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“Fermate i decreti attuativi”, in piazza contro la ‘Buona scuola’

Biciclettata dei docenti precari, poi manifestazione di sindacati di base, comitati e associazioni da piazza Santo Stefano alla sede dell’Uffiicio scolastico regionale contro gli “effetti distruttivi” della legge 107.

17 Marzo 2017 - 15:46

Il mondo della scuola torna a farsi sentire in occasione dello sciopero nazionale contro l’approvazione dei decreti attuativi della riforma Renzi e i suoi “effetti distruttivi”. Sindacati di base, comitati e associazioni si sono radunati questa mattina in piazza Santo Stefano, per poi partire in corteo: la manifestazione è sfilata sotto le Due torri fino a piazza Maggiore, per poi svoltare in via Indipendenza e raggiungere infine la sede dell’Ufficio scolastico regionale, in via de’ Castagnoli. L’iniziativa era stata anticipata da una biciclettata promossa dal Coordinamento dei precarie e delle precarie (“La buona scuola siamo noi! La scuola non è un’azienda!”), partita intorno alle 7,30 da piazza XX Settembre e passata dal liceo Sabin e per piazza Maggiore. Con lo sciopero si chiede di ritirare sia i decreti attuativi sia la legge sulla Buona scuola nel suo complesso. I Cobas lanciano l’allarme sugli insegnanti di sostegno, a cui viene “sottratta la certificazione delle ore di cui hanno bisogno i ragazzi”, e sull’Invalsi alle scuole medie, anticipato prima dell’esame finale, col rischio di diventare “di fatto un test d’ammissione” e di “escludere gli alunni disabili”. I Cobas sollevano anche il tema dei tre anni di apprendistato previsto per i nuovi insegnanti, di cui due con la possibilità di fare “supplenze sottopagate, togliendo cosi’ lavoro agli altri docenti”. C’è poi il contratto nazionale, che manca da sette anni: “Gli insegnanti hanno perso il 30% del potere d’acquisto e ci propongono 85 euro lordi medi, distribuiti su performance valutate non si sa come. Non ci va bene”. Per l’Usb gli insegnanti avranno “meno diritti”, sono previsti “ulteriori tagli per il personale Ata” e contributi per le scuole private, considerati “vergognosi e inaccettabili”. Bocciato dall’Usb anche il “riordino degli istituti professionali, con meno ore di cultura generale e specializzazione su mestieri specifici. Questo porterà la scuola a ulteriori divisioni e a essere sempre più classista”.