pubblico, che sostengono una reale ricaduta sul territorio degli investimenti pubblici, che sono per il lavoro di qualità, della necessità di continuare a mobilitarsi e interrogare le istituzioni pubbliche azioniste di maggioranza nel merito”.

Intanto prosegue la mobilitazione dei lavoratori della Fabio Perini di Calderara, dopo l’annuncio di 66 licenziamenti su 118 dipendenti. Per oggi era in calendario un primo incontro tra azienda, Rsu e Usb. I delegati del sindacato di base si sono preparati all’appuntamento con l’intenzione ribadire “il nostro forte disappunto sulla decisione della multinazionale tedesca Koerber di delocalizzare la produzione dal sito di Bologna a quello di Lucca. Preoccupazione principale è la futura chiusura dello stabilimento bolognese. Come Rsu congiuntamente alla nostra organizzazione sindacale ci adopereremo per mettere in campo tutte le iniziative necessarie, cercando il coinvolgimento di tutte le parti istituzionali, politiche e sociali per far cambiare strada alla direzione”. Pertanto, contemporaneamente all’incontro, la Rsu e l’Usb hanno proclamato due ore di sciopero (con presidio) a sostegno della vertenza. Oggi, inoltre, sempre l’Usb ha segnalato un altro “importante appuntamento” per domani, davanti ai cancelli dello stabilimento: “La Rsu ha indetto una assemblea aperta alle forze politiche e sociali del territorio in solidarietà alla vertenza contro i licenziamenti”.

Ma l’Usb, sempre domani, sarà protagonista anche di un altro appuntamento: ovvero un presidio “delle lavoratrici e lavoratori delle biglietterie Tper, da mesi in lotta per i loro diritti e per la stabilità del lavoro”, che si terrà davanti alla sede della Regione Emilia-Romagna in viale Aldo Moro. Nel frattempo lunedì, dopo la protesta degli operatori a Palazzo D’Accursio, il Consiglio comunale ha approvato all’unanimità un ordine del giorno che invita la Giunta “ad avviare una riflessione con l’attuale gestore dei servizi complementari e titolare del servizio biglietterie (Tper), per risolvere le criticità più volte segnalate” dai lavoratori, “valutando anche la possibilità in prospettiva di gestire internamente il servizio delle biglietterie evitando di appaltarlo”.