Acabnews Bologna

“Fermate la squadra ciclistica che sostiene la colonizzazione della Palestina”

Il Coordinamento Campagna Bds ha scritto alla società sportiva che organizza la Settimana internazionale Coppi Bartali per protestare contro la partecipazione della Israel Cycling Academy, “che viola il diritto internazionale e i diritti umani”.

21 Marzo 2018 - 14:59

Il Coordinamento Campagna Bds di Bologna ha scritto alla società Gse – Gruppo Sportivo Emilia, organizzatrice della competizione ciclistica “Settimana internazionale Coppi Bartali” in programma dal 22 al 25 marzo (toccando la Romagna, il bolognese e il modenese), “per protestare contro la partecipazione della squadra israeliana Israel Cycling Academy alla gara e chiederne l’esclusione, per le sue violazioni del diritto internazionale”. L’iniziativa, spiega il Bds, rientra nella più ampia campagna internazionale #CambiaGiro – #RelocateTheRace che chiede lo spostamento della partenza del Giro d’Italia 2018 da Israele.

Ecco il testo della lettera inviata al presidente della Gse:  “Abbiamo appreso da notizie di stampa che alla competizione ‘Settimana internazionale Coppi Bartali’, fissata per il 22-25 marzo prossimi, è prevista la partecipazione della Israel Cycling Academy (ICA). Forse lei non sa che questa squadra ciclistica opera in violazione del diritto internazionale e dei diritti umani, sostenendo la colonizzazione israeliana delle terre palestinesi con la partecipazione a gare che si svolgono nei territori occupati militarmente. A fine aprile, infatti, l’ICA parteciperà ad una corsa che passa per Gerusalemme Est occupata, con traguardo nella colonia israeliana di Pisgat Ze’ev. Per il diritto internazionale le colonie israeliane costituiscono un crimine di guerra. La gara è sponsorizzata dalla municipalità di Gerusalemme, la quale sta proseguendo come scelta politica nella graduale ‘pulizia etnica’ dei palestinesi attraverso la demolizione di case, espulsioni forzate e la revoca del diritto di residenza, e dalla Federazione Ciclistica Israeliana, che organizza e sponsorizza competizioni nei Territori Palestinesi Occupati. Tutto ciò non solo è in violazione del diritto internazionale, ma si riflette negativamente su una competizione che porta i nomi di due grandi campioni italiani, esempio di impegno umano e civile oltre che sportivo, che non avrebbero certo accettato di vedere lo sport e il ciclismo al servizio di chi viola i diritti umani. L’ICA è stata di recente oggetto di proteste e condanne da parte di partiti politici ed organizzazioni per i diritti umani alla Volta a la Comunitat Valenciana e alla Vuelta Ciclista a Andalucía a causa del suo sostegno alle colonie israeliane. A questo si aggiunge la decisione degli organizzatori del Giro d’Italia, di fare partire la corsa da Gerusalemme, in contemporanea con la inaccettabile presa di posizione del presidente Usa Trump per il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele. Corsa che vedrà di nuovo la partecipazione della squadra israeliana e dovrebbe essere un tributo a Bartali. Tale strumentalizzazione è inaccettabile: chi ha conosciuto il campione toscano, come Paolo Ceruti, tra i fondatori del museo del Ghisallo ed ex sindaco di Magreglio, lo afferma categoricamente: ‘Ho conosciuto Bartali, così lo strumentalizzano. Il Giro d’Italia in Israele umilia i palestinesi’. Tanti sono gli appelli da parte della società civile, di noti giuristi, di esponenti politici palestinesi e di europarlamentari a spostare la partenza del Giro d’Italia e di sanzionare la squadra e la federazione israeliane. Crediamo che il Gruppo Sportivo Emilia, in quanto organizzatore della Settimana internazionale Coppi Bartali, non possa ignorare questi fatti e auspichiamo quindi che si adoperi perché il ciclismo sia strumento di pace ed unione tra i popoli e non di propaganda e repressione. Per queste ragioni chiediamo al Gruppo Sportivo Emilia di revocare la partecipazione della squadra Israel Cycling Academy alla corsa. Chiediamo inoltre di unirvi alle decine di gruppi sportivi, di associazioni nazionali ed internazionali di difesa dei diritti umani nell’appello agli organizzatori del Giro d’Italia 2018 e alla Unione Ciclistica Internazionale perché sia spostata la partenza del Giro d’Italia da Israele”.