Acabnews Bologna

“Fermate la produzione!”

Si moltiplicano gli appelli a chiudere gli stabilimenti. Caute speranze, intanto, dal bollettino regionale di oggi sui contagi da coronavirus, con i ricoveri in terapia intensiva che per la prima volta non aumentano.

21 Marzo 2020 - 20:14

Sono 265, due in meno di ieri, i pazienti di Covid-19 ricoverati in terapia intensiva in Emilia-Romagna. Una piccola flessione che non denota un trend, ma resta una buona notizia. Continua comunque a crescere la disponibilità di posti letto nelle strutture ospedaliera, oggi 3.305 (+181), di cui 434 appunto di terapia intensiva.

Nelle ultime 24 ore rilevate sono stati otto i decessi e 58 i nuovi contagi nel territorio metropolitano (ieri erano stati 87), per un totale che arriva a 610, di cui 163 nell’imolese (+19).  In regione, a fronte di 24.620  campioni refertati, arriva a 6.705 il conteggio dei casi di positività (+737 contagiati in più, ieri erano stati 754). Ci sono stati 75 nuovi decessi, per un totale di  715. Le persone in isolamento a casa sono 2.863 (+372), mentre salgono a 329 (+90) le guarigioni, di cui 24 effettive.

Nelle altre province: 1.693 a Piacenza (+118), 1.014 a Parma (+35, ma ci sarebbe ancora un ritardo di refertazione), 977 a Reggio Emilia (+204), 906 a Modena (+139), 826 a Rimini (+69), 287 a Ravenna (+74), 269 a Forlì-Cesena (+19), 123 a Ferrara (+21 in più).

Proseguono intanto gli appelli a chiudere gli stabilimenti, quantomeno quelli che non producono beni essenziali. Until the revolution – Ecologia politica scrive: “Non solo l’estrattivismo e lo sfruttamento intensivo del pianeta stanno rendendo la Terra un luogo inospitale, ma ciò che lo ha reso tale continua ad andare avanti senza fermarsi. E quindi perché #restiamoacasa ma c’è chi è costretto ad andare a lavoro? Perché conta più il profitto della vita! Le persone muoiono per il guadagno delle industrie e i contagi aumentano per la necessità di far circolare le merci! Com’è possibile che non si possa passeggiare ma ci si possa ammassare ed esporre a mille rischi nei luoghi di lavoro, che ci si possa stipare in bus per andarci, che si possa andare in lungo e in largo per trasportare prodotti nelle aziende e nelle case? Come sempre si cerca di far ricadere la responsabilità esclusivamente sui comportamenti individuali, per distogliere l’attenzione e salvarsi la faccia, così da continuare la devastazione scellerata della vita sul nostro pianeta. La verità è che la sopravvivenza del capitalismo conta di più della sopravvivenza delle persone!”

Noi restiamo muove dalla vicenda dell’azienda produttrice di ventilatori polmonari di Valsmoggia che ha stipulato un contratto di fornitura con la Protezione Civile: “Vista l’enorme richiesta del prodotto, data dalla crisi sanitaria in cui ci troviamo, dovrà più che triplicare la produzione mensile. Il costo dell’aumento della produzione di questo servizio essenziale è stato però scaricato sui dipendenti, che si trovano costretti a turni massacranti anche di 15 ore al giorno. Questo per non assumere ulteriore personale, cosa che intaccherebbe i profitti, nonostante aumenteranno notevolmente a causa dell’enorme domanda del prodotto sanitario. La produzione nei settori essenziali dell’economia, come in questo caso, è costretta ad aumentare i ritmi, dovendo arrangiarsi in assenza di una pianificazione adeguata. Intanto però, la produzione non essenziale continuerà ad andare avanti, favorendo la diffusione del virus fra i lavoratori e tutte le persone con cui entreranno in contatto. Confindustria infatti si è quasi vantata nei giorni scorsi di aver permesso alla produzione industriale di continuare, in barba alla salute dei lavoratori e con previsioni di tutela sanitaria degli stessi assolutamente insufficienti”. Il collettivo osserva anche che “Fca e Ferrari hanno intrapreso trattative per contribuire alla produzione dei ventilatori insieme alla Siare”, ma “questo però è solo un tentativo di pulirsi la faccia, insomma un piccolo investimento per accreditarsi il marchio di benefattori, ma nel frattempo continueranno con la loro produzione abituale di automobili. Infatti le due case automobilistiche, costrette a prendere i provvedimenti sanitari adeguati, hanno disposto la chiusura degli stabilimenti solo per pochi giorni, dichiarando che la prossima settimana contano di riaprire i battenti, proprio nel pieno dell’epidemia! È evidente che nemmeno la pandemia ferma la fame di profitto delle aziende! Con Confindustria che piega il governo ai suoi voleri, si mantiene attiva la produzione non essenziale, senza curarsi di milioni di lavoratori esposti al contagio. Sono molte le aziende che fanno affari d’oro, sfruttando l’inadeguatezza e le falle del sistema sanitario nazionale (demolito da decenni d’austerità) e scaricando i costi sui lavoratori, obbligati a turni di lavoro da fabbrica ottocentesca. I morti puzzano ma il profitto (per loro) no!”.