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Ferrara / Patrizia Moretti: «Sono imputata»

La madre di Federico Aldrovandi a processo su querela della prima pmche si occupò del caso. Ripubblichiamo un post dal blog di Moretti

13 Aprile 2011 - 17:14

Ora sono imputata io.
La dottoressa Maria Emanuela Guerra vuole che io sia condannata per aver fatto riferimento al suo procedimento disciplinare davanti al Csm, per aver detto che era stata assolta.

E vuole che io sia condannata per aver detto che il fascicolo delle indagini era vuoto fino al momento in cui ho aperto il blog. Io sono e sarò sempre grata alla magistratura per quanto ha fatto per accertare la verità sulla morte di mio figlio e per ristabilirne la dignità della memoria.

Io chiederò al giudice il perché debbo essere ora io condannata per aver detto semplicemente la verità tale e quale riferita dal procuratore capo Minna durante l’udienza preliminare della cosiddetta inchiesta bis, e quella riconosciuta da ben due giudici.

Se il Giudice ed il Pm di Mantova dicono che debbo essere processata per il solo fatto di aver detto la pura e riconosciuta verità sulla loro collega, significa che non si può criticare un magistrato per il suo operato nemmeno quando si fa semplice riferimento a quanto dicono i suoi colleghi.

Insomma se il Procuratore della Repubblica in persona afferma che la dott.ssa Guerra è stata processata davanti al Csm, “con domande violente” e “verberata a sangue”, va tutto bene, se io dico semplicemente che è stata assolta debbo essere processata e condannata.

Se il Procuratore della Repubblica offende la memoria di mio figlio morto a 18 anni apostrofandolo come un povero disgraziato, e se la prende poi con il mio avvocato dolendosi del fatto che il suo procedimento disciplinare fosse stato archiviato, va tutto bene.

Io invece debbo essere processata. E tacere.

Quella maledetta mattina il viso di mio figlio, il povero disgraziato, prendeva il sole scoperto e senza vita, per ore. La pm non c’e’ nemmeno andata.

Ingannata, si dirà, ma quando la sera di quella terribile domenica si è accorta che tutta la questura e la squadra mobile era stata impegnata in indagini a sua insaputa, perché non ha sequestrato subito l’auto della polizia contro la quale si “era fatto male” mio figlio? Perché non ha sequestrato subito i manganelli rotti dalla violenza sul corpo di mio figlio? Perché non ha interrogato i poliziotti autori di quella violenza? Perché non ha interrogato formalmente gli autori di quelle indagini per chiedere loro conto di quanto avevano fatto?

Sono arrabbiata. Sono arrabbiata perché ieri quando il Giudice ha detto che devo essere processata, ho pianto. Sono arrabbiata perché non dovevo piangere per questo perché una madre che sopravvive a suo figlio appena maggiorenne deve dedicare a lui tutte le sue lacrime. E non a queste stupidaggini.

Perché tutto questo è solo un’enorme stupidaggine in confronto a quanto ha subito Federico.

Ho letto nei verbali del Csm prodotti al processo dalla dott. Guerra, tanta umana comprensione espressa dai suoi colleghi per le vicende giudiziarie del figlio e per le polemiche di stampa che la riguardavano suo malgrado.

Forse mi è sfuggita, ma non ho colto nessuna pietà o comprensione per noi. Ma probabilmente quella non era la sede giusta.

(dal blog Federico Aldrovandi)

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